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Hanno fermato una petroliera in Kerala?

Da lavoratore marittimo la prima domanda che, insieme agli altri colleghi, ci siamo posti è “ma che cosa ci faceva una petroliera in Kerala?”, si è vero che anche quella parte di Oceano  Indiano è contiguo al mare Arabico, o meglio il mare Arabico è interno all’Oceano Indiano, ma la costa del Malabar (quella del Kerala) è famosa per le difficoltà dovute a condizioni meteo  particolari e ad altri pericoli naturali (scogli non segnalati, banchi con basso pescaggio come per esempio quello a sud di Capo Comorin).

Una della difficoltà non naturali e sconosciuta a chi non è navigante è rappresentata dal Minicoy, e cioè una linea che separa due zone di mare ben distinte e di conseguenza condiziona il traffico marittimo. questa linea, che divide la zona di competenza delle Maldive (stato sovrano)  da quella di competenza delle Laccadive (stato Indiano), passa esattamente al confine tra l’8° e il 9° grado di latitudine nord tant’è che la parte dell’9° grado (India) ha il nome di canale del nono grado  mentre quella delle Maldive ha il nome di Canale dell’ottavo grado.

Anche questa divisione, come tante altre in molti “canali” marittimi a ridosso di pìù stati, è stata decisa a livello internazionale dall’Imo (l’organizzazione internazionale marittima delle nazioni unite) attraverso varie conferenze e convenzioni internzazionali tra cui quella di Montego Bay.

La conferenza di Montego Bay ha stabilito delle regole alle quali hanno aderito la maggioranza degli stati sovrani (pena l’espulsione dall’Imo), sono state ratificate le zone di separazione del traffico, i requisiti di sicurezza delle varie tipologie di   navi, l’addestramento del personale navigante, è stato messo a punto il sistema di comunicazione GMDSS, sancito il ruolo degli stati e il diritto di bandiera. 

il diritto di Bandiera stabilisce che la nave (se dotata di codice identificativo IMO) è parte  della sovranità dello stato rappresentato dalla Bandiera di appartenenza e quindi qualsiasi incidente di qualsiasi natura verificatosi a bordo e avvenuto in acque internazionali diventa automaticamente di competenza dello Stato rappresentato dalla bandiera. se il fatto accade in acque territoriali la competenza è dello stato a cui appartengono le acque territoriali. generalmente la fascia delle acque territoriali si estende dalla costa fino a 12 miglia nautiche (circa 23 KM) ma non sempre è così.
Per esempio le Bocche di Bonifacio o lo Stretto di Gibilterra hanno distanze minori e quindi si ricorre alla competenza “di giurisdizione”  con accordi tra i singoli stati interessati, gli stati hanno la facoltà di estendere la fascia di competenza territoriale per ragioni legate alla “sicurezza nazionale” oppure “crimini continuati a ridosso delle acque territoriali  (per esempio per le distanze maggiori vedi le vicende sugli immigrati  tra Malta e Italia o in passato tra Libia e Italia  ) ed è chiaro che su questo punto quello che conta sono i muscoli che ogni singolo Stato riesce a mostrare.
Ricordiamo la triste vicenda di un Socialista dissidente politico  iraniano condannato a morte che cercava asilo politico in Italia il quale  fu trattenuto prigioniero in una nave battente a iraniana nella quale si era imbarcato clandestinamente  al porto di Livorno  nonostante la mobilitazione dei lavoratori marittimi il dissidente fu trattenuto a bordo invocando il diritto internazionale e quindi la nave fu autorizzata a partire verso l’Iran con il dissidente che al suo arrivo in Iran verrà “giustiziato”.

Però resta ancora senza risposta la domanda “ma che ci faceva una petroliera vuota con dei militari a bordo e lontana dalle rotte del petrolio in quel tratto di mare tanto tormentato da sentimenti indipendentisti e territori governati da coalizioni Socialiste e Comuniste democraticamente elette?”

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