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Il Sud pesa la metà del Nord

Lo scarto tra Nord e Sud è infinito, e ogni gita di Salvini non fa che approfondirlo anche sul piano politico e umorale.

Stamattina l’Istat ha diffuso i dati sui conti regionali e non ci sono buone notizie (anche se Renzi ce le potrebbe sempre trovare). Nel 2013 il Pil per abitante risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, a 31,4 mila euro nel Nord-est e a 29,4 mila euro nel Centro. Sotto la linea del Garigliano, però, il quadro diventa decisamente peggiore: il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un differenziale negativo molto ampio. Il suo livello è inferiore del 45,8% a quello del Centro-Nord.

Meno della metà, record assoluto negativo, dramma nazionale… Ci si potrebbe sforzare a lungo di trovare la frase giusta, ma il problema di cambiare la situazione non sta nella testa di nessun governante.

La spesa per consumi finali delle famiglie risulta del resto pari a 18,3 mila euro per abitante nel Centro-Nord e a 12,5 mila euro nel Mezzogiorno. Lo scarto è qui leggermente minore, perché i consumi primari sono grosso modo identici per tutti e non si può comprimerli oltre misura. I “sacrifici” si fanno sul “superfluo” (abbigliamento, auto nuove, ecc).

Lazio e Sicilia sono le regioni più terziarizzate, in termini di incidenza settoriale del valore aggiunto, mentre Basilicata ed Emilia Romagna sono quelle a maggiore propensione agricola e industriale.

Nel 2012 Milano è la provincia con i più elevati livelli di valore aggiunto per abitante prodotto, pari a 46,6 mila euro; seguono Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4 mila euro.

Le province con i più bassi livelli di valore aggiunto per abitante prodotto sono Medio Campidano (Sardegna) e Agrigento, con circa 12 mila euro, e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia con meno di 13 mila euro.

Il contributo dei servizi finanziari, immobiliari e professionali al valore aggiunto provinciale è prevalente nelle province di Milano, Roma e Trieste. Il contributo dell’industria primeggia in molte province del Nord-est e in particolare in quella di Modena.

Tra il 2011 e il 2013 la Lombardia e il Trentino Alto Adige ottengono le uniche performance occupazionali positive, mentre Calabria e il Molise le cadute più ampie (-8% circa in termini di numero di occupati).

 Il rapporto completo dell’Istat:

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