Quant’è grave la crisi? Un indice grossolano ma infallibile è dato dalle richieste di sussidio. Caccia difficile, di questi tempi, quando tutti gli stati “poveri” vanno tagliando proprio questa voce di spesa. Ma il “mercato comune” europeo ha creato anche quanlche discrepanza “positiva”, temporanea, certo, ma che viene sfruttata al meglio da chi deve ricorrere a questa estrema ancora di salvezza.
In Germania, uno dei pochi paesi in cui ancora resiste il sussidio generalizzato di disoccupazione di lungo corso, chiamano ‘Hartz IV’ quelli che ne usufruiscono. In testa alla classifica, per nazionalità, ci sono ovviamente i tedeschi, che giocano in casa. Ma tra gli stranieri, al secondo posto arriviamo noi: oltre 66 mila ‘Hartz IV’ sono, stando ai dati forniti dall’Agenzia federale del lavoro, italiani. Un numero che colloca chi arriva dall’Italia in cerca di una occupazione e poi si trova a dover far ricorso al welfare tedesco, al secondo posto dopo i polacchi (80 mila), e prima dei greci (43 mila).
Il dato si può incrociare con altri numeri interessanti: tanto per ripetere quanto sia attraente per i giovani dei paesi in crisi del Sud Europa la cosiddetta «locomotiva», nonostante il «raffreddore» dovuto alle attuali incertezze geopolitiche. La Germania si conferma il paese con una disoccupazione giovanile (sotto i 25 anni) inferiore alla media europea, il 7,8%. E in questa favorevole condizione del mercato, sempre più europei dell’est e del sud trovano impiego: nel giro di un anno, dal maggio 2013 al maggio 2014, il numero degli immigrati che, provenienti da Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e dai paesi dell’est, ha trovato lavoro sul suolo tedesco è salito a 1,25 milioni. L’anno precedente era 1,07 milioni.
A maggio, inoltre, 521.000 persone provenienti da Grecia, Portogallo, Italia e Spagna erano tenuti a una assicurazione sociale o impegnati in una piccola occupazione. Rispetto all’anno precedente questo dato – si legge in un rapporto dell’agenzia del lavoro – è aumentato sopra la media, e cioè del 7% (di 34 mila unità).
Per gli italiani che ancora non ce l’hanno fatta, c’è appunto Hartz IV. Il nome viene dall’economista che mise a punto il famoso pacchetto di riforme dell’agenda 2010 di Gerhard Schroeder, permettendo un’autentica svolta alla Germania: da paese con i salari più alti d’Europa a “mercato del lavoro duale”, condannando soprattutto i giovani alla precarietà dei “mini-job” )con salari da fame) ed, appunto, all’eventuale sussidio di disoccupazione se non riesci a trovare un lavoro schiavistico neanche in queste modo.
Il complesso sistema di nuove norme, entrato in vigore nel 2005, prevede fra l’altro che chi è disoccupato da più di un anno percepisca un sussidio statale, comunque vincolato alla ricerca del lavoro, pena il taglio dei fondi. Nel 2014 questa indennità è salita – per 6,1 milioni di residenti in Germania – da 382 a 391 euro per i single (le coppie ricevono 353 euro a testa).
Questa cifra niente affatto folle è comunque più di reddito zero; e molti sono emigrati in Germania contando su questa esile ciambella di salvataggio.
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