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La pacchia è finita. Anche in Germania bussa la recessione

Anche per la ex locomotiva economica d’Europa i prossimi anni saranno “difficili”. In una intervista al quotidiano Handesblatt Clemens Fuest, presidente dell’Istituto per la ricerca economica di Monaco di Baviera (Ifo) afferma che diversi fattori suggeriscono che la Germania sperimenterà “una crescita magra”. Ora, si deve “stringere la cinghia”, perché “purtroppo non ci sarà un miracolo economico, ma qualcosa in direzione di sudore e lacrime” . Secondo l’economista, la Germania “non ha scelto il decennio migliore” per la trasformazione della sua economia e “un decennio prima sarebbe stato tutto più semplice”.

Il presidente dell’Ifo sottolinea come tutti gli Stati devono far fronte alla transizione ecologica, ma il suo Paese “si concede l’uscita dall’energia nucleare, con la forza lavoro che si riduce”. In questa situazione, per Fuest “non vi sarà purtroppo alcun miracolo economico”. L’economista tedesco la vede assai diversamente da quanto sostiene il cancelliere Olaf Scholz, che invece insiste sull’importanza degli investimenti ecologici. Secondo l’economista, la Germania dovrà, invece, affrontare “qualcosa nella direzione di sudore e lacrime” e “non ci si deve illudere”. Diversamente dal boom degli anni ’50 e ’60, la trasformazione ecologica “non creerà capacità di produzione aggiuntive, ma nel migliore dei casi un nuovo stock di capitale sostituirà quello vecchio”.

Per Fuest, “ciò è in primo luogo costoso” e vi è da considerare che “chi sostituisce reattori nucleari, centrali elettriche a carbone e impianti di riscaldamento funzionanti non crea ulteriore crescita, men che meno quando il nuovo stock di capitale offre servizi peggiori del vecchio”. Il presidente dell’Ifo ha infine avvertito che “la prosperità non aumenta” con la transizione ecologica, perché tale processo funziona come “uno shock dell’offerta”, riducendola.

 

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