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Fight the FIRE. In memoria di David Graeber

I. Il 23 settembre, nel primo anniversario della morte di David Graeber, in un incontro promosso dalla Royal Society of Arts di Londra, gli economisti Michael Hudson e Thomas Piketty hanno discusso del debito, un tema caro a Graeber.

Secondo Piketty, in futuro ci sarà di nuovo un altro consolidamento del debito – un massiccio consolidamento del debito.

Come avverrà questo consolidamento?

Nella storia recente, dice Piketty, ci sono due episodi di azzeramento del debito, tutti e due davvero impressionanti.

Il primo si verificò durante la Rivoluzione francese. Il sistema politico (l’amministrazione) non riusciva a far pagare chi avrebbe dovuto pagare le tasse, allora esplose il debito. La rivoluzione fu la soluzione. Essa consolidò il debito, in parte attraverso l’inflazione, in parte attraverso la tassazione. Nello stesso tempo finirono i privilegi fiscali dell’aristocrazia.

Il secondo episodio si verificò dopo la seconda guerra mondiale, tra il 1945 e il 1950. La maggior parte delle economie dei paesi ricchi era gravata da un debito pubblico enorme, ancora più grande di quello di oggi. Alla fine, dice Piketty, si scelse, insieme, di non pagare il debito. Ciò accadde usando diverse strategie – inflazione, cancellazione, etc.

La Germania, in particolare, vi riuscì, da una parte, promuovendo una riforma monetaria, e, dall’altra, attraverso una tassazione progressiva dei detentori di ricchezze molto alte. Non era un sistema perfetto, ma, rispetto ad altri modi adottati in passato, dice Piketty, era certamente uno dei modi più equi o, almeno, non iniqui.

Bisognerà trovare un sistema per liberarsi del debito che gli Stati hanno oggi – dice Piketty. Viviamo nell’illusione che la Banca Centrate possa farsene carico. Ma presto arriverà il momento in cui bisognerà prendere delle decisioni drastiche. Perché alla fine, dice, si tratta sempre di ridefinire un rapporto di potere tra diversi gruppi sociali, quindi non potrà essere completamente pacifico. Implica interessi sociali in conflitto.

Siamo in una situazione, dice, che non è completamente diversa da quella che c’era al tempo della rivoluzione francese. Coloro che dovrebbero pagare sono riusciti a progettare un sistema legale per sottrarsi alla tassazione. Allo stesso tempo, le persone della classe media e bassa sono stufe di pagare il conto per loro. La soluzione è sempre più debito.

II. Nel suo intervento Michael Hudson ribadisce il suo accordo con l’analisi di Piketty: quando i rendimenti finanziari superano il tasso di crescita del PIL, i ricchi diventano sempre più ricchi.

Ciò che ci divide, dice Hudson, è la spiegazione che si dà di questo avvenimento. Nel suo libro (Il Capitale nel XXI secolo), dice Hudson, Piketty ha giustamente mostrato la brusca svolta che c’è stata nel 1980.

Se c’è una vera cesura tra un prima e un dopo, questa va posta proprio nel 1980. L’89 ha accelerato un processo già in atto. Le divergenze tra me e Piketty, dice Hudson, riguardano proprio le cause di questo avvenimento.

I tassi di interesse raggiunsero un picco del 20% nel 1980, poi cominciarono a scendere. Alla fine degli anni ’70, dice Hudson, il capo del mio vecchio capo alla Chase Manhattan, Paul Volcker disse: «Alziamo i tassi d’interesse, perché il 99% della gente sta ricevendo troppo. I salari stanno salendo. Alziamo gli interessi per rallentare l’economia, ciò creerà disoccupazione, e impedirà ai salari di salire».

Il risultato fu il più grande boom del mercato obbligazionario della storia. L’economia fu inondata di soldi. La maggior parte di questi soldi, oltre ad andare nel mercato delle obbligazioni, andò nel settore immobiliare.

C’è una simbiosi tra Finanza e Immobiliare, e anche tra Finanza e Materie prime, tra Finanza e Petrolio, Finanza e Gas naturale, Finanza e Estrazione mineraria, tra Finanza e Affitto di risorse naturali – terra – tra Finanza e gestione dei Monopoli naturali.

