La finanza globale è questa roba qui. Certo, ci sono banche, istituti e società che esistono da anni, decenni o addirittura secoli. Certo, nella quasi totalità dei casi se chiedete indietro parte dei vostri soldi, potete riaverli. Ma i meccanismi di base sono gli stessi: dateci i vostri soldi, li faremo fruttare per voi.
Il detto popolare è speculare: ci vogliono i soldi, per fare i soldi. E anche un bel po’ di competenza, altrimenti trovi sempre il Gatto o la Volpe te li sfilano silenziosamente. Quindi, nella testa di tutti i componenti dell’immenso “parco bui” planetario, se hai qualcosa puoi sempre farlo lievitare in modo speculativo, ma ti devi affidare a qualcuno che ne sa più di te. Su questa porta si affollano Gatti e Volpi, ma siccome chi decide di varcarla ha stabilito con se stesso di essere incapace di combattere certe battaglie, si affiderà certamente a un Gatto una Volpe, incrociando le dita e sperando che gli vada bene.
Ma il problema della finanza globale non è la credulità popolare (pensate che in questo paese il 40,8% ha votato Renzi…), ma l’assenza di regole all’interno della stessa finanza. Capiamoci: non l’assenza in assoluto, semplicemente la mancanza di controlli per far sì che le regole scritte da qualche parte siano anche fatte rispettare.
Questa storia, che riprendiamo da IlSole24Ore, il giornale dei soldi – pardon, di Confindustria – chiarisce senza ombra di dubbio che di vere regole non ce ne sono. Sul piano globale.Tant’è vero che è possibile creare una società completamente fasulla, senza alcun indirizzo reale, senza autorizzazioni o licenze, senza titolari e/o responsabili penali-civili, che però rastrella soldi veri. Verissimi. Escono direttamente dalle vostre tasche, più veri di così non potrebbe essere….
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Truffa finanziaria mondiale: sparito un miliardo di dollari dei correntisti di Secure Investment
di Enrico Marro
«Goditi la vita. Noi pensiamo ai dettagli». È l’inebriante slogan che campeggiava sul sito di Secure Investment, nota piattaforma internazionale di trading online sul Forex, il mercato delle valute. Un piccolo colosso, che si vantava di avere più di 100mila clienti in 140 Paesi, per scambi giornalieri pari a oltre 4,8 miliardi di dollari. Ma Secure Investment non era una piattaforma di trading come le altre. A partire dai risultati che garantiva.
Perché preoccuparsi di comprare e vendere valute, spiegava la società, quando possiamo farlo noi per conto vostro facendovi guadagnare in media l’1% al giorno? Avete letto bene: l’1% al giorno, non l’1% al mese (come prometteva Bernard Madoff alle sue vittime, tra le quali Steven Spielberg e John Malkovich) o all’anno (come avviene per i sicurissimi conti di deposito). L’1% al giorno, quindi il 250% all’anno. Tecnicamente impossibile. Di più: fantascienza pura. Eppure i 100mila clienti della piattaforma di forex trading non sono stati sfiorati nemmeno dall’ombra del dubbio di essere finiti nell’ennesima, colossale truffa modello “schema Ponzi”, dal nome dell’italiano nato a Lugo che l’ha esportata in tutto il mondo.
Secure Investment, che vantava appunto un ritorno medio dell’1% giornaliero negli ultimi cinque anni (con un puntiglioso track record, naturalmente inventato di sana pianta), ha cominciato a puzzare all’inizio del 2014. Come sa bene Rajibuddin Mandal, 41enne medico di famiglia inglese, che aveva creduto alle promesse del finto forex broker versando 60mila dollari di risparmi sui conti intestati a società poi scopertasi fittizie in banche australiane e cipriote (ma ce n’erano anche in Polonia e Lettonia).
Le cose andavano alla grande per il medico di Birmingham. Dopo appena dieci mesi, come si leggeva nella sua area personale del sito secureinvestment.com, il conto era lievitato da 60mila a 245mila dollari. Ma quei soldi esistevano veramente? Ovviamente no. E infatti i problemi sono arrivati lo scorso marzo, quando Mandal (come ha raccontato lo stesso medico inglese a Bloomberg News) ha chiesto di ritirare parte del denaro.
«Bisogna che lei abbia pazienza», spiega una prima mail di Secure Investment citando problemi con l’U.S. Foreign Account Tax Compliance Act, una legge che riguarda i cittadini statunitensi e non il britannico Mandal. Il medico inglese insiste e una nuova mail lo rassicura: le manderemo i soldi in pochi giorni, grazie per la pazienza. Peccato che non arrivi nulla. Sempre più sospettoso, Mandel scrive una dura mail minacciando azioni legali. La risposta? «I nostri tecnici stanno lavorando su aggiornamenti di sistema, la nostra azienda si scusa per l’eventuale verificarsi di difetti temporanei». È il 30 aprile 2014.
Il giorno dopo, il ricco ed elaborato sito secureinvestment.com scompare nel nulla. Assieme al suo presunto Ceo e co-proprietario, Michael Sterling, un distinto professionista con elegante barba, completo scuro e cravatta rossa, che compariva sul sito in un video all’interno di moderni uffici in grattacieli di vetrocemento. Anche lui, ovviamente, finto. Il vero Sterling si è scoperto infatti essere un attore del Tennessee, tale Al Eddy, pagato un’elemosina di 20 dollari per il video di 80 secondi in cui impersonava il Ceo di Secure.
Finti anche i 54 testimonials della società, apparentemente gente comune che nei video caricati su secureinvestment.com raccontavano di come erano diventati ricchi e felici grazie alla società di forex trading. Tutti attori anche loro. Rintracciato in Florida, uno dei figuranti si è scusato dicendo che per lui è normale che gli attori mentano per vivere. Un colossale Truman Show per rubare soldi, insomma. Quello che purtroppo è reale è il miliardo di dollari che si stima sia stato versato da decine di migliaia di clienti di cinque continenti alla società di trading. E che è svanito nel nulla.
Che tutto questo sia accaduto nell’era della finanza iper-regolamentata è incredibile. A tutt’oggi non si è nemmeno capito dov’era la sede di Secure Investment. C’erano call center con numeri verdi in Australia, Canada, Gran Bretagna, Hong Kong e Stati Uniti. I conti attraverso i quali veniva alimentata Secure dai suoi sfortunati clienti erano intestati a presunte società satelliti con sedi nel Belize e nelle Isole Vergini britanniche. Ma la dura realtà è che probabilmente Secure non aveva una sede. Non l’ha mai avuta.
«È a Panama, ecco l’indirizzo». Su richiesta di alcuni clienti, il contact center aveva dichiarato che il quartier generale dell’azienda era nel piccolo Stato dello Stretto. Ma già nel luglio 2013 la società di vigilanza panamense sulla finanza, la Smw, aveva avvertito che Secure Investment non era mai stata autorizzata al trading valutario. Non sono state rilasciate licenze, si leggeva sul sito dell’autorità di Panama, e l’indirizzo degli uffici di Panama City che Secure Investment spaccia come sede è inventato di sana pianta. Ma migliaia di clienti non l’hanno mai saputo, o forse non l’hanno mai voluto sapere, continuando a credere nel sogno della fabbrica di soldi che ti fa godere la vita. Un sogno diventato ora un terribile incubo.
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