Bloomberg descrive la situazione della ricca Germania, in cui i sindacati, dopo decenni di compressione salariale a danno dei lavoratori tedeschi (e di tutti gli europei), chiedono aumenti di paga e meno ore di lavoro. La beffa è che le aziende sostengono di non poter ridurre le ore di lavoro… perché hanno troppa domanda e poca disoccupazione (dunque non troverebbero forza lavoro sufficiente da impiegare).
(Non si illuda, comunque, chi spera che siano i sindacati tedeschi a riscattare i lavoratori italiani: le pretese di quei sindacati verso i loro capitalisti sono strettamente condizionate – e secondarie – alla “buona prestazione” dell’economia, ossia all’imprescindibile surplus commerciale tedesco.)
di Carolynn Look e Christoph Rauwald, 31 gennaio 2018
I lavoratori e i giganti industriali, dalla Siemens a Daimler, stanno affrontando un crescente conflitto con una serie di giornate di sciopero in tutta la Germania, che secondo gli imprenditori starebbero danneggiando seriamente l’attività produttiva.
Le trattative salariali avviate dal sindacato IG Metall, che rappresenta circa 3,9 milioni di lavoratori e che dall’inizio di quest’anno già ha portato in piazza quasi un milione di persone, sono culminate la scorsa settimana in una sessione di colloqui tesa e comunque inconcludente, durata 16 ore.
I lavoratori tedeschi, dalle regioni costiere del Nord alle roccaforti bavaresi del Sud, hanno sfoderato le loro armi per alzare la posta in gioco. Aziende come la Thyssenkrupp e la Siemens sono state coinvolte nelle trattative di mercoledì, mentre gli scioperi iniziati a Berlino nella giornata di venerdì colpiscono la BMW e l’unità Mercedes della Daimler. In tutto il territorio della più grande economia europea si prevedono blocchi della produzione in oltre 250 aziende nel corso di tre giorni.
Il sindacato IG Metall ha detto che l’ondata di scioperi ha già colpito più di 80 aziende, per un totale di 68.000 lavoratori nel corso del pomeriggio di mercoledì.
“Questo causerà grossi danni, perché coinvolge tutte le aziende nella catena delle forniture“, ha detto Oliver Zander, direttore generale del gruppo imprenditoriale Gesamtmetall.
L’ultima tornata di colloqui è stata la quinta che si è conclusa senza un accordo, e le trattative non riprenderanno fino a che gli scioperi non saranno finiti. Reso più determinato dalla forte prestazione dell’economia tedesca, il sindacato IG Metall si sta battendo per un aumento dei salari del 6 percento nel corso di 12 mesi per i lavoratori dei settori dei prodotti metallici e dell’ingegneria elettrica, ma anche per sovvenzioni a coloro che riducono i propri orari di lavoro per potersi prendere cura dei figli o dei membri anziani della famiglia.
Davvero molto arrabbiati
Gli imprenditori hanno detto che si potrebbe trovare un accordo per un aumento di 6,8 punti percentuali nel corso di 27 mesi, ma hanno insistito che le sovvenzioni ai lavoratori a orario ridotto discriminerebbero quelli che hanno già dei contratti flessibili e non ricevono alcuna sovvenzione.
“I lavoratori sono davvero molto arrabbiati a causa delle tattiche negoziali degli imprenditori“, ha detto Joerg Koehlinger, un leader regionale del sindacato IG Metall, alla televisione ZDF questo mercoledì. “Tutti possono vedere quanto sia buona la situazione economica, per cui vogliamo degli aumenti salariali significativi e degli orari di lavoro adeguati alla vita delle persone“.
Mercoledì un gruppo imprenditoriale bavarese ha detto che avrebbe sporto denuncia presso un tribunale di Monaco per fermare l’arresto degli impianti e per chiedere un risarcimento.
“Cerchiamo ancora un compromesso“, ha detto il consigliere delegato del gruppo, Bertram Brossardt, in una dichiarazione via email. “Causare gravi danni alle aziende e all’intera economia con queste intere giornate di sciopero è una cosa controproducente e irresponsabile“.
Per leggere ulteriori dettagli sulle trattative salariali in Germania, si veda qui.
I responsabili politici, dai banchieri centrali ai funzionari del governo, stanno monitorando attentamente le trattative per i contratti collettivi. Al di là dei danni causati dalle interruzioni della produzione, gli economisti sono preoccupati per gli effetti a lungo termine della stagnazione dei salari. Se la regione più prospera del paese non aumenta in modo significativo i salari, gli altri paesi si troveranno di fronte a sfide ben più dure. Questo complicherebbe anche gli sforzi della Banca Centrale Europea per spingere l’inflazione e prima o poi porre fine alle misure di stimolo.
Un ostacolo per le aziende tedesche è che sono già alle prese con un mercato del lavoro rigido, che rende difficile acconsentire alle richieste dei lavoratori per più tempo libero.
I dati sulla disoccupazione pubblicati mercoledì confermano questa situazione. Il tasso di disoccupazione è sceso a un record minimo di 5,4 punti percentuali corretti su base stagionale. I numeri non corretti su base stagionale mostrano che ci sono ancora meno persone disoccupate, durante questo periodo invernale, di quante ce ne fossero di solito.
Con livelli di produzione manufatturiera vicini ai massimi da due decenni a questa parte, e con gli ordini che vanno a gonfie vele, qualsiasi rallentamento della produzione potrebbe avere serie ripercussioni.
traduzione di Henry Tougha per http://vocidallestero.it/
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