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Guerra alle slot. Qualcosa si muove

Nonostante l’attenzione di tutti i notiziari e i quotidiani, fosse totalmente impegnata a seguire le vicende del governo Letta e del destino di Berlusconi, non dovrebbe sfuggire ad un occhio più attento una questione che continua ad essere scandalosa: il gioco d’azzardo legalizzato e la totale “indulgenza” statale di cui gode. Uno scandalo sul quale però sta crescendo anche l’iniziativa di inchiesta, denuncia e contrasto del e sullo slot system che interessa decine di migliaia di persone, “vittime” di una assurda e inconsapevole dipendenza che sta assumendo risvolti patologici di interesse medico-sanitario oltre che sociali.

Ultimamente alcune iniziative hanno caratterizzato l’avvio di movimenti da parte di numerosi soggetti che si stanno organizzando per dare un segnale di contrasto e mobilitazione su questo problema.

Queste iniziative hanno caratteristiche diverse e non tutte indirizzate sugli stessi obiettivi.

Da una parte si assiste a una scesa in campo di settori appartenenti, per lo più, a organizzazioni di natura cattolica o di associazioni che denunciano il problema dell’usura dovuta, a debiti di gioco, e della dipendenza psicologica che questa vicenda sta producendo.

Queste associazioni (es: Caritas, Libera, centri di ascolto e intervento del tipo Alcolisti Anonimi o associazioni simili ecc..), hanno messo al centro della propria iniziativa un aspetto soprattutto “moralistico” o di denuncia delle tendenze “viziose” che gli slot-machine creano nei confronti dei loro “consumatori”.

Come si può vedere dall’iniziativa messa in campo alla fine del mese di settembre con lo slogan “Slotmob, il buon gioco che annulla l’azzardo”. (http://video.repubblica.it/edizione/milano/slot-mob-a-milano-premiano-i-bar-senza-slot/141269/139807),

Si “premiano” e si sollecitano i proprietari o gestori dei servizi pubblici, bar, centri Arci e dopolavoristici, a rinunciare alla sistemazione nei propri locali di slot-machine oppure a toglierle dai loro locali.

Riportiamo un resoconto di questa iniziativa: “Che sia una scommessa di quelle toste non c’è dubbio. Che la posta in gioco sia notevole, neppure. Che su questa sfida la signora G. B., anni 52, abbia puntato molto, è sotto gli occhi di tutti. Il suo è un «azzardo», ma di quelli giusti: nel suo bar non c’è posto per le slot, «perché non ce la facevo più a vedere gente che perdeva i risparmi di una vita, l’attività, la famiglia». È stata tra le prime qualche anno fa a disfarsene. E ieri una folla festosa e originale si è riunita in una sorta di «flash mob» (raduno improvvisato e spontaneo) per premiare il suo coraggio: «Erano ancora gli anni buoni, di crisi non si parlava – racconta – e con tre macchinette guadagnavo milioni. Oggi se tenessi due slot machine mi entrerebbero quasi duemila euro, uno stipendio, però mi sento più ricca senza questi soldi». Questione di coraggio, appunto, e di coscienza. Queste iniziative stanno riscuotendo adesioni sempre più convinte, soprattutto da parte di molte persone che partecipano a questi appuntamenti di fronte ai bar o ai locali con una forte presenza al loro interno di slot-machine.

Da un’altra parte si sta muovendo anche il collettivo SenzaSlot di Pavia, città dalla quale, molto probabilmente, è iniziata, con una manifestazione pubblica alla quale hanno partecipato molte persone alcune aderenti ad associazioni locali la protesta contro il gioco d’azzardo statale e che ha organizzato un’incontro pubblico del quale riportiamo uno stralcio del report fatto circolare dal collettivo:

“La rete no slot si sta muovendo: sabato sera, 28 settembre 2013, siamo stati invitati a parlare di lotta al gioco d’azzardo, durante la partecipatissima GAS Fest, festa dei gruppi d’acquisto solidale della zona.

