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Guerra in Medio Oriente. I prezzi del petrolio stanno già salendo

Il petrolio ha subito una impennata a New York dopo le improvvide dichiarazioni di Biden sul fatto che Usa-Israele all’Iran sono orientati a colpire le installazioni petrolifere di Teheran. 

Nel giro di due giorni, dal 30 settembre al 2 ottobre, i prezzi del greggio Brent erano già saliti di circa il 5% portandosi da circa 72 dollari al barile a poco più di 75 dollari al barile.

L’attacco missilistico dell’Iran su Israele del 1° ottobre ha riproposto all’attenzione del mondo intero la centralità del petrolio negli equilibri economici e politici internazionali.

I ministri dei paesi arabi del Golfo e dell’Iran hanno discusso a Doha uno scenario di de-escalation esprimendo preoccupazioni per le strutture petrolifere. Al momento, non ci sono segnali chiari che Stati Uniti o Israele colpiranno direttamente le strutture petrolifere dell’Iran. Un tale scenario potrebbe portare alla chiusura dello Stretto di Hormuz da parte della marina iraniana (21% della fornitura globale di petrolio), danneggiando anche le esportazioni petrolifere dell’Iran verso l’Asia.

Troppo spesso ci si dimentica infatti della perdurante centralità del petrolio, nel convincimento che la transizione energetica l’abbia ormai messo fuori gioco, mentre continua a rappresentare la prima fonte di energia consumata nel mondo.

E’ bene ricordare che il Medio Oriente produce circa un terzo dell’offerta di petrolio mondiale, L’Iran produceva 4,3 milioni di barili al giorno, ossia il 13,3% della complessiva produzione Opec e il 4,2% di quella mondiale.

Secondo alcuni analisti sentiti dalla Reuters, ad agosto la produzione di petrolio dell’Iran ha raggiunto il livello più alto degli ultimi sei anni, ovvero 3,7 milioni di barili al giorno. E questo nonostante le sanzioni.

Le esportazioni petrolifere iraniane, a causa delle sanzioni occidentali, oggi sono maggiormente orientate verso l’Asia, ma una interruzione della produzione e delle vendite del petrolio iraniano diventerebbe comunque un serissimo problema.

Secondo Energy Intelligence si registra infatti un aumento della domanda globale di petrolio nel quarto trimestre di quest’anno e la necessità nel prossimo anno di aumentarne l’offerta di 2,2 milioni di barili al giorno.

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