Il futuro e le ambizioni della Difesa sono oggetto di molteplici spinte verso la configurazione di un complesso militare-industriale europeo. A questa esigenza dovranno piegarsi sia le leggi giustamente restrittive sul commercio di armi, sia le leggi europee in materia di concorrenza e aiuti di stato. Il clima di guerra e il boom delle spese militari sta avviluppando come una inquietante ragnatela le prospettive industriali, tecnologiche e politiche dei paesi aderenti all’Unione Europea.
In una intervista al Financial Times, l’attuale amministratore delegato della Leonardo – l’ex ministro Cingolani – ha spiegato come la guerra in Ucraina sia servita ad aprire una discussione su come realizzare partnership tra i gruppi europei nel settore della difesa. Secondo l’ex ministro, l’Ue dovrebbe razionalizzare un’industria della difesa frenata dall’attenzione degli Stati membri per i propri campioni nazionali. A dicembre Leonardo e il consorzio franco-tedesco Knfs hanno annunciato una partnership per costruire una nuova generazione di carri armati, (un progetto inizialmente lanciato da Germania e Francia) che andranno a sostituire i loro carri armati Leopard 2 e Leclerc.
Cingolani ha auspicato una modifica delle normative europee che con la loro eccessiva attenzione ai principi della concorrenza rischiano di non consentire ai gruppi industriali della difesa di avere successo nè individualmente né insieme. Infine ha sottolineato come i costi dell’energia, le norme sulle emissioni e il costo del lavoro in Europa, se confrontati con Usa e Cina, finiranno per pesare sulle aziende europee quotate perché gli investitori andranno altrove. “Dobbiamo iniziare a costruire una massa critica in Europa. Dobbiamo gettare le basi per centri della difesa continentali”.
Per rispondere all’urgenza su queste tematiche si è tenuto recentemente un convegno si “Europa della difesa: regolazione export militare, scenari globali di innovazione strategica e space warfare”. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis) e dalla rivista Fortune Italia.
Il Generale Leonardo Tricarico, presidente di Icsa, ha chiarito che: “il piatto forte del confronto è la legge 185/90”, la norma che regolamenta la vendita degli armamenti a livello internazionale, che riecheggia scenari del passato senza alcuna rispondenza col presente”.
“Un primo passo è stato fatto dall’attuale compagine del Governo, che ha anche annunciato la reintroduzione del Cisd”, ha aggiunto il Generale Tricarico, riferendosi alla ricostituzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamenti per la Difesa, istituito contestualmente alla legge e poi soppresso nella successiva modifica del 1993.
L’esperto giuridico del Centro Alti Studi Difesa, Nicola Colacino, ha criticato “La visione dominata dalla lettura liberale di un sistema di valori globali comuni si è sgretolata dopo gli attentati dell’11 settembre, fino ai conflitti armati oggi drammaticamente attuali in Europa e Medio Oriente”, invitando ad un ripensamento della legge italiana sul commercio e l’export di armamenti.
La ormai prossima revisione della 185/90 dovrà dunque tenere conto della dimensione europea e comune della Difesa e dell’industria militare. Il contrammiraglio Pietro Alighieri, direttore nazionale degli Armamenti del ministero della Difesa.
“I conflitti in atto hanno riportato in campo la guerra convenzionale” dichiara il contrammiraglio Alighieri responsabile armamenti del Ministero della Difesa “ma hanno fatto emergere l’inadeguatezza della nostra industria della difesa nel supportare uno sforzo bellico di tale portata”.
Il Generale Davide Cipelletti, capo ufficio generale Spazio del ministero della Difesa, ha invece sottolineato la proiezione nello spazio della competizione militare e tecnologica. “Cyber e spazio sono domini pervasivi, trasversali e interconnessi tra loro, capaci di generare effetti sul campo di battaglia, ma soprattutto sulla nostra società, con una chiara minaccia ai servizi essenziali dei Paesi”, continua Cipelletti. “Per l’Italia – secondo Paese europeo in termini di attività in orbita e terzo per investimenti nel settore – proteggere gli interessi nazionali nel dominio spaziale, anche da attacchi cyber, contribuisce alla resilienza dell’intero sistema-Paese”.
Secondo Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space: “Le soluzioni di sicurezza informatica sono un must in qualunque segmento spaziale, che siano legacy o di nuova concezione”.
Bisognerebbe quindi progettare un sistema spaziale futuro che acceleri l’implementazione di sicurezza informatica di modelli aperti, continua l’Ad di Thales Alenia Space, “soprattutto se facciamo riferimento a modelli commerciali – l’esempio di Starlink per operazioni militari – bisogna valutare la minaccia insita nell’utilizzo di un’architettura aperta”.
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Lollo
Purtroppo è una deriva inarrestabile. Fa’ parte della politica dell’ all’argento ad Est. Il progetto naziamericano d’ annichilire e smembrare la Russia. Esiste e’ un fatto. Fu partorito dalla mente degenere di Bush e Kissinger. Dato che il teatrino del pacifismo è del benessere economico è fallito, s’ imbraccerebbero le armi. Vedo un solo problema logistico alla cosa. Le industrie partoriscono superarmi, ma le risorse aurifere ed economiche per comprarle da parte degli stati non ci sono. Finanzierà tutto l’ FMI mentre il suo potere finanziario mondiale è in discesa? Le risorse belliche futuristiche costano, tanto. La vedo dura per l’ economia stagnante/recessiva dei vassalli EU.