I movimenti di 23 milioni di euro dello Ior sono al centro dell’inchiesta della Procura di Roma. Una inchiesta che sta scombinando i vertici della banca vaticana. Le prime teste a cadere sono quelle di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, rispettivamente ex direttore generale e vice direttore della Banca della Santa Sede che si sono dimessi dall’incarico lunedì primo luglio.
I due, secondo alcune fonti, sono a rischio di rinvio a giudizio. “Il Consiglio di sovrintendenza e la Commissione dei Cardinali – si legge in una nota diffusa dalla sala stampa del Vaticano – hanno accettato le loro dimissioni e hanno chiesto al presidente Ernst von Freyberg di assumere ad interim le funzioni di direttore generale con effetto immediato”. “L’Autorità di Informazione Finanziaria – si legge ancora – è stata informata. La Commissione speciale nominata il 26 giugno scorso ha preso atto di questa decisione”.
Lo scontro interno allo IOR era iniziato, un anno fa, con la defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi dalla presidenza della banca vaticana. Era stato il direttore Cipriani, secondo quanto rivelato da Gotti Tedeschi ai magistrati, ad entrare in conflitto con lui che allora era il presidente dello Ior. Parallelamente si verificò anche un durissimo scontro tra lo stesso Gotti Tedeschi e il cardinale Segretario di Stato Bertone. Non è un dettaglio ricordare che Gotti Tedeschi è l’uomo che quando sentì bussare alla sua porta temette per la propria vita rassicurandosi poi quando vide che erano i carabinieri inviati dai magistrati romani per una perquisizione nella sua abitazione. Per Gotti Tedeschi, che accettò di collaborare con le indagini, si apre adesso la prospettiva dell’archiviazione.
Le indagini si concentrano su altre tredici operazioni sospette dell’inchiesta sullo Ior a carico di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, dimessisi due giorni fa hanno lasciato le poltrone di direttore e vicedirettore della Banca Vaticana e che adesso rischiano di finire sotto processo. Tra l’altro è sbucato un altro milione di euro di operazioni, che si aggiunge ai 23 milioni, trasferiti attraverso conti Ior alla banca tedesca Jp Morgan, mentre dagli atti dell’inchiesta su mons. Scarano, che si era servito di un agente dell’Aisi (i servizi segreti italiani) – Giovanni Zito, finiti in manette – per portare allo Ior 20 milioni di euro. Il religioso riceveva da Montecarlo e dall’estero continui versamenti sui conti vaticani. Dalle intercettazioni del monsignore, protagonista di un’indagine illuminante sulle modalità con cui anche i prelati gestivano i conti Ior, emerge infatti che il religioso finito in manette riceveva abitualmente bonifici da Montecarlo. Non solo. Dalle intercettazioni si rileva come Mons. Scarano fosse decisamente uomo di mondo. In occasione di un prelievo di 15mila euro alla Banca del Fucino che chiedeva spiegazioni, il religioso commenta al telefono con un amico: “Ho dovuto dire stamattina per prelevare che si tratta di opere di carità. Cioè ma tu ti rendi conto? Uno deve dire i cazzi suoi. Vuoi essere preso per i fondelli? Ti prendo per i fondelli”.
Il procuratore Nello Rossi e il pm Stefano Fava hanno concluso gli accertamenti su 23 milioni di euro trasferiti dai conti Ior a quelli Jp Morgan e alla Banca del Fucino con l’avallo di Cipriani e Tulli. E’ passato poco più di una settimana dalla decisione del nuovo Pontefice di istituire una “commissione d’inchiesta” per far luce sullo Ior e già sono arrivate proprio le dimissioni di Cipriani e Tulli. Una cosa è certa: la rogna è appena all’inizio e difficilmente potrà contare sulla “divina provvidenza”.
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