“Questa sentenza infligge condanne spropositate e riconosce provvisionali assurde in totale assenza di prove” ha giustamente commentato Gianluca Vitale, uno degli avvocati degli imputati giudicati negli ultimi due anni per la resistenza popolare che tra la fine di giugno e l’inizio del luglio del 2011 si oppose all’invasione e alla vera e propria occupazione militare della Val Susa.
Ma appena pronunciata la vergognosa sentenza di ieri all’interno dell’aula bunker del tribunale di Torino, che ha condannato 47 No Tav complessivamente a 140 anni di carcere e a centinaia di migliaia di euro di risarcimenti, anche la legittima e sacrosanta protesta del movimento e della valle è stata oggetto di una puntuale repressione.
Una risposta immediata ad una sentenza che non solo sproporzionata ma che ha soprattutto un carattere politico punitivo nei confronti di tutto il movimento No Tav, a futura memoria per coloro che nella Val Susa o in qualsiasi territorio del paese voglia opporsi con determinazione alla devastazione ambientale perseguita da interessi privati in nome della “ragion di stato”.
Dopo l’improvvisato blocco stradale davanti al tribunale, alle 18 centinaia di attivisti si sono concentrati nel centro storico di Bussoleno. Poi il presidio si è trasformato in un corteo che si è diretto verso l’autostrada Torino-Bardonecchia bloccando la circolazione stradale.
Questa è la risposta che i No Tav hanno dato anche al ministro Lupi, che aveva commentato quella di ieri come “una sentenza che fa giustizia anche di tante coperture politiche e intellettuali di quella violenza, che hanno cercato e cercano di nobilitarla con assurdi richiami alla resistenza, una sentenza che ristabilisce il primato della legalità e pure del buon senso”.
A farsi interpreti del pensiero dell’esponente del governo Renzi le forze dell’ordine schierate in tenuta antisommossa e in gran numero. Le forze dell’ordine hanno sbarrato la strada al corteo. Ma mentre una parte dei manifestanti