L’Istat ha già reso pubbliche le stime preliminari per l’inflazione nel mese di settembre. Quello che è chiamato l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), considerato al lordo dei tabacchi, è diminuito dello 0,2% rispetto ad agosto, e segna così un +0,7% su base annua.
Sembra una buona notizia per i costi che chi vive nel Bel Paese deve affrontare. L’inflazione allo 0,7% è il livello più basso registrato in tutto il 2024, garantito dal calo dei prezzi dei beni energetici (-8,7% dal -6,1% di agosto) e anche di alcuni servizi (ricreativi, culturali, per la cura della persona e di trasporto).
Ma non ci vuole un genio della matematica per capire che se alcuni cifre sono in ribasso ma l’inflazione ha solo una leggera flessione, allora l’aumento deve essere da qualche altra parte. È così nel comparto alimentare, con quello che viene defiito ‘carrello della spesa’ che passa dal +0,6% al +1,1%.
In pratica, si paga di più il consumo di tutti i giorni, quello che nessuno può evitare ma che impatta maggiormente sui redditi più bassi. Inoltre, le stime preliminari dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dell’1,2% su base mensile, per effetto della fine dei saldi estivi con calcolati nel NIC, anche se è in decelerazione su base annua.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha commentato così i dati: “il calo dell’inflazione è solo un’illusione, un miraggio dovuto solo al fatto che le vacanze degli italiani sono finite e, quindi, sono terminate le speculazioni sulle loro ferie che avevano portato a rincari astronomici“.
I dati, insomma, non sono certo ai livelli della crisi inflazionistica del 2023, ma rimangono ancora altalenanti. Per questo si attende con impazienza quale sarà la decisione della BCE alla prossima riunione che l’istuto avrà il 17 ottobre, sulla quale molti analisti scommettono per un’ulteriore taglio dei tassi di interesse visto anche il calo settembrino dell’inflazione nell’eurozona.
La probabilità di un nuovo taglio, prezzata venerdì scorso dagli investitori, si è addirittura triplicata rispetto alla settimana precedente, arrivando al 75%. Da HSBC, uno dei più grandi gruppi bancari al mondo, fanno sapere che ritengono che Lagarde taglierà i tassi di 25 punti base in ogni riunione da ottobre 2024 ad aprile 2025.
Dunque, il fronte di chi chiede un intervento più coraggioso dell’Eurotower, visto il costo che la politica monetaria sta avendo per l’economia europea, si allarga e si rafforza. David Pascucci, analista della piattaforma di broker XTB, segnala che “questi cali dell’inflazione potrebbero essere lo specchio di tassi tenuti alti per troppo tempo“.
“Un peggioramento dell’inflazione, ossia una sua discesa al di sotto del 2% sostenuta per lungo tempo“, continua Pascucci, “potrebbe essere indicatore del fatto che l’economia europea sta rallentando“. Il risultato che si porta dietro questo scenario è quello di “un possibile aumento della disoccupazione“.
Christine Lagarde, invece, continua a tirare il freno. “Guardando al futuro, l’inflazione potrebbe aumentare temporaneamente nel quarto trimestre di quest’anno, poiché i precedenti bruschi cali dei prezzi dell’energia scompariranno dai tassi annuali, ma gli ultimi sviluppi rafforzano la nostra fiducia che l’inflazione tornerà al target in modo tempestivo“.
“Ne terremo conto nella nostra prossima riunione di politica monetaria di ottobre“, ha detto la Presidente della BCE in audizione al Parlamento Europeo. Un’affermazione ancora ambigua, che apre uno spiraglio rispetto al taglio dei tassi, ma ribadisce come i dati di questo trimestre potrebbero suggerire di attendere ancora.
“Continueremo a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare il livello e la durata appropriati della restrizione […]. I tassi di riferimento saranno mantenuti sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a raggiungere il nostro obiettivo. Non ci stiamo impegnando in anticipo su un percorso di tasso particolare“, ha continuato l’economista.
Tutto rimandato a metà ottobre, staremo a vedere.
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