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Italia, Francia e Germania scrivono alla UE: basta paletti al sistema bancario

È passata sottotraccia la lettera che lo scorso 24 settembre i direttori generali del Tesoro di Italia, Francia e Germania hanno inviato alla Direzione Generale della Stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’Unione dei mercati dei capitali (DG FISMA). Questa iniziativa, di una certa rilevanza, è arrivata sui nostri media grazie a indiscrezioni di Bloomberg.

Nel testo si invita ad “astenersi dal lanciare nuove iniziative su larga scala” volte a regolamentare e a irrigidire il sistema bancario europeo, mentre l’auspicio è quello che si ponga “maggior enfasi sulla competitività del settore finanziario, in modo particolare delle banche“. I direttori generali dei tre paesi guardano a quello che fanno altre potenze occidentali, e vogliono che la UE si muova di conseguenza.

Infatti, negli Stati Uniti si parla di una maggiore flessibilità rispetto alle regole contenute nel ‘Basel Endgame’, un piano fatto di parametri severi per evitare situazioni simili a quella del fallimento della Silicon Valley Bank. Anche nel Regno Unito sembra ci si avvii a una fase di maggiore “indulgenza” verso gli istituti di credito e il raggio d’azione dei loro affari.

Tra le vari nodi che la prossima Commissione Europea dovrà tenere d’occhio c’è anche quello ambientale. Gli estensori della lettera criticano il green asset ratio, ovvero il rapporto che misura la sostenibilità dei portafogli bancari, su cui si chiede di adottare un approccio più “coerente e realistico“: come è hanno fatto altri grandi dirigenti ‘pubblici’ sull’auto elettrica.

La preoccupazione è quella per i rischi di transizione definiti dalla vigilanza della BCE come “la perdita finanziaria in cui può incorrere un ente, direttamente o indirettamente, a seguito del processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale“. Insomma, va privilegiata la preminenza del profitto rispetto alla vita dell’umanità sul pianeta.

Un portavoce di Bruxelles ha confermato che le richieste saranno esaminate dal nuovo esecutivo comunitario, ma che intanto sono arrivate a John Berrigan, direttore generale della DG FISMA. Solo lo scorso mese egli aveva sottolineato come, nell’attuale scenario di incertezza economica e geopolitica, sia molto più complicato introdurre norme finalizzate alla stabilità finanziaria. Ma senza cogliere la contraddizione sistemica tra una “fase altamente instabile” e il sogno di una stabilità fondata su un qualsiasi “pilota automatico”, al centro dei trattati europei.

Intanto, la lettera a firma dei tre principali paesi della UE ha ricevuto l’approvazione di altri importanti organizzazioni. Il presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba, ha affermato che il suo contenuto è “in sintonia con quanto sostenuto da Federcasse e dall’Associazione Europea delle Banche Cooperative (EACB) da diversi anni“.

Non si può non sottolineare come questa missiva sia arrivata nel pieno dell’affare Unicredit-Commerzbank, che ha visto reazioni contrastanti tra l’ambito politico e quello prettamente economico. La costruzione di colossi bancari è un elemento imprescindibile per garantire agli istituti europei di essere competitivi con quelli statunitensi e cinesi.

In questa direzione, del resto, vanno i due rapporti stilati sul mercato dei capitali e sulla competitività, rispettivamente da Enrico Letta e Mario Draghi, su richiesta della Commissione Europea. Ancora una volta, va notato come, se dal punto di vista strategico il ‘nemico’ della filiera euroatlantica sia il multipolarismo, elemento di pesante divergenza intercorrono anche nella concorrenza tra UE e USA.

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