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La bolla speculativa della Cannabis nelle Borse

Che anche le droghe abbiano il loro mercato azionistico e le proprie bolle speculative non deve sorprendere. Certo non tutti i derivati degli oppiacei e delle piante di canapa sono commerciabili come altri prodotti. In moltissimi Stati (tranne Olanda, Uruguay, Canada e qualche stato Usa) sono illegali e con grandissimi vantaggi per le mafie e il narcotraffico.

Il Sole 24 Ore segnala un recente rapporto curato da Zion market Research, che ha stimato in 13,48 miliardi di dollari la domanda di cannabis a livello globale. La stima è che il fatturato possa crescere del 30% l’anno fino al 2026 arrivando a quota 87,7 miliardi di dollari.

Se questi sono i numeri, ci comprende bene come ogni prodotto sul mercato abbia i suoi assetti proprietari e le sue derivazioni finanziarie. Pochi sanno che nel 2018 abbiamo assistito nelle Borse all’esplosione di una bolla speculativa sulla Cannabis che ha portato i titoli legati ad essa a perdere il loro valore fino al 70%.

Ma i questi giorni ha fatto rumore la notizia della fusione tra due delle maggiori società del settore: la Aphria e la Tilray, rispettivamente quinto e undicesimo titolo del comparto per giro d’affari. Il valore di mercato post-fusione dovrebbe attestarsi intorno 3,8 miliardi di dollari Usa.

L’operazione sarà realizzata interamente tramite scambio di azioni e darà vita alla quinta azienda mondiale del comparto della Cannabis per capitalizzazione e la seconda per giro d’affari. La nuova società manterrà il nome Tilray.

Inutile dire che alla notizia della fusione, il titolo della Tilray ha avuto un balzo nella crescita del 23% ed occorre sapere che questa società è quotata addirittura al Nasdaq cioè la Borsa tecnologica di Wall Street.

Sensibili come tutti i prodotti scambiati nelle Borse, anche la Cannabis è sensibile ai cambiamenti politici.

La Cannabis resta ancora illegale in tutto il mondo con poche eccezioni (Canada, Paesi Bassi e Uruguay), ma è anche vero che le proprietà terapeutiche scoperte in questi anni, hanno spinto alcuni governi – compresa l’ Italia – ad allentare un po’ le maglie della legislazione e consentirne la parziale commercializzazione.

Né più né meno che come su altri beni naturali, i gruppi d’affari “legali” ci stanno mettendo occhi, mani e profitti. Se c’è domanda deve necessariamente esserci offerta, ma esclusivamente privata ovviamente.

Le migliori azioni sulla Cannabis vengono intermediate su piattaforme come Forex tb o Plus 500.

In questi anni intorno alla Cannabis è venuta crescendo un’industria piuttosto fiorente. In particolare in Canada e Stati Uniti dove si contano già più di 400 società quotate per un valore di mercato di oltre 56 miliardi di dollari.

Come noto, solo pochissimi paesi e alcuni stati Usa hanno legalizzato la Cannabis, ma la scommessa di azionisti e investitoti è che adesso, con il cambio dell’amministrazione previdenziale alla Casa Bianca, possa arrivare la legalizzazione negli Stati Uniti a livello federale.

E a quel punto è facile prevedere che un consistente giro d’affari legale e il semaforo verde da parte degli Usa, potrebbero imprimere la svolta sulla legalizzazione della Cannabis, che a quel punto diventerebbe nè più nè meno come i tabacchi e gli alcolici. Con la sola differenza del suo possibile uso terapeutico, cosa che negli altri due settori non è stata mai fin qui verificata, se non per quel bicchiere di vino rosso al giorno ( ma uno e in un intero giorno, ndr) che sembra far bene al sistema cardiovascolare… e all’umore.

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