Da un rapporto di Mediobanca dedicato all’industria militare presentato a fine anno, è arrivata una fotografia delle 100 maggiori aziende italiane della Difesa. E’ una piramide con in testa Leonardo e Fincantieri, entrambi controllate dallo Stato, che ha generato utili netti cumulati nel triennio 2021-2023 pari a 4,5 miliardi e profitti record l’anno scorso per 1,6 miliardi (+11,2% sul 2021).
ll sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, ha fatto appello agli investitori privati affinchè mettano i loro capitali nelle imprese del comparto, con la sicurezza che non rimarranno delusi visti i profitti che producono.
Il rapporto di Mediobanca stima che le 100 maggiori aziende italiane della Difesa, ognuna con fatturato maggiore di 19 milioni di euro e con una forza lavoro superiore alle 50 unità nel 2023, sono tipicamente dual use, ovvero produttrici di beni e servizi sia nel mercato civile che in quello della difesa e sicurezza.
Il loro fatturato aggregato, pari a 40,7 miliardi di euro nel 2023, non è quindi attribuibile interamente alla Difesa, ma solo in una porzione stimabile nel 49 per cento del totale e pari a circa 20 miliardi (+6,6 per cento sul 2022 e + 14,7 per cento sul 2021).
L’occupazione nel settore dell’industria militare ammonta complessivamente a oltre 181 mila persone nel 2023. Secondo il rapporto Mediobanca la quota riferita alla sola Difesa e basata in Italia si stima si attesti a oltre 54mila unità. Ma questo dato appare sicuramente in difetto. Infatti sul piano dei lavoratori occupati dal maggiore gruppo del complesso militare-industriale italiano -Leonardo – si è passati dai 110mila (di cui 29mila della Leonardo e 81mila della filiera) ai 128mila del 2021 (anche qui 31mila nell’azienda madre e 97mila nella filiera).
In pratica Leonardo è solo la capofila di un sistema di oltre 4.000 imprese con quasi centomila persone che ci lavorano. Di queste ce ne sono 67 in funzione di aziende fornitrici principali con 7.500 dipendenti e una fatturato di 1,3 miliardi.
Presentando il suo Rapporto, Mediobanca si è posta anche il problema di rendere appetibile gli investimenti nel settore dell’industria militare italiana.
“Cominciamo a fare gli eurobond che sarebbe già un primo passo, poi vediamo anche le economie più avanzate dal punto di vista degli investimenti e del capital market come l’America per trovare spunti” ha detto il Ceo di Mediobanca Nagel, riferendosi agli strumenti per sostenere il settore della Difesa, in occasione del convegno durante il quale è stato presentato il rapporto.
Il banchiere Nagel si è assicurato di garantire che quello militare è “Settore di assoluta rilevanza. Tanto più se si considera che l’analisi economica appare relativamente concorde nel ritenere che l’industria della Difesa sortisca spillover positivi sull’intera economia in termini di R&S e formazione del Capitale Umano, date le elevate competenze che essa richiede e che contribuisce ad affinare”.
Adesso forse è più chiaro il perché in Parlamento sull’aumento delle spese militari, le missioni militari all’estero e la partecipazione alla guerra in Ucraina ci sia sempre stata perfetta convergenza tra la destra e il Pd.
Questa crescente e consolidata rete di interessi materiali produce anche consenso politico bipartisan ed è questo il mostro che dobbiamo combattere, non solo per fermare la guerra adesso ma per modificare radicalmente la collocazione e la visione internazionale del nostro paese oggi solidamente ingabbiata nel blocco euroatlantico.
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