La finanza, dice Hudson, è effettivamente cresciuta più velocemente dell’economia, e la finanza e l’immobiliare si sono fusi nel settore Finanza, Assicurazione e Immobiliare, il settore FIRE (Finance Insurance Real Estate – FIRE economy).

La finanza ha approfittato della marea di soldi che ha inondato le piazze finanziarie. Ha usato questi soldi per garantirsi una rendita di gran lunga superiore al tasso generale di crescita.

Per fermare questo travaso di ricchezza dalle tasche dei lavoratori a quelle dei rentier, non è pensabile agire secondo la ricetta proposta da Piketty, ovvero tassare il reddito e la ricchezza.

Questa soluzione, dice Hudson, non è una minaccia per i rentier, perché non c’è modo di tassare la ricchezza, finché ci saranno centri bancari offshore dove nasconderla; finché ci saranno giurisdizioni farlocche, come quelle messe in piedi dall’industria petrolifera un centinaio di anni fa; finché ci saranno le bandiere giurisdizionali di comodo, piantate in località offshore; finché ci saranno queste enclaves, è donchisciottesco pensare di tassare la rendita.

Non lo si può fare, aggiunge Hudson, perché negli Stati che dovrebbero applicare la tassazione le Banche sono tutte private, ed è pressoché impossibile tracciare i movimenti di capitali. Lo Stato non ha più alcun controllo sulle masse di denaro che vengono spostate da un conto ad un altro. Lo Stato non ha più né i mezzi né il potere di contrattare neanche il prezzo di una medicina, eccetera.

La soluzione non può essere la tassazione, o una riforma della tassazione.

Come risolviamo allora questa situazione? – chiede Hudson.

L’unico modo in cui si può effettivamente invertire questa concentrazione di ricchezza, dice, è iniziare a cancellare il debito. Se si lascia dov’è il debito del 99%, allora resta tutto dov’è il credito dell’1%. Il credito di una persona è il debito di qualcun’altra. Debiti e Crediti si compensano – si annullano.

Ma l’idea di annullamento, dice Hudson, non viene nemmeno presa in considerazione. Si parla di tassazione della ricchezza. Ma sono tutte fandonie, ad esser tassato è sempre e solo il reddito da lavoro, e viene tassato per pagare gli interessi sul debito pubblico.

D’altra parte, si spinge sempre più a integrare il reddito da lavoro con denaro a prestito. L’1%, dice Hudson, si è arricchito indebitando il 99% per l’acquisto della casa, case che sono notevolmente aumentate di prezzo. Il 20% solo nell’ultimo anno negli Stati Uniti.

Lo stesso è avvenuto per le cure mediche, i servizi e l’istruzione. L’economia è stata forzata a ricorrere sempre di più al debito per funzionare, senza che i salari e gli standard di vita aumentassero.

Gli interessi sul debito per la casa, sul debito per l’istruzione (molto diffuso e oneroso negli USA), sono un tassa occulta sul salario. La casa e l’istruzione sono diventate dei dominions su cui la finanza vanta delle royalties a vita.

III. Dobbiamo immaginare la finanza come un sistema di proprietà in cui gli abitanti di una casa, i pazienti di un ospedale, gli studenti di una scuola, i lettori di un libro, gli spettatori di un film, gli ascoltatori di musica, i malati che assumono una medicina, che usano un software o guidano una macchina elettrica, sono semplici utenti, non proprietari di ciò che comprano, ma semplici utenti.

Quando compro un libro elettronico su Amazon o una canzone su iTunes o un software in Google Play, non compro la proprietà di una merce. È la natura stessa della merce che è cambiata, e con essa il diritto di proprietà.

Il fatto economico che non si riesce o non si vuole cogliere è che questo meccanismo si sta diffondendo a beni tradizionali, considerati depositari di una solidità che può essere tenuta sotto controllo – il Mattone, quel mattone ritenuto fino a poco tempo fa immune all’alea della finanza.

Ciò che compro è l’utilizzo – l’affitto (temporaneo o a vita) – del prodotto. Non compro una casa, compro il diritto di usufrutto dalla Banca. Non compro un disco o un libro, compro il diritto di usufrutto sull’opera.

Tutto ciò è reso possibile da un meccanismo che la finanza sfrutta da tempo immemorabile. È la struttura giuridica della proprietà che sta cambiando. E non deve stupire o mandare in confusione il fatto che – contemporaneamente – molte aziende monopolistiche (Facebook, Google e compagnia bella) promuovano la libera proprietà, il libero dominio per i loro prodotti e il pagamento per i loro servizi.

Posso scrivere a Google e farmi mandare il codice sorgente di Android, e Google me lo spedisce, gratis – ma poi cosa ci faccio con Android? Un bel niente. Posso scrivere a Facebook e farmi spedire il codice del social network. Lo installo sul mio computer, ma cosa ci faccio senza amici, senza haters, senza trolls e influencer? Non ci faccio un bel niente. Le esperienze di Firefox Phone, Ubuntu Phone, Jolla Phone, Tizen Phone sono lì a dimostrarlo.

Fino a non molto tempo fa compravi un disco di plastica, lo portavi a casa, lo ascoltavi tutte le volte che volevi. Lo prestavi a un amico che lo ascoltava anche lui – ad libitum. La tecnologia ha ulteriormente virtualizzato la scrittura. Ha deterritorializzato il libro e il disco, così come la scrittura e la moneta avevano virtualizzato il dialogo in presenza e l’auto-consumo.

Già nel Fedro Platone si lamentava della deriva di questa virtualizzazione e deterritorializzazione. Non è una dematerializzazione, come spesso si sente dire a proposito dei documenti dello stato civile. La virtualizzazione non è una dematerializzazione.

Il contenuto del libro e del disco, il loro cosiddetto «voler-dire», il significato, il senso, il valore, l’idea, la sostanza, si staccano dalla carta e dalla plastica, come un tempo la moneta si staccò dall’oro e poi dalla carta. E tuttavia, il senso, il significato, il valore, l’idea, eccetera, non possono andare in giro e manifestarsi senza incarnarsi (materializzarsi) in bit, silicio, ram, rom, o memoria ssd.

È tra questa differenza (Différance), è in questo campo strutturale di virtualizzazione e materializzazione (che non sono l’uno l’opposto dell’altro) che gioca la finanza.

La finanza non conta sull’interesse. Non presta, come si crede, un un valore ideale (nominale, facciale), il quale si ritrova inalterato alla chiusura del ciclo prestito-debito. Essa esiste nella scarto tra valore facciale e potere d’acquisto. Ciò che la rende possibile, la rende anche distruttibile.

La paranoia, che sfocia in schizofrenia, seguita alla prima guerra mondiale, l’andirivieni tra gold-standard e moneta-segno, è il sintomo del tentativo disperato di conquistare una idealità intangibile.

La finanzia vorrebbe legare il credito a qualcosa di stabile, di duraturo, di intangibile, come l’idea, il valore, la sostanza; vorrebbe non subire l’inflazione, l’usura, la tosatura, lo sweating, la foratura, la segnatura, etc.; vorrebbe liberarsi del corpo materiale.

Ma non può, perché solo in quanto il valore si fissa, può nascere il credito e il debito. Allora vorrebbe legare questo valore (nominale) a qualcosa di materiale che, per la sua natura, fosse il meno possibile perturbabile (unheimlich) dalle forze di mercato. Allora cerca rifugio nell’argento, nell’oro, nel platino, in una materia prima, il petrolio, il gas naturale, etc.

Ma anche l’oro e il gas, il tabacco, le conchiglie, le mucche, etc, come tutte le cose materiali, esistono, dunque si trasformano, crescono e decrescono, si apprezzano e deprezzano, si distruggono.

Il tentativo dell’Inghilterra di tornare nel 1925 a qualcosa di stabile per salvare il salvabile, o il tentativo della Germania di sottrarsi alla morsa dei creditori approfittando della stessa materialità della moneta, si dovevano dimostrare rovinosi.

La moneta non è, non può mai essere (come hanno potuto credere Braudel e Cipolla e Keynes), non può mai essere mera moneta di conto – anche la moneta di conto esiste, e anche un registro o una moneta-segno può distruggersi, perdersi, inflazionarsi.

IV. Negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente, dice Hudson, le banche creano credito per rallentare la crescita dell’economia, non danno prestiti per creare nuovi mezzi di produzione e nuove fabbriche, danno prestiti contro proprietà già esistenti – principalmente per comprare immobili già esistenti. Circa l’80% dei prestiti bancari in America e in Europa sono per immobili.

Man mano che l’economia si polarizza tra l’1% e il 99%, nel suo insieme si restringe, perché, dice Hudson, una parte sempre maggiore del reddito viene spesa non per la produzione e il consumo, ma solo per gli interessi sul debito.

La mia soluzione, dice Hudson, è quella di rimettere le banche e il credito in mani pubbliche. Per fermare il prestito, che finanzia semplicemente l’inflazione dei prezzi dei beni, l’inflazione dei prezzi delle case o l’inflazione delle materie prime, non c’è altra soluzione che rimettere il controllo del denaro e delle banche nelle mani dello Stato.

Se non si sceglierà di sottrarre la finanza ai privati ciò che accadrà sarà un continuo dissanguamento della classe lavoratrice.

Sta già accadendo negli Stati Uniti con la crisi del debito studentesco. Gli studenti, dice Hudson, pagano montagne di interessi sui prestiti contratti per pagare le rette del college. In molti sono indietro con il pagamento dei loro debiti.

Ciò impedisce di accendere mutui per comprare una casa. Il tasso di proprietà delle case sta crollando negli Stati Uniti. Questo è ciò che accade quando si lasciano maturare (marcire) i debiti in un sistema controllato interamente da una finanza privata.

I debiti ipotecari, dice Hudson, stanno causando una contrazione economica. Non c’è modo di uscire da questa polarizzazione economica senza infrangere il debito. Ma cancellare il debito è percepito come qualcosa di troppo radicale.

Ma non c’è nulla di troppo radicale che uno Stato non possa fare, basta guardare alla Cina e a ciò che sta succedendo con il caso Evergrande, con la società immobiliare Evergrande.

Senza tentennamenti, dice Hudson, la Cina farà la sua scelta. Deciderà di lasciare i debiti immobiliari di Evergrande al loro posto. Non si accollerà i debiti di Evergrande, non li spalmerà sui cittadini cinesi. Parliamo di debiti che ammontano al 2-3 percento dell’intera economia cinese.

Se la Cina deciderà di pagare i creditori stranieri e l’1% di creditori interni della Cina, renderà i prezzi delle case sempre più cari in Cina. Ovviamente, la Cina dirà: «Non metteremo i creditori al primo posto, non faremo quello che fa l’Occidente».

L’Occidente sostiene la sacralità dell’interesse sul debito, e dice: «I debiti sono sacri. È meglio sacrificare l’economia, vale la pena far sprofondare l’economia nella povertà per preservare la ricchezza dell’1%».

Penso che la Cina, dice Hudson, farà la scelta opposta e dirà: «Non abbiamo intenzione di commettere un suicidio politico». È un’economia socialista. In tema di debito e credito, ha mantenuto le sue banche nel dominio pubblico.

La Banca Popolare Cinese è il creditore, può permettersi di abbattere il debito senza avere alcun contraccolpo politico, perché cancella i debiti verso se stessa. Questo è il grande vantaggio di mantenere il denaro e il credito come un servizio pubblico.

Per quanto riguarda gli obbligazionisti privati, la Cina dirà: «Be’, scusate, obbligazionisti, avete fatto prestiti a un’azienda che aveva una leva finanziaria eccessiva? Le società di rating americane avevano già ridotto il loro rating a spazzatura. Sapevate cosa stavate comprando. Se avete continuato a tenere obbligazioni che Fitch e altre società di rating come Moody’s avevano declassato a spazzatura, e perdete i vostri soldi. Bene, avete accettato il rischio, avete incassato un alto tasso di interesse, ora pagate il prezzo del rischio che vi siete assunti».

È così che funzionano i mercati.

Questo è davvero il tema – dice Hudson. Azzerare il debito è il tema. Ovviamente, si tratta di un passo radicale. Ciò che suggerisce di fare Piketty, tassare la ricchezza, richiederebbe la chiusura dei siti bancari offshore. Le banche dovrebbero semplicemente cancellare tutti i depositi dai centri bancari offshore. E bisognerebbe iniziare a tassare la rendita fondiaria. Bisognerebbe smetterla con le tasse sui beni di consumo, o con le tasse sul capitale, perché vogliamo buoni investimenti di capitale, vogliamo che si diventi ricchi in modo buono, un modo che aumenti la produttività all’economia. Non vogliamo che la ricchezza sia fatta in modo predatorio.

L’obiettivo è tassare la rendita economica, e riconoscere che la maggior parte del reddito non è guadagnato.

I grandi redditi non sono redditi guadagnati. Non provengono né dal lavoro né dall’impiego di capitale. Non sono redditi ottenuti aumentando la produzione o aumentando gli standard di vita. Derivano dalla  ricerca predatoria di rendita, da privilegi speciali che hanno ottenuto dal governo.

Oggi la rendita non ha la faccia dei proprietari terrieri, come nel XIX secolo. Oggi la rendita ha la faccia della classe finanziaria, la classe delle materie prime.

Se non si affronta il problema della rendita, dice Hudson, il sistema economico si impoverirà sempre di più. Ci sono già segnali forti di questo impoverimento. Bisogna invertire la rotta, anche con decisioni apparentemente radicali.

V. Tutta questa faccenda ha qualcosa di veramente comico – se non fosse che sta gettando sul lastrico milioni di lavoratore in tutto il mondo.

Lo Stato stampa i soldi e li dà a gratis alla Finanza, la Finanza li ripresta a tasso positivo allo Stato. Non siamo in un film di Totò e Peppino. Siamo nel mondo vero. La Finanza non aggiunge niente a tutto ciò, nemmeno lo sforzo di caricare i forzieri e portarli da una parte a un’altra.

La sera lo Stato distribuisce i numeri seriali delle monete, questi numeri vengono trascritti da una macchina nei conti dei finanzieri (delle banche e delle assicurazioni), la mattina lo stato emette i numeri seriali dei titoli del debito pubblico, alle undici si indice l’asta, e a mezzogiorno i soldi ritornano allo Stato, alleggeriti degli interessi.

Se questa non vi sembra magia, la magia cos’è?

I soldi non sono presi in prestito dallo Stato per finanziare la costruzione di strade, di scuole, di fabbriche, di case, di ospedali, eccetera. Le scuole e gli ospedali vengono chiusi, le strade vengono chiuse, le case popolari vengono fatte marcire. Le automobili vengono fatte marcire.

Vi ricordate l’euro 1, l’euro 2, l’euro 3, l’ero 4, l’ero 5, eccetera? Dove sono finiti? Si è trattato di un’Obsolescenza Pianificata Green (OPG). Si è trattato di allineare il piano di ammortamento dell’automobile con il piano di finanziamento per il suo acquisto, in modo da generare un piano di rendita perpetuo.

Il green nell’automobile è servito a questa pianificazione. Le chiusure del centro, le polveri sottili, il metano, il gpl, eccetera, erano passi di questo piano generale.

Non compro più una macchina che, una volta pagata, sarà mia. Non si finisce mai di pagare. Appena ho finito di pagare l’euro 3, devo comprare l’euro 5, eccetera. La macchina è concessa in usufrutto dalla finanziaria – da FCA Bank e FCA Insurance.

Il modello del punto 1, punto 2, punto 3 è stato ripreso con successo dal mondo del software. Compreso il suo sistema di proprietà, di diritto di autore, di licenza d’uso, di affitto, di vassallaggio.

Ricordate il word che si usava nel 1993? Levata qualche risibile innovazione, fa le stesse identiche cose del word di oggi. Eppure ne sono passate di versioni sotto i ponti, ne abbiamo comprate di licenze d’uso!

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