Sette anni e sei mesi di reclusione: è questa la condanna inflitta ieri pomeriggio da Alberto Avenoso, giudice unico del tribunale di Spoleto, all’ex amministratore della Umbria Olii, Giorgio Del Papa, riconosciuto quindi responsabile per la morte del titolare di una piccola ditta di carpenteria e di tre suoi operai a causa di un’esplosione avvenuta cinque anni fa nell’azienda di Campello sul Clitunno, durante dei lavori di manutenzione. L’esplosione si verificò nel primo pomeriggio del 25 novembre 2006 mentre le vittime – Maurizio Manili, Giuseppe Coletti, Tullio Mottini e Vladimir Todhe – stavano saldando una passerella metallica alla sommità di due silos. Un quinto operaio si salvò miracolosamente perché impegnato a manovrare una gru con un lungo braccio e quindi distante dal punto dello scoppio.
Del Papa, che non ha assistito alla lettura della sentenza, è stato processato in quanto allora era il presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda specializzata nella raffinazione di oli vegetali. Secondo la ricostruzione della procura di Spoleto nell’impianto venivano trattati quelli di sansa grezza, caratterizzati dalla presenza di solventi come l’esano e quindi «fonti di potenziali atmosfere esplosive». Senza che fossero adottate – è stata l’accusa che ha portato alla condanna – le necessarie misure tecniche e organizzative adeguate alla natura di tale pericolosa attività. Per i pm spoletini l’esplosione si verificò a causa dei gas quando gli operai saldarono la passerella. Di qui l’accusa di omicidio colposo plurimo contestata a Del Papa insieme ad altri reati.
Il 63enne Del Papa ha sempre risolutamente negato di essere stato responsabile dell’incidente che a suo avviso fu provocato da un errore, da una leggerezza compiuta dagli operai. Ed ha già incaricato il suo legale di ricorrere in appello.
Anni fa la Umbria Olii aveva addirittura chiesto alle famiglie delle vittime e all’operaio sopravvissuto nello scoppio un risarcimento, alla fine per fortuna rigettato dalla magistratura, di 35 milioni di euro (!). Del Papa ha più volte accusato Klaudio Demiri, l’operaio sopravvissuto, di aver scatenato il rogo con una manovra sbagliata della gru che stava pilotando.
Ma ieri, al termine del procedimento di primo grado, il giudice ha invece stabilito che sia Del Papa a risarcire i parenti degli operai morti e il loro collega ma anche il ministero dell’Ambiente e la Regione Umbria (una decina di silos vennero distrutti dall’esplosione provocando la dispersione di una notevole quantità di olio disperso). I familiari di Giuseppe Coletti, Maurizio Manili, Tullio Mottini e Vladimir Todhe hanno accolto la sentenza senza applausi ma con soddisfazione. «Nessuno mi potrà ridare mio marito ma giustizia è stata fatta» ha detto una delle vedove presenti in aula. “Oggi finalmente ci siamo liberati di un grande peso – ha detto Anila Todhe, moglie di Wladimir, dopo la lettura della sentenza – anche se sappiamo che la storia non finisce qua, perché ci sarà l’appello e poi la Cassazione. Ma quantomeno un primo grande passo è stato fatto e dormire la notte sarà un po’ più facile”.
La pena inflitta a Del Papa è stata comunque assai inferiore a quella richiesta dall’accusa (12 anni), dato che il giudice non ha riconosciuto la tesi che l’ad fosse coscente del grave rischio al quale esponeva gli operai a causa delle mancate misure di sicurezza. Ma comunque una sentenza significativa, che fa il paio con quella della Thyssenkrupp di Torino.
«Una sentenza ispirata a giustizia, che individua le responsabilità e stabilisce i provvedimenti conseguenti. Cosa che non sempre accade nel campo dei processi per incidenti sul lavoro» ha detto alla stampa l’assessore regionale alla sicurezza sul lavoro, Stefano Vinti.
Commenti parzialmente positivi sulla sentenza sono stati espressi anche da alcuni amministratori ed esponenti politici locali che pure in questi anni avevano tenuto una posizione ambigua sull’accaduto.
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