“La fiducia delle imprese manifatturiere in Lombardia e nel Nord-Ovest, del resto, è ancora in calo per il quarto mese consecutivo e scende sui minimi da gennaio 2021”, si legge nel rapporto presentato da Assolombarda, l’associazione degli imprenditori lombardi che ha fatto da trampolino di lancio ai vertici di Confindustria di Carlo Cattaneo, attuale presidente.
“Il rallentamento legato al PIL è dovuto alle tensioni che hanno a che fare con l’aumento del costo delle materie prime. Con particolare riferimento al gas, per esempio, le quotazioni in Europa, nell’ultimo mese, sono calate in media a circa 115 €MW/h, ma risultano ancora dieci volte superiori rispetto al pre-Covid”, dice Alessandro Spada, capo di Assolombarda.
In buona sostanza, si rileva che la crescita per il 2022, in Lombardia, dovrebbe essere del 3,9%, superiore alla media italiana dello 0,5%, dato che permetterà di colmare la perdita di PIL vista nel 2020 (a fine 2022 ci sarà un +1,8% rispetto al 2019).
Però, dividendo per settori, l’industria regionale non riuscirà a ricoprire totalmente il gap con il 2019 (-0,2%) come, per esempio, per l’agricoltura (-2,4%).
Fosche le tinte per il 2023. “A causare il rallentamento del PIL nel 2023 per la regione sono le contrazioni del valore aggiunto di industria e agricoltura (-1% e -0,5%) con crescite limitate di costruzioni e servizi del commercio (+1,2% e +0,5%)”, dice la nota ufficiale di Assolombarda.
La Lombardia si differenzia dalla dinamica italiana e registra un +0,1% tendenziale legato alla produzione. Tuttavia, secondo le ultime indagini, cresce la preoccupazione relativa all’insufficienza della domanda. Per Assolombarda, si tratta di un ostacolo alla produzione che riguarda il 16% delle imprese manifatturiere del Nord-Ovest; tale percentuale non è stata mai così alta nell’ultimo anno e mezzo.
Ricapitolando. Il capitalisti del Nord-Ovest prevedono tempi difficili, il che significa nessuna concessione alle rivendicazioni dei lavoratori, ma solo incentivi alle imprese, cosa che il governo ha recepito nella manovra finanziaria.
“In tal senso, bene che il nuovo Governo sia intervenuto subito con un Decreto sul problema dell’energia e che non abbia tergiversato”, dice ancora Alessandro Spada, il capo di Assolombarda.
Ma subito aggiunge quello che vuole Confindustria: “dobbiamo avere bene a mente che questi provvedimenti, penso anche all’ultima legge di bilancio presentata, sono solo un aiuto a sopravvivere, non la soluzione al problema”, precisa Spada.
Cioè? “L’energia è fondamentale per un territorio manifatturiero come il nostro e, in tal senso, dobbiamo impegnarci per mettere al riparo le nostre imprese: il rischio è quello di fermare il motore economico del Paese, la Lombardia”.
Come se le grandi compagnie dell’energia italiane (Eni, Enel, Acea, Hera, ecc) non facessero parte di Confindustria e non avessero ricavato ingenti profitti a danno di tutti, la soluzione sarebbe – lo dicono chiaro – che il governo investisse di più sul mix di fonti per l’indipendenza energetica.
In particolare vorrebbero rigassificatori e termovalorizzatori, senza disdegnare il nucleare, con buona pace della transizione ecologica, la sostenibilità ambientale e la green economy.
Se questo è quello che pensano e dicono, senza remore, gli industriali del Nord, è altrettanto chiaro qual è il terreno di scontro dei prossimi mesi: l’intenzione di scaricare i costi finanziari e sociali della crisi energetica sulla collettività, che è già preda dell’aumento del costo della vita, dell’inflazione a due cifre e dei redditi da lavoro più bassi in Europa.
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antonino caiola
21 miliardi di finanziaria (legge di bilancio) in debito, per mitigare i rincari energetici. Nessuno del clero televisivo, del Circo Mediatico che ha puntato il dito affermando che sono la tangente che l’Italia, attraverso la borgatara Meloni, paga all’atlantismo, alla NATO, a Euroimbecilandia.
Il bonus 110% è stato la creazione di moneta non a debito, per questo Draghi e ora Giorgetti hanno fatto/fa di tutto per affossarlo.
http://www.progettoalternativo.com