Le famiglie italiane e quelle europee si stanno impoverendo. A certificarlo è il rapporto dell’Ocse su “Il prezzo della guerra”, secondo il quale l’inflazione innescata dalla pandemia e aggravata dalla guerra sta rendendo più poveri gli europei, e soprattutto in Italia.
E’ questo lo scenario che emerge dai dati dell’Ocse resi noti ieri sugli effetti economici del conflitto russo-ucraino. Da questo emerge che, dall’inizio dell’anno, in molti paesi occidentali è in corso una progressiva erosione dei salari reali.
Nella sua prima analisi completa della crisi, il gruppo di esperti ha osservato che, sebbene Russia e Ucraina abbiano contribuito in quantità relativamente modeste alla produzione globale, erano grandi produttori ed esportatori di prodotti alimentari, minerali ed energia chiave.
“La guerra ha già provocato notevoli shock economici e finanziari, in particolare sui mercati delle materie prime, con l’impennata dei prezzi di petrolio, gas e grano”.
La crescita dei salari reali (cioè i salari monetari rettificati per il livello dei prezzi) è negativa in gran parte delle economie Ocse. Gli aumenti addizionali dei prezzi dell’energia dallo scoppio della guerra in Ucraina stanno infatti alimentando la crescita dell’inflazione complessiva, che si colloca così a livelli ben superiori a quelli previsti dai contratti di lavoro in essere.
Questa tendenza riguarda tutte le principali economie europee, cioè Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia, con una situazione particolarmente seria per le ultime due.
L’impatto della crescita dei prezzi sui redditi reali, sottolinea l’Ocse, non è uniforme tra le famiglie. L’aumento della spesa dovuto ai rincari di cibo ed energia rappresenta una larga porzione delle risorse economiche disponibili per le famiglie a basso reddito, che per giunta possono contare solo su risparmi limitati e hanno un ridotto margine di azione sui consumi discrezionali.
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