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Il governo sulla manovra economica: “faremo tutti contenti”

Non sfideremo l’Europa sui conti”. Ad affermarlo è il vicepremier Luigi Di Maio al termine del vertice della maggioranza di governo. Dato il colpo al cerchio, a dare il colpo alla botte è il Presidente del Consiglio Conte secondo cui “Il nostro obiettivo è decidere come spendere al meglio le tasse degli italiani e vedere come tagliarle, tutto a favore della vita dei cittadini”. Il governo, secondo Conte lavora “a riforme strutturali a favore della competitività del sistema-paese che saranno parte qualificante del Piano nazionale Riforme e, quindi, parte integrante della manovra economica”.

Una doppia dichiarazione che vorrebbe rassicurare sia i mercati finanziari e l’Unione Europea sia gli elettori che hanno affidato le loro aspettative di miglioramento delle proprie condizioni di vita alle attuali forze di governo. Una impresa fino ad oggi rivelatasi impossibile, anzi del tutto sbilanciata a favore dei primi, anche perché l’obbligo del pareggio di bilancio imposto con l’art.81 in Costituzione su input della Bce, funziona come una sorta di tagliola su ogni incremento di spesa pubblica che non abbia “le coperture finanziarie”.

Come sarà allora possibile far quadrare questo cerchio maledetto? Secondo Di Maio nella manovra “deve esserci il reddito di cittadinanza, il superamento della Fornero e gli aiuti alle imprese con gli sgravi fiscali” ribadendo che reddito di cittadinanza e flat tax “non sono alternativi”. Non solo: la legge di Stabilità che dovrà essere varata nei prossimi mesi dopo il via libera di Bruxelles “farà tornare il sorriso ai cittadini”, “terrà i conti in ordine”, ma “sarà coraggiosa”.

Anche l’onnipresente e invasivo Salvini ha detto la sua con una iperbole che usa come metafora (sic!) la nave Acquarius rimasta bloccata per giorni nel Mediterraneo con centinaia di profughi e oggetto nei mesi scorsi di un braccio di ferro con l’Unione Europea: “Il modello Aquarius” ha affermato il ministro dell’Interno “sarà traslato esattamente anche in materia economica , rispettando quanto promesso agli italiani”. E anche in questo caso giù con l’elenco delle promesse fatte agli elettori: “In questa manovra che sarà rispettosa di tutti i vincoli e le regole, ci sarà l’avvio dello smontaggio della legge Fornero, l’avvio della riduzione fiscale, la pace fiscale, l’avvio del reddito di cittadinanza, la semplificazione burocratica che le imprese aspettano da anni. Stiamo valutando tempi, costi e anni ma sicuramente l’anno prossimo alcuni milioni di italiani saranno più soddisfatti di quest’anno”. E’ doveroso sottolineare come la premessa alle promesse elencate da Salvini era che gli italiani sanno che “il governo non moltiplicherà i pani e i pesci”.

La sicurezza, o forse la sicumera, dell’esposizione pubblica dei maggiori esponenti del “governo a tre” da un lato produce un doveroso scetticismo, dall’altro non può che far nascere un altrettanto doveroso interrogativo. Vuoi vedere che questi hanno trovato la quadratura del cerchio? Che c’erano le soluzioni e i governi precedenti le hanno negate, omesse, rimosse?

La risposta al secondo dovrà attendere i fatti, cioè i contenuti della Legge di Stabilità. Lì ci saranno le priorità, i numeri, le conseguenze fattuali delle scelte nei capitoli di spesa e di tagli nella spesa pubblica e sociale. Da questi si dipanerà la matassa che ci dirà qual’è la natura “di classe” della prossima Legge di Stabilità e dunque del governo che l’ha prodotta e mediata con Bruxelles.

Sul primo invece (il doveroso scetticismo) occorre fare una ginnastica specifica. E’ possibile coniugare in un bilancio dello Stato vincolato dall’art.81 e dai parametri di Maastricht politiche espansive e politiche di rigore? Fino ad oggi non c’è riuscito nessuno, neanche il primo governo di Syriza in Grecia, contro il quale è arrivato dritto come un maglio tutto l’armamentario dell’Unione Europea che tale scopo aveva anche costituito un gruppo speciale: la troika.

Forse ci sta riuscendo, ma in condizioni strutturali assai diverse, il Portogallo. Non ci risulta però che qualche delegazione del governo italiano – fino ad oggi – si sia recata nella piacevolissima Lisbona per vedere come stanno lavorando.

Allora come sarà possibile che in una stessa legge di bilancio in Italia ci siano le limitazioni per rispettare i vincoli europei, le risorse per riempire il buco nelle entrate fiscali (flat tax) e quelle per finanziare il reddito di cittadinanza, le risorse per smontare la Legge Fornero e quelle per continuare a dare i soldi alle imprese?

O la Banca d’Italia in tutta segretezza ha ricominciato a stampare banconote all’insaputa della Bce, oppure tutti i conti tra entrate e uscite dovranno essere a somma zero. Praticamente i soldi devono essere spostati da un capitolo all’altro, tagliando sull’uno per essere destinati ad un altro, mantenendo così il pareggio di bilancio.

Può accadere che la riorganizzazione pensionistica alla fine venga finanziata dagli stessi lavoratori che devono andare o sono già in pensione (sai che allegrezza, ndr), modificando magari un po’ di scadenze in uscita ma non la retribuzione percepita, anzi, magari alla fine potrebbe essere peggio della stessa Fornero. Può essere che verranno sacrificate parte delle pensioni “assistenziali” nel Meridione e reperire così le risorse per finanziare le “pensioni di anzianità” nel Nord.

Può essere che il trickle down (lo sgocciolamento) dalla maggiore ricchezza assicurata ai più ricchi dalla flat tax si preveda essere più generoso di quanto umanamente prevedibile. Ma per sgocciolare verso il basso occorre che ai ricchi venga prima riempita la tazza fino all’orlo. Sarebbe un modo diverso – e anche più perverso – di ripresentarsi alla gente con la famigerata “politica dei due tempi”: prima i sacrifici e poi i benefici. Peccato che nella storia recente – praticamente dal 1976 in poi –  i lavoratori e i disoccupati di questo film abbiano sempre visto solo il primo tempo. Sul secondo si è sempre rotto il proiettore nell’intervallo.

Per ora fermiamo le macchine qui, perché stiamo discettando sulla base delle concrete esperienze passate e di congetture sul prossimo futuro. Ma la verifica dovrà attendere solo tre mesi. A novembre sapremo se il governo ha trovato la strada per moltiplicare i pani e i pesci oppure se potrà essere inserito nella lista dei bloody lears, i mentitori sanguinari denunciati dai minatori britannici che lottarono contro la Thatcher.

 

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