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I rischi del gioco

Continuando la nostra inchiesta sulla vicenda del gioco d’azzardo legalizzato, stavolta parliamo invece di quali reazioni possono esserci su questo, vero e proprio, fenomeno sociale!
In uno sperduto paesino del padovano, Fontaniva, paese piccolo, pieno però di macchinette mangiasoldi (slot machine o videopoker che dir si voglia), una persona furiosa e probabilmente non proprio ragionevole, dopo aver giocato, e perso, ben 5.000 euro al videopoker ritorna sui suoi passi e “accetta” le macchinette distruggendole.

Mentre l’opinione pubblica è sommersa da notizie a proposito della dipendenza che il gioco e diagnosi (la ludopatia), creata dall’illusione in crescita che una vincita “strepitosa” allevierebbe le scarse, o nulle, risorse economiche il loro possesso, il rischio reale è poi quello di venire distratti da ben più corpose reazioni a tale riguardo; …fallimenti familiari e relative conseguenze disastrose, suicidi per debiti di gioco, omicidi eseguiti da bande criminali nella contesa di territori e il controllo su locali dove inserire o sono presenti sale gioco con slot-machine e videopoker ed altro ancora, fino all’episodio di oggi che ha visto la distruzione di numerose slot videopoker e l’arresto eseguito ai danni dello sfortunato giocatore (ludopatico?, anzi tuttaltro così sembrerebbe dalla reazione che ha avuto!).

Alcuni commenti di questa notizia apparsa su Repubblica.it, passano dal: “Ha fatto bene è un mito” a “Bravo, dovrebbero far tutti così, lo Stato permette che la gente si rovini, è ora che ci svegliamo da questi falsi sogni.”, fino a commento più razionale e veritiero tipo: “Ci si potrebbe chiedere perché permettono quest’invasione a tassazione agevolata, poi si scopre che Sisal e Lottomatica pagano le fondazioni politiche tipo VeDrò del nostro beneamato premier.”

Dunque possiamo prendere atto di come a tale riguardo i commenti ed i comportamenti prendano strade diverse. Tra chi applaude alla distruzione di tali marchingegni a quanti ne prevedono serie conseguenze di carattere penale, fino a commenti più concreti e razionali di chi invece capisce che dietro e sopra questa vicenda esistono ben più oliati sistemi e strategie.

Tutto ciò passa anche per la presenza dello Stato attraverso sue normative legislative e strutture di gestione (AAMS – Azienda Autonoma Monopoli di Stato) e, cosa ben più grave, è denunciata la presenza di persone in odor di mafia o camorra o comunque legate a organizzazioni criminose e malavitose, nella gestione o nella dirigenza di queste aziende concessionarie della licenza per la sistemazione e la conseguente gestione di numerosi slot-machine.

Tale presenza è diventata così invadente e pervasiva da stimolare inchieste e interrogazioni parlamentari da parte di sempre diverse personalità politiche o di associazioni dedite alla lotta anti usura e alla criminalità mafiosa e camorristica.

In questo segnaliamo una recente inchiesta del 10 luglio del Fatto Quotidiano (dal titolo esplicativo: Il gioco d’azzardo e gli evasori fiscali (Nunzia Penelope), nel quale è messo in evidenza come la presenza di organizzazioni illegali e criminali stiano aumentando sempre più la loro presenza in questo settore; sia per la elevata quantità di denaro in esso presente 87 miliardi di euro giocati lo scorso anno, sui quali lo stato attraverso la tassa Preu ne ha incassati 8; che per la vastità di macchinette installate in un mercato non completamente saturo e ancora suscettibile di ulteriore crescita.

Com’è vasto questo settore?

Sono presenti circa 2 mila concessionari, 5 mila gestori, 100 mila esercizi, 400 mila slot machine:

Nell’articolo del FQ il nuovo responsabile Luigi Magistro, passato dall’Agenzia delle Entrate ai Monopoli di Stato, afferma che: “Il gioco d’azzardo mi fa più paura degli evasori fiscali” – “Il capo della lotta ai ladri del Fisco è passato ai Monopoli di Stato per combattere le infiltrazioni criminali nel settore di slot machine e lotterie” …nella stessa intervista inoltre precisa che: “Col gioco di Stato siamo entrati in un settore nuovo forse impreparati … Abbiamo dovuto formare il personale e col blocco delle assunzioni non c’è ricambio da dieci anni. Rispetto alla macchina che ci hanno chiesto di organizzare, non ci hanno dato molto. Eppure, garantiamo allo Stato 24 miliardi di entrate l’anno”.