Borgarello è un piccolo comune di nemmeno 3000 abitanti alle porte di Pavia. Un solo bar e con le slot machine, e ormai non più solo il bar… È una delle città simbolo delle infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord e di abusi edilizi, ma anche un modello di resistenza popolare.

Abbiamo aperto l’assemblea, molto partecipata, proiettando il trailer di Slot, le luci intermittenti di Franco (bel film-documentario di Dario Albertini sull’argomento): crediamo sia servito ai presenti per visualizzare immediatamente la drammaticità di questo problema sociale e puntiamo a organizzare delle proiezioni di questa pellicola anche nel pavese. (…) Siamo convinti che solo un movimento dal basso può davvero ostacolare e bloccare questo problema drammatico. Ci sono tutte le condizioni perché l’esperimento riesca a meraviglia e possa diventare un’esperienza modello. Vi terremo informati anche da questo sito sugli sviluppi. Senza Slot è con la lotta dei cittadini di Certosa e Borgarello!”

Sempre il collettivo denuncia il ruolo che la pubblicità sta assumendo con messaggi sempre più pervasivi che impestano tutti i mezzi di comunicazione , denunciando che: “…Finché la pubblicità sarà permessa, inevitabilmente punterà a manipolare i più deboli. Proibire ogni forma di pubblicità al gioco d’azzardo SUBITO!”.

Il collettivo ha già avuto notevoli riscontri e adesioni da diverse città e associazioni che si stanno battendo contro il gioco d’azzardo, con analisi, inchieste e denuncia sulle speculazioni che le aziende titolari delle concessioni e licenze stanno determinando in quasi tutti i centri abitati, nelle ristrutturazioni, trasformando edifici o ex stabilimenti dismessi o in disuso, in novelli casinò stile Las Vegas.

La Confindustria contro gli attivisti senzaslot

Il Collettivo “Senzaslot”, ha già collezionato una denuncia da parte della Confidustria settore giochi, contro la quale ha prima realizzato un manifesto che ne denunciava il ruolo di usura e speculazione delle associazioni aderenti alla stessa nel settore giochi di appartenenza, facendo poi un’appello da sottoscrivere da parte di quanti vogliono opporsi a tale questione, (Un appello contro gli attacchi degli imprenditori dell’azzardo a SenzaSlot.it).

Queste prime iniziative, sommate alle possibili congiunzioni che i diversi soggetti interessati ad unificare e ingrandire questa battaglia stanno proponendo, potrebbero forse favorire anche prese di posizioni a favore per un ripensamento, sia legislativa che normativa del settore, oltre che ad un suo ridimensionamento. Ciò altresì sta producendo una forte e decisa presa di posizione della Confindustria, settore giochi, la quale, attraverso un suo comunicato, ci fa sapere  che. “…Il presidente di Confindustria sistema gioco Italia, Massimo Passamonti ha, infatti, dichiarato che il condono è destinato al flop:“Preferiamo aspettare il giudizio d’appello, siamo sicuri che ci darà ragione”. La maximulta da 2,5 miliardi potrebbe essere cancellata in appello. Perché pagare subito il condono?” (http://it.finance.yahoo.com/notizie/slot-machine-lobby-no-sanatoria-115822550.html)

Ciò sta dimostrando che oltre al danno, è prevista anche la beffa!

Sui concessionari di slot machine pendeva una multa da 2,5 miliardi di euro, per un  contenzioso riguardante il biennio 2005-2007, quando una verifica da parte della Guardia di Finanza evidenziò come le slot delle dieci società coinvolte nell’inchiesta non fossero collegate al cervellone dei monopoli e, come conseguenza, non fossero monitorate, praticamente non versarono un centesimo allo Stato di tasse previste dal Preu (Prelievo Erariale Unico). Il pm chiese 98 miliardi di multa – moltiplicando le ore di attività non registrate per il numero di macchinette scollegate – che poi diventarono 2,5 miliardi nel giudizio di primo grado.

