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Il post-EXPO a Bologna, cronaca di un fallimento

Sabato 11 giugno il Corriere di Bologna, in un articolo a firma di Riccardo Rimondi, riportava una notizia che rischia di avere una rilevanza nazionale.

Un’impresa del bolognese, la Edilfast, è fallita in seguito al mancato pagamento di 710 mila euro dovuti da una ditta appaltatrice al servizio della Fiera di Bologna, per il lavoro svolto nell’allestimento di un padiglione di Expo 2015.

La Fiera di Bologna, ente semipubblico, aveva assoldato la Edilfast tramite un’azienda appaltatrice, la Tron Group Spa, per la realizzazione del “parco della Biodiversità”, che era appunto la vetrina della Fiera a Expo, per un contratto da 980 mila euro. Solo i primi 270 mila sarebbero stati versati a marzo 2015 mentre i restanti, il 70% del totale, non sono mai arrivati, costringendo l’azienda bolognese a chiudere lasciando a casa 8 dipendenti.

La Edilfast non è però l’unica azienda che si è trovata incastrata in questa situazione, in quanto il lavoro era stato realizzato insieme ad altre quattro ditte, di cui tre hanno pure fatto ricorso per i mancati pagamenti: Radio Sata (Ferrara) , R&F srl (Roma) e Rc Termoidraulica (Milano). Dopo l’inizio delle procedure legali la Tron aveva cercato un accordo con un’”autoriduzione” del 45%, ovviamente rifiutato da tutti i creditori. In totale, l’articolo del Corriere conta un ammanco di pagamento in circa un milione di euro.

La Fiera si è disinteressata della vicenda dopo che il presidente ha spiegato che la Tron era stata pagata per i lavori finiti, secondo l’uso ormai collaudato di scaricare le responsabilità sull’appaltatore di turno (siano essi aziende come la Tron o come spesso avviene per i mancati pagamenti ai lavoratori ingaggiati dalle agenzie interinali).

Come a dire: se non ti ha abbattuto la crisi, ci pensano i “grandi eventi” e gli enti pubblici.

 

Redazione Contropiano Bologna

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