E’ dunque sostanziosa la composizione organica della struttura economico-strategica che gestisce il settore e che vede impegnato il meglio dell’offerta simil-industriale, presente su scala internazionale, da parte di aziende di grande prestigio economico le quali, peraltro, risultano essere già state condannate dalla Corte dei Conti al pagamento di una sanzione di 98 miliardi di euro (per poi prima ridotte e poi “graziate”), per il mancato rispetto del regolamento, da loro stessi sottoscritto, che sanzionava il mancato collegamento (per via telematica), al sistema di controllo gestito dall’AAMS, attraverso la Sogei, che aveva il compito di sorvegliare i volumi economici delle “scommesse” e determinare la quota fiscale spettante allo stato attraverso il PREU (prelievo erariale unico).

La stessa inchiesta del Fatto pare giungere alle nostre stesse conclusioni quando affronta il tema della ludopatia, affermando che: “… sulle ludopatie, “circolano numeri che ci lasciano perplessi. I tecnici ci dicono che le persone veramente a rischio dipendenza sono decisamente meno rispetto alle cifre che si leggono”…. Ma qualcosa va fatto: la dislocazione delle slot è fin troppo libera, chiunque può metterne una. Qui accanto c’è una lavanderia con otto apparecchi: si porta il bucato e si gioca. …. Però faccio notare il paradosso: l’opinione pubblica si concentra sulle ludopatie, mentre c’è assai meno attenzione sul fatto che noi, qui, ci confrontiamo quotidianamente con un sistema a grosso rischio d’infiltrazioni criminali.

L’articolo prosegue dettagliando la situazione presente nella sola Lombardia, e più in generale a quanto ammontano i volumi economici delle giocate effettuate e il prelievo fiscale che lo stato attua su di esso.

In Lombardia ci sono 77414 apparecchi per giocare e lo Stato raccoglie 10 miliardi di euro.

A livello globale la raccolta totale delle giocate è di 48,7 miliardi di euro, per una media di spesa pro capite di 804 euro annui.

A fronte di tutto ciò, oltre ad azioni individuali (del tipo di quelle eseguite nel bar di Fontaniva, in provincia di Padova) sono ancora poche le iniziativa a sostegno del rifiuto di questa situazione.

Su tutte però sta emergendo, e speriamo che acquisti maggiore efficacia e diffusione, un’iniziativa partita proprio da settori sociali di una città, Pavia, letteralmente sommersa dagli slot, nella quale sono partite le prime manifestazioni all’insegna dello slogan “NO SLOT”.

Anche a Roma sono partite iniziative e reazioni utili a contrastare tale crescita, dovuta anche alla trasformazione e ristrutturazione d’intere aree ex – industriali, abbandonate all’incuria e al degrado, per poi essere trasformata in moderni fabbricati per il gioco d’azzardo, cioè novelle Las Vegas.

Inizialmente, anche attraverso pubblicizzazione di un sito web http://www.senzaslot.it/, si cerca così di sensibilizzare coscienze e soggetti disponibili a pendere parte a iniziative per quantomeno limitare lo sviluppo di tale fenomeno.

SenzaSlot.it nasce dall’iniziativa di persone che, vivendo a Pavia, cioè nella città che con 1 slot machine ogni 110 abitanti risulta essere a tutt’oggi la capitale del gioco d’azzardo, hanno deciso che avrebbero bevuto il caffè solo ed esclusivamente nei bar, appunto, Senza Slot.

Viene dunque proposta una mappatura di locali (bar, e quant’altro) che non hanno una presenza al loro interno di slot-machine o macchinette mangiasoldi, allo scopo di effettuare una mappatura globale di intere aree (città e paesi compresi) nelle quali sono assenti tali marchingegni.

Consigliamo ai nostri lettori di consultare il sito e possibilmente partecipare alle iniziative per contrastare il diffondersi di tale sistema che penalizza di solito i settori sociali più deboli e maggiormente esposti alle lusinghe e illusioni che “facili” vincite possano risolvere situazioni verso le quali molto probabilmente occorrerebbero ben altri sistemi.

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