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Recessione. Se Roma piange Berlino non ride

La Germania è in recessione e questo si ripercuote anche sul Pil dell’Italia. Questo è il quadro dipinto dal Centro studi Confindustria a fine luglio.

La Germania è infatti tra i principali mercati per i beni italiani: le nostre imprese sono subfornitrici di molte industrie tedesche, specie nell’automotive e soprattutto di beni intermedi. Intere aree produttive del nostro paese dipendono dall’andamento della produzione in Germania. Ma l’economia tedesca ha iniziato il 2023 con un calo del Pil dello 0,1%, dopo quello di -0,4% di fine 2022.

In pratica, sta subendo la seconda recessione nell’arco di tre anni. Infatti è dal 2019 che la “locomotiva d’Europa” batte in testa e fa i conti con la recessione. Ma nel 2022 ad aggravare le cose è arrivato lo shock dei prezzi energetici, la guerra in Ucraina, la decisione di rinunciare agli acquisti a prezzi vantaggiosi del gas dalla Russia.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la Germania quest’anno potrebbe essere l’unico membro del G7 con un PIL in contrazione, con un calo stimato intorno allo 0,3%. Le cause andrebbero ricercate soprattutto nella flessione dell’export verso la Cina e nel crollo dei consumi interni dovuto all’inflazione.

Allo shock di quello che molti cominciano a definire il rischio “stagflazione” (stagnazione+inflazione) le autorità tedesca reagiscono con furore e con qualche trucco contabile.

La Germania “non è il malato d’Europa”, questa è “una diagnosi sbagliata” e “il modello economico tedesco non è obsoleto” ha dichiarato dal presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, in un’intervista al quotidiano “Handelsblatt”. Il banchiere centrale tedesco ha commentato la recessione tecnica in cui si trova il suo Paese, le cui previsioni economiche appaiono cupe. Nagel è uno dei fustigatori rigoristi che in questi anni hanno preteso lo strangolamento della Grecia e l’austerity in Italia.

Ma a svelare le furbate sul bilancio della virtuosa Germania, è stata proprio la Corte dei Conti tedesca, denunciando che centinaia di miliardi di interventi pubblici non erano presenti nel bilancio ordinario tedesco, ma classificati in fondi extrabilancio.

A questi ultimi l’ Eurostat aveva dato il placet affinchè venissero rilevati come deficit e debito non nell’anno in cui le misure erano varate, ma esclusivamente in quello in cui fossero eventualmente utilizzate davvero e per la sola parte utilizzata pro quota.

In Germania è bene sapere che sono attivi 29 ‘fondi speciali’ a livello federale per un totale di 869 miliardi totali, di cui 522 miliardi di debito potenziale a fine 2022. La Corte dei Conti tedesca sottolinea che si tratta di una cifra circa cinque volte superiore all’indebitamento registrato nel periodo di pianificazione finanziaria dal 2023 al 2027.

“Gli attivi speciali sono quindi, per la maggior parte, dei depositi di debito esternalizzati”, accusano i magistrati contabili tedeschi, chiarendo che “è più esatto parlare di debiti speciali piuttosto che di attivi speciali”. Di conseguenza, anche l’indebitamento netto effettivo, compresi i fondi speciali, è notevolmente superiore all’indebitamento netto indicato nel bilancio federale.

L’uso fuori controllo di fondi speciali mette quindi a rischio le prerogative parlamentari in termini di budget e secondo la Corte dei Conti “i fondi speciali esistenti devono essere valutati regolarmente e la loro continuazione deve essere ben giustificata”. I fondi speciali piu’ recenti sono dello scorso anno.

Tra questi ci sono il fondo da 100 miliardi per le spese militari tedesche e quello il fondo stabilizzazione economica da 200 miliardi a fronte della crisi energetica dovuta all’interruzione dell’importazione di gas dalla Russia a prezzi vantaggiosi.

La settimana scorsa, il governo tedesco ha messo a punto un pacchetto di aiuti alle aziende e alle famiglie che comporterà un calo del gettito fiscale di circa 7 miliardi di euro nel primo anno: 2,6 miliardi per il governo federale, 2,5 miliardi per gli Stati federali e 1,9 miliardi per i Comuni.

La maggior parte del piano in 10 misure presentato da Scholz martedì era già stata annunciata, compreso il Fondo speciale per il clima e la trasformazione del valore di circa 212 miliardi di euro per il periodo dal 2024 al 2027.

Di contro si segnala però l’aumento delle buste paga: in Germania i salari sono finora cresciuti nel 2023 del 6,6%, più dell’inflazione sotto la spinta degli accordi per le categorie più forti come i metalmeccanici  e i lavoratori della Lufthansa. Uno scenario che la Bce e i rigoristi di Bruxelles vedono come fumo negli occhi, anche in Germania, ma soprattutto negli altri paesi come l’Italia.

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2 Commenti


  • Andrea

    non discuto la competenza di Porcari, ma si scrive per farsi comprendere.


    • Redazione Roma

      Allora, la prima parte dell’articolo ci sembra abbastanza chiara: “La Germania è in recessione e questo si ripercuote anche sul Pil dell’Italia. Questo è il quadro dipinto dal Centro studi Confindustria a fine luglio.La Germania è infatti tra i principali mercati per i beni italiani: le nostre imprese sono subfornitrici di molte industrie tedesche, specie nell’automotive e soprattutto di beni intermedi. Intere aree produttive del nostro paese dipendono dall’andamento della produzione in Germania. Ma l’economia tedesca ha iniziato il 2023 con un calo del Pil dello 0,1%, dopo quello di -0,4% di fine 2022”.
      La seconda parte riguarda gli artifici contabili del governo tedesco, essendo appunto artifici sono fatti appositamente per non essere chiari, tanto che la Corte dei Conti ha fatto tana al governo. Dipende dagli artifici non dall’autore dell’articolo. Buona giornata

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