Menu

Portorico dà il via alla procedura di default

Ormai tutti la chiamano “la Grecia d’america”. E non è un complimento per l’isola di Portorico, formalmente indipendente ma totalmente dipendente dagli Stati Uniti, di cui hanno adottato anche la moneta, oltre ad ospitare basi militari costruite per blindare il bloqueo contro Cuba.

Come la Grecia, infatti, Portorico è tecnicamente insolvente, ma ha 72 miliardi di bond da restituire nel giro di pochi anni. E ieri ha dato il via alla possibile procedura di default saltanto la restitituzione – appena 58 milioni – per titoli di stato arrivati a scadenza.

Si potrebbe pensare che siccome è una piccola cifra, allora il problema non è poi così grave. In realtà è il contrario. Se non ce la fai a ripagare neanche “gli spiccioli”, alora vuol dire che se messo veramente male. Come uno che non può più pagare un cafè al bar…

Ufficialmente si parla di «gravi preoccupazioni sulla liquidità». Ma il problema non sta nella disponibilità di liquidi. Una cifra del genere, infatti, sarebbe facilmente reperibile sui mercati (naturalmente Portorico non può stampare da sola dollari), se lo staterello fosse considerato “solvibile”. La differenza è netta e ve la illustriamo con un esempio banale: se devi comprare una macchina e non hai i liquidi nel conto, la prendi a rate (tecnicamente: te li fai prestare). Ma se oltre ai soldi liquidi non hai neanche un reddito sicuro, alora nessuna finanziaria te li presta perché sei tecnicamente insolvibile. Insomma: non li puoi restituire.

Naturalmente questa mancata restituzione è solo la prima di una serie, per cifre ben più ampie. Quel poco di liquidità ancora nelle casse del governo guidato  da Alejandro Garcia Padilla viene usato, con parsimonia, per i servizi minimi essenziali dell’attività amministrativa.

Come per la Grecia, dunque, si verificano contemporaneamente due fenomeni: la fuga degli investitori e l’apertura di una trattativa con i creditori per ristrutturare il debito. Ossia tagliarlo.

Il gioco è complicato anche per Portorico, anche se lì la Troika non pò intervenire. L’isola infatti non è uno stato federato con gli Usa (al pari di altri stati o città in default, come la California o Detroit), e quindi non può accedere al Chapter 9 (l’equivalente del Chapter 11 per le società private), ovvero alla protezione dai creditori (una sorta di amministrazione controllata).

Si annunciano dunque forti perdite per i creditori, quasi sempre fondi pensione statunitensi.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *