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All’estero capitali italiani per 166 miliardi, praticamente un Pnrr

Secondo i dati pubblicati dal dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia sulle dichiarazioni dei redditi del 2020, nella specifica sezione “Attività estere di natura finanziaria e patrimoniale RW (valore finale) – Ivie e Ivafe”, all’estero ci sarebbero ben 166 miliardi di euro di capitali “italiani”.

Si rileva infatti che tra conti correnti, depositi e attività finanziarie, gli italiani hanno sistemato all’estero quasi 135 miliardi di euro. Ma se a questi si aggiungono anche beni immobili, altri beni materiali come metalli preziosi e l’ammontare collegato alle forme di previdenza, il conto dei capitali italiani “parcheggiato” fuori confine arriva ad oltre 166 miliardi. Occorre precisare che non si tratta di somme derivanti da atti illeciti o da evasione fiscale ma di capitali regolarmente dichiarati e sui quali vengono pagate le correlate imposte patrimoniali stabilite dalla normativa vigente, ovvero Ivie ed Ivafe. Quindi capitali legali ma non disponibili per lo sviluppo economico del nostro paese, rendita parassitaria quindi.

Degli oltre 166 miliardi di euro parcheggiati oltre confine, infatti la parte più rilevante è costituita dalle attività finanziarie il cui ammontare è di 94,2 miliardi di euro. In seconda posizione ci sono i conti correnti e depositi (compresi i libretti di risparmio) con importo pari a 40,6 miliardi di euro. Infine come terzo in ordine di grandezza, tra le attività detenute all’estero c’è poi la parte relativa ai beni immobili, pari ad euro 28,3 miliardi di euro, seguita poi dai beni immateriali, ovvero i metalli preziosi allo stato grezzo o monetato e dall’ammontare delle forme di previdenza che complessivamente rappresentano poco più di tre miliardi di euro.

Con il termine attività finanziarie si intendono le partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti residenti o non residenti, le obbligazioni italiane o estere e i titoli similari, i titoli pubblici italiani e i titoli equiparati emessi in Italia o all’estero, i titoli non rappresentativi di merce e certificati di massa (comprese le quote di Oicr) e le valute estere. Inclusi nella categoria anche i contratti di natura finanziaria stipulati con controparti non residenti, tra cui, finanziamenti, riporti, pronti contro termine e prestito titoli, nonché polizze di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione stipulate con compagnie di assicurazione estere.

Secondo il quotidiano economico Italia Oggi, nei dichiarativi analizzati dal dipartimento finanze  mancano però i depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero, il cui valore massimo complessivo raggiunto nel corso del periodo d’imposta non è stato superiore a 15.000 euro per cui non è dovuto l’obbligo di monitoraggio ai sensi dell’articolo 2 della legge n. 186 del 2014. È opportuno segnalare che la soglia di esenzione a 15mila euro, come riportato anche nella citata circolare 28/E dell’Agenzia delle Entrate, si riferisce esclusivamente ai conti correnti e ai libretti di risparmio detenuti in paesi della Unione europea o in paesi aderenti al SEE e non ad altre tipologie di attività finanziarie.

Ma chi sono questi “paperoni italiani” con miliardi e miliardi di capitali all’estero? Secondo il dipartimento finanze del MEF, sono oltre 105.600 soggetti che hanno indicato immobili situati all’estero con un Ivie dichiarata di 77,8 milioni di euro. Per quanto riguarda invece l’Ivafe (cioè le attività finanziarie) ci sono circa 177.000 soggetti che hanno indicato un ammontare di oltre 91,3 miliardi di euro (+10,6% rispetto all’anno precedente) con imposta dichiarata di 69,9 milioni di euro, in aumento dell’11,5% rispetto all’anno precedente.

Insomma per  chi come noi non ha almeno una zia a San Marino o un cugino in Vaticano e tantomeno una banca amica in Svizzera o in un paradiso fiscale, non c’è via di scampo. Viviamo qua, lavoriamo qua, peniamo qua, paghiamo le tasse qua. E quando guardiamo quanto c’è sul conto corrente o sulla carta, gli zeri non superano mai il numero di tre, e qualche volta neanche ci arrivano. Anzi, talvolta tendono al “rosso”.

In compenso c’è al massimo lo 0,3% della popolazione italiana che dispone di 166 miliardi ma al di fuori del paese in cui vive, quasi come noi (sic!) ma campa di rendita, in modo apertamente parassitario. E poi dice che uno adora il poeta Sanguinetti!!

 

 

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