A  questo proposito la recente disposizione del governo Letta aveva “scambiato” la sanzione di 2,5 miliardi di euro, attraverso una sua riduzione a soli 600 milioni, ma le lobby del gioco d’azzardo hanno, per il momento, rifiutato la transazione con il rischio che a pagare il conto, come sempre, debbano essere i cittadini. Se questa copertura del decreto Imu dovesse svanire, scatterebbe la cosiddetta clausola di salvaguardia, con un aumento degli acconti di Ires, Irap e accise. O pagano le concessionarie degli slot, o pagano tutti gli italiani con le tasse.” – (Da Il fatto Quotidiano del 19/09/2013).

Rosicando e risicando

Non contenti e soprattutto fortemente “voraci” in materia di profitto, queste aziende, nonostante le normative di limitazione presenti nella legislazione in materia di collocazione di nuove locali con slot (vietate nelle vicinanze di scuole pubbliche, e edifici di pubblica utilità), non disdegnano di farsi pubblicità distribuendo volantini e omaggi agli stessi studenti:

(http://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/2013/03/23/863024-sala-giochi-diffidata-pubblicizzava-slot-minorenni.shtml)

La voracità di queste aziende è maggiormente in risalto anche attraverso nuove normative nazionali nel settore del gioco di casino online che si sta sempre più diffondendo nelle abitazioni dove sono presenti computer per uso domestico.

Pubblicità in materia comunicano che: “Giocare è semplice: basta avere diciotto anni, essere italiano di nazionalità oppure appartenente ai paesi che permettono di giocare online al casino per i siti italiani (guidati magistralmente sotto la cura dell’AAMS), avere una carta di credito oppure una carta prepagata, o anche i contenitori di pagamenti online come paypal e moneybookers che i siti online utilizzano per depositare somme di denaro online”.

Definendo perfino dispositivi e istruzioni: “…Come giocare? Innanzitutto iscriviti ai casino online, vedi quello che offre il bonus più alto del mercato (vedi il sito che ti abbiamo consigliato) e contatta subito l’assistenza online, che si aprirà nella maggior parte dei casi come una vera e propria chat, presente 24 ore su 24 e sempre a tua disposizione: li, chiedi maggiori informazioni se hai dubbi, qualunque dubbio, e ti verrà risolto…”.

E’ questa una battaglia che, essendo ora agli inizi, dovrà necessariamente trovare una sua crescita anche, e soprattutto, alla luce delle tendenze e iniziative che le aziende da una parte ed il governo dall’altra (ricordiamo come alcuni esponenti del governo e del parlamento fanno parte di associazioni e aziende del settore giochi), si prepara a mettere in campo con l’obiettivo di raccogliere ulteriori finanziamenti attraverso il PREU (Prelievo Erariale Unico).

In conclusione s’iniziano a definire le soggettività presenti in questo campo.

Da una parte un’esperienza che ha caratteristiche da “società civile”, cioè che mette al proprio centro gli aspetti soprattutto di degrado sociale (denuncia della pericolosità, ricadute psicologiche e tossicodipendenza, disastri familiari, effetti traumatici, indebitamento eccessivo, tendenze autodistruttive o suicide, ecc…). Queste hanno, di fatto, aspetti con caratteristiche “interclassiste”, che non rende evidente, come sarebbe opportuno, la speculazione, il profitto presente nel settore.

Le stesse limitazioni normative non producono effetti sostanziali nel settore stesso che non ne risentirebbe giacché è difeso a spada tratta da Confindustria Gioco che riconosce come “lo sviluppo del mercato abbia portato ad alcuni eccessi” Eccessi dovuti soprattutto a tutte quelle persone che si sono rovinate, indebitandosi, pur di buttare un euro dietro l’altro nella macchinetta al bar o nelle sale gioco sempre sotto casa.

Dall’altra però si nota come altri settori stiano invece individuando in queste leggi e nelle normative messe in atto in merito alla legalizzazione del “gioco d’azzardo” (e soprattutto, nella composizione organica delle società concessionarie, che spesso comprendono soggetti non sempre in odore di “santità” tutt’altro!), un aspetto “classista” facente parte organica del capitalismo più speculativo e dell’attacco che si sta portando ai lavoratori e ai settori popolari sempre più colpiti dagli effetti economici distruttivi della società capitalista alla quale appartengono le aziende del gioco.

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