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Stati Uniti “irritati” con l’Italia per gli accordi con la Cina sulla “Via della Seta”

L’Italia potrebbe diventare il primo paese e europeo e membro del G7 a firmare un accordo con la Cina nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road o “Via della Seta”, l’ambizioso progetto di investimenti strategici voluto da Pechino. Ad anticiparlo è stato il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci in un’intervista rilasciata al Financial Times, in preparazione della visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping prevista per il prossimo 22 marzo. “Il negoziato non è ancora finito, ma è possibile che venga concluso in tempo per la visita” di Xi, ha spiegato Geraci

Ma la posizione italiana sta provocando seria irritazione a Washington. “Continuiamo a sollecitare l’Italia ad esaminare attentamente gli accordi commerciali e gli investimenti per garantire che siano economicamente sostenibili, che si ispirino ai principi del libero mercato di apertura ed equo accesso, e che rispettino la sovranità e il ruolo della legge”, questo è quanto una fonte del Dipartimento di Stato Usa ha fatto trapelare all’ANSA in merito all’ipotesi che l’Italia possa fare da apripista tra i paesi del G7 all’iniziativa cinese. “Rimaniamo preoccupati per l’opacità e la sostenibilità degli accordi per la Belt and Road Initiative (Bri)”, ha affermato una fonte del dipartimento di Stato.

Non dobbiamo evitare di discutere le vere sfide che la Bri presenta nella sua attuale forma opaca e sbilanciata, o il fatto che la Bri abbracci una serie differente di standard e di principi”. “Inoltre – ha aggiunto la fonte del Dipartimento di Stato Usa – quando sono coinvolti attori statali gli investimenti possono essere usati per far avanzare obiettivi strategici”. I progetti cinesi prevedono investimenti per circa 900 miliardi di dollari nei prossimi 5-10 anni; di cui 502 miliardi in 62 Paesi entro il 2021.

Più pesante è stata però un altro apparato dell’amministrazione statunitense, quello guidato dal superfalco John Bolton. Funzionari americani, ha fatto sapere Garrett Marquis, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa al Financial Times, hanno già sollevato preoccupazioni sugli effetti che il progetto della Via della Seta può avere e hanno invitato “tutti gli alleati e partner, compresa l’Italia, a spingere la Cina a portare i suoi sforzi di investimento globale entro standard internazionali accettati e migliori pratiche. Questa adesione potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale dell’Italia nel lungo periodo”. Marquis ha infine confermato al Financial Times che gli Stati Uniti hanno fatto pressione sugli alleati, inclusa l’Italia, affinché non contribuiscano alla “diplomazia cinese delle infrastrutture” che secondo Washington può essere destabilizzante….. per i loro interessi strategici, aggiungiamo noi.

P.s. A queste pressioni ha risposto a stretto giro  il ministro degli esteri cinese, Wang Yi: “L’Italia è un paese indipendente e la Cina confida che possa attenersi alla decisione presa in modo indipendente”, dopo la firma degli accordi per la Via della Seta. Del resto, ha ricordato, “storicamente l’Italia è stata una fermata sulla Via della Seta”.

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