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L’emergenza economica del paese non è il Made in Italy, ma la domanda interna

Ieri l’Istat ha comunicato i conti trimestrali del periodo ottobre dicembre 2019. Due considerazioni. L’apporto delle scorte è stato negativo sul Pil per una cifra di 0.7%, che è veramente molto.

E’ praticamente da due anni che le scorte diminuiscono e danno un contributo negativo al Pil. In un contesto di record delle esportazioni come si è visto nell’anno 2019, vuol dire che gli operatori economici che lavorano per il mercato interno svuotano i magazzini e campano alla giornata, simbolo dell’asfissia assoluta del mercato interno.

Ecco perché riteniamo nuovamente fuori luogo questo proiettarsi sul Made in Italy all’estero. Con il crollo del commercio mondiale nei prossimi mesi ci sarà poco da fare. C’è da dire che prima dell’emergenza, a gennaio, le esportazioni extra europee erano cresciute del 5.2% mese su mese e del 4.4% anno su anno, continuava dunque la marcia verso i mercati esteri come simbolo del mercantilismo basato su bassi salari.

Se l’apporto delle scorte è stato negativo nell’ultimo trimestre addirittura per lo 0.7% sul pil vuol dire che vi è necessità assoluta di rianimare dopo 26 anni la domanda interna, a partire dal centro sud.

Lo si fa con gli investimenti programmati a luglio, pari a 50 mliardi di euro e notificati con decreto del Cipe il 26 gennaio scorso, con la reflazione salariale, con la ripubblicizzazione dei servizi pubblici, con il potenziamento della sanità – che non può essere paragonata ad una azienda di famiglia, come dicono i liberisti – con l’istruzione e con la concentrazione dei fondi europei in un contesto di macroarea e non parcellizzazione regionalistica, o in ambito provinciale, come avviene oggi.

Un’altra considerazione. Nel periodo analizzato dall’Istat, il ministro dell’economia non ha fatto nulla per fronteggiare la recessione in arrivo. E’ chiaramente inadeguato e non ha strumenti economici per analizzare. Far parte dell’establishment dell’Unione Europea non garantisce affatto competenza, anzi. Difatti, con lui ministro, la spesa delle amministrazioni pubbliche è scesa dello 0.1% trimestre su trimestre e del 0.4% anno su anno; e questo in un contesto di forte aumento delle entrate tributarie.

Cosa stava aspettando il ministro: mettere fieno in cascina per finanziare il Mes nei prossimi mesi, per caso? Perché non ha speso quanto almeno il tasso di inflazione, pari allo 0.6%? Dove erano i deputati grillini che si occupano solo di vitalizi e taglio parlamentari? Cosa facevano i sottosegretari all’economia grillini? Erano spaventati dalla presunta competenza dei piddini?

Che si diano strumenti di analisi, studino e non si facciano più fregare. Qui la popolazione è allo stremo.

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