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La fuga dei cervelli. La ricerca ridotta a nicchia per enti privati

Secondo i dati diffusi dall’European Research Center (Erc) e ripresi da Il Sole 24 Ore, su 327 vincitori dei finanziamenti per la ricerca scientifica “Consolidator grant”, ben 47 sono italiani, una quota che posiziona i ricercatori italiani al primo posto per nazionalità.

Ma solo 17 di questi operano in Italia per le loro ricerche, la maggior parte lo fanno all’estero. Il che fa scendere al nono posto per attrattività i laboratori scientifici italiani. Significativo il fatto che anche i ricercatori in Italia che hanno ricevuto il premio non operano nella ricerca pubblica ma in istituzioni private o, di fatto, privatizzate.

Infatti due sono dell’Università Bocconi e altri due dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (Itt), il quale è formalmente pubblico, ma nei fatti è gestito da una fondazione che segue le regole del diritto privato, diversamente dal Cnr o dalle università che fanno riferimento al diritto pubblico.

I risultati del Consolidator grant dell’European Research Center sono riservati agli studiosi che hanno almeno 7 anni di attività dopo il dottorato e vogliono consolidare i loro studi. Ma questi risultati confermano, drammaticamente che la fuga di cervelli dall’Italia  non si è affatto arrestata.

Sui 655 milioni di euro distribuiti dall’European research center tra 327 ricercatori in tutta Europa (di 39 nazionalità diverse) quelli italiani ne hanno ottenuti 47, posizionandosi davanti a tedeschi e  francesi. Ma al contrario dell’Italia, i paesi del centro e nord Europa si confermano come quelli che hanno un maggiore numero di ricercatori ospitati al loro interno (50 in Germania, 34 in Francia, l’Italia solo 17).

I ricercatori italiani all’Itt di Genova Barbara Mazzolai e Andrea Toma, riceveranno un finanziamento di circa 2 milioni di euro per i prossimi 5 anni. La Mazzolai – a suo tempo coordinatrice del progetto che ha dato vita al primo robot pianta al mondo (il Plantoide) – punta ora a implementare la wood wide web, ovvero rete micorrizica: è una rete di comunicazione e di recupero delle sostanze nutritive presente tra le radici, in cui i funghi giocano un ruolo chiave.

Toma, invece, scommette su una nuova tecnologia in grado di sfruttare la fotocatalisi per generare energia rinnovabile a partire dalla scissione dell’acqua. E aprire, si spera, nuove prospettive nella produzione di idrogeno.

I ricercatori della Bocconi, Alessia Melegaro e Francesco Decarolis, hanno visto premiato, rispettivamente, un progetto di ricerca che si occupa del rapporto tra comportamenti umani, adesione ai vaccini e diffusione dei virus, e un altro di aspetti concorrenziali delle piattaforme digitali.

In un recente documento dedicato proprio alla fuga dei cervelli , la rete universitaria Noi Restiamo scrive che “L’alta formazione italiana e, più in generale, dei paesi del sud Europa è infatti diventata un bacino di forza lavoro altamente qualificata e a basso prezzo da cui i paesi core europei possono attingere a loro piacimento per mandare avanti le loro economie”.

Un’ulteriore dimostrazione di questa trasformazione sono, ad esempio, le Marie Curie Action, una forma di finanziamenti alla ricerca elargito dall’UE, che, con la scusa di fornire ai ricercatori l’abilità e l’esperienza internazionale necessarie per avere una carriera di successo, mira invece a mandare i ricercatori all’estero durante la loro formazione e ad inserirli nelle reti di relazioni internazionali dell’economia dei paesi a capitalismo forte dell’Unione Europea.

Le maggiori destinazioni dell’emigrazione qualificata italiana in Europa sono infatti il Regno Unito, con il 44,7%, l’Austria con il 40,6%, la Francia, con il 36%, e la Germania con il 24%.

A differenza dei paesi sopra citati, dove il saldo tra i ricercatori che entrano e quelli che se ne vanno è o positivo o tutt’al più in pari, in Italia perdiamo il 13,2% dei nostri ricercatori, mentre ne riusciamo ad attrarre solo il 3%.

Per il prossimo 18 dicembre gli studenti universitari hanno lanciato una giornata di mobilitazione anche per denunciare come siano cresciuti del 44% i finanziamenti alle università private. Come dire: ragazzi fate le valigie!

 

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1 Commento


  • T.S.

    Compagni, l’acronimo dell’Istituto Italiano di Tecnologia è IIT non ITT.
    A presto,

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