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Perché gli imprenditori ‘che non trovano lavoratori’ non si rivolgono ai centri per l’impiego?

Ci risiamo, con l’estate alle porte riparte puntale come i tormentoni latino americani a base di “baila baila & corazon”, il mantra dei poveri imprenditori che ‘non trovano lavoratori’, e la colpa sarebbe sempre la solita: giovani che non vogliono lavorare e i sussidi vari (nemmeno più possono prendersela con il Reddito di Cittadinanza). Ma è davvero così?

Gli imprenditori che ‘non trovano lavoratori’ ma non si rivolgono ai Cpi

Ormai è letteratura di genere: periodicamente, come d’incanto, giornali e tv tirano fuori interviste a imprenditori volenterosi che vorrebbero dare lavoro ma non trovano personale. Se poi si mescola “i giovani d’oggi” col quel che resta del reddito di cittadinanza e le sue varianti c’è il delitto perfetto.

Le associazioni datoriali lamentano con forza l’assenza di cuochi, camerieri, baristi e bagnini. Sembra paradossale, ma nonostante più di tre milioni di disoccupati, non ci sarebbero lavoratori. Conclusione? I giovani non vogliono lavorare, colpa dei sussidi, colpa dei lavoratori. Poveri imprenditori!

Certo, ogni tanto qualche giornale prova a tirar fuori statistiche che smentiscono queste narrazioni. Noi stessi in questi anni vi abbiamo raccontato più volte quanto fosse, numeri alla mano, farlocca tutta la narrazione sulle “colpe” del satanico reddito di cittadinanza.

Così come sui social non mancano mai le storie di annunci e offerte di lavoro ben oltre il concetto di schiavismo. Ma la differenza di “fuoco” tra le corazzate del mainstream e noi tutti dall’altra parte della barricata è tale, che la percezione generale è difficile da scalfire.

In tutta questa vicenda narrativa, si arriva comunque sempre alla stessa domanda: se gli imprenditori non trovano lavoratori, perchè non si rivolgono ai centri per l’impiego?

Perché gli imprenditori non si rivolgono ai centri per l’impiego?

Sembrerebbe una domanda retorica, eppure è la base dalla quale partire. Se un datore di lavoro cerca personale può recarsi a un centro per l’impiego e comunicare che ha bisogno di un certo numero persone, per svolgere alcune mansioni.

Gli operatori del centro per l’impiego, successivamente alla richiesta, attraverso le liste di disoccupazione, che pare siano piuttosto corpose in Italia, e quelle dei percettori di sussidi, vecchio RDC e nuove varianti, in base alle competenze professionali richieste, stilano un elenco di candidati da indirizzare al richiedente.

Le obiezioni le conosciamo: il malfunzionamento dei centri per l’impiego, i tempi di risposta incerti, la possibilità che i candidati rifiutino la proposta di lavoro.

Anche qui entriamo in una dinamica di connessione tra le varie entità che dovrebbero collaborare, al netto delle efficienze o inefficienze, che sono comunque su base locale e non globale (ovvero ci sono centri che funzionano benissimo ed altri in cui non si muove una foglia). Se gli imprenditori non si rivolgono ai centri per l’impiego ma preferiscono le agenzie interinali o la ricerca diretta (e su questo ci torneremo a breve), i centri finiscono per essere semplicemente un anagrafe della disoccupazione, censiscono numeri.

D’altro canto, se l’eventuale candidato rifiuta il posto di lavoro proposto, oltre le modalità previste dalla legge, perde l’indennità di disoccupazione o l’RDC. E se il singolo centro per l’impiego non ha abbastanza disoccupati in lista nel suo territorio, può allargare la ricerca ad altri centri.

Torniamo quindi alla questione iniziale: perché gli imprenditori non si rivolgono ai centri per l’impiego?

Perché se lo facessero regolarmente, dovrebbero dichiarare orari, CCNL di riferimento e caratteristiche del rapporto di lavoro.

Sapete cosa significa, no? Che l’imprenditore dovrebbe autodenunciarsi a proposito di quei ragazzi che vedete, per esempio, d’estate, lavorare come camerieri nelle buvette sulla spiaggia di qualche stabilimento, con quei nomi familiari tipo “Da Armandino”, “Da Peppino” “Lo scoglio” “Le ancore”, con turni che vanno praticamente dalle 10 del mattino a oltre la mezzanotte, con una breve pausa pomeridiana.

Dicono che è una questione di mercato il costo del lavoro. Se la logica è questa varrà anche per chi lavora la facoltà di accettare o meno impieghi da 4 euro l’ora, sei giorni a settimana, per 10 ore al giorno. O stiamo teorizzando lo schiavismo?

* da KulturJam

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