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I retroscena dell'”attacco al Dollaro” da parte di Russia e Cina

Secondo un’inchiesta circostanziata del New York Times, Cina e Russia avrebbero infiltrato il mondo degli artisti NTF (Nifty) per sovvertire la supremazia del dollaro come moneta internazionale di riferimento.

Se la notizia fosse vera – non voglio farla lunga – si tratterebbe di un atto ostile, di un vero e proprio atto di guerra. Scott Galloway, professore di marketing alla New York University, sentito appunto dal NYT, sospetta che il mercato dell’Arte Nifty sia il cavallo di troia per far entrare le cripto-valute negli scambi minuti («Galloway suspects that NFTs could hasten the mass adoption of cryptocurrencies in everyday lifes»).

Questa manovra, dice Clive Thompson (autore dell’inchiesta), preoccupa non poco Scott Galloway. Il Prof crede davvero che se il dollaro dovesse perdere il suo ruolo centrale, gli Stati Uniti, in quanto detentori della principale valuta globale, rischierebbero di uscirne con le ossa rotta, facendo la gioia della Cina e della Russia, e di quel sottobosco di hacker e criminali che in altri contesti (vedi vicenda Colonial) il NYTimes abbina sempre a Russia e Cina («If national currencies truly atrophy, he fears, the United States, as the holder of the main global currency, stands to lose the most, something that would please rivals like China and Russia as well as money launderers and criminals.»).

La moneta non è un fiume su cui si trasportano le cose commerciabili. Le monete si urtano, sono fra loro ostili. La ratio tra di esse provoca senza posa vivaci movimenti. Monete forti si abbattono su monete deboli, come il ricco sul povero.

Approfittare di questo gioco, a seconda che si paghi o si riceva, non è dato a tutti, non è mai stato dato a tutti, dice Braudel, uno dei più grandi storici dell’economia, ma solo ai privilegiati. La moneta è una cabala intesa da poche persone. E naturalmente coloro che se ne intendono ne approfittano.

In genere, i detentori di moneta forte effettuano un prelievo automatico sull’insieme dell’economia mondiale. In ogni caso, dice Braudel, la storia ci mostra che la moneta non è quel flusso neutro di cui gli economisti ancora parlano. La moneta, meraviglia dello scambio, sì, ma anche inganno al servizio del privilegio.

Il privilegio oggi sta dalla «parte» del dollaro. Ma questa parte non è un monoblocco che si oppone ad un altro o ad altri blocchi, come raccontano al NYT. È possibile che l’attacco al dollaro arrivi dall’interno, che il fuoco sia fuoco amico.

Detto ciò, il giornalista che scrive sul NYT ha portato a sostegno della tesi diversi fatti, ha intervistato molti artisti e tantissimi addetti ai lavori, ha riproposto sul giornale alcune opere Nifty e raccontato la storia di alcuni artisti che il giorno prima sbarcavano il lunario facendo i lavapiatti o i bidelli. e che il giorno dopo si sono trovati ricoperti di dollari.

Ha provato a dire, senza molta convinzione, che i dollari con cui il Nifty Artist è pagato sono criptovaluta espressa al cambio corrente in dollari, e non dollari sonanti e spendibili sul mercato globale.

Victor Langlois, per esempio, un cripto-artista di 18 anni, noto come FEWOCiOUS o Fewo, il 7 febbraio, sul sito di aste SuperRare, ha ricevuto da un collezionista (@ thegreatmando1) un’offerta di 15 ETH per la sua opera digitale The Sailor.

ETH (Ethereum) è una cripto-valuta che, al momento dell’offerta, valeva $ 1.600. Le offerte, dice l’inchiesta, sono salite quel giorno a $ 67.905,92, per arrestarsi a 75 mila verdoni.

L’insieme delle opere messe all’asta da Langlois ha prodotto un reddito complessivo di 300 mila dollari. Quando si è recato in banca per depositare il malloppo il banchiere, perplesso dalla dichiarazione dei beni di Langlois, ha chiesto dove fosse il resto del suo patrimonio, visto che in banca aveva consegnato solo la metà dei 300 mila verdoni.

È in Ethereum – disse Langlois.

E che cos’è Ethereum? – chiese il banchiere.

Ma la storia non finisce qui. Qualcuno ha pensato bene di prendere l’NTF di un’opera d’arte crittografica e realizzare, a partire da esso, un set di 10 milioni di token NTF chiamati B20, pari a altrettanti derivati con sottostante il primo token.

In questo caso si tratta di una operazione nota alle cronache e sulla quale non mi dilungo, se non per dire che tutta questa scienza bancaria speculativa è americana fino al midollo, inventata e venduta dagli States al resto del mondo, e non viceversa – come l’inchiesta vuol far credere.

https://www.nytimes.com/2021/05/12/magazine/nft-art-crypto.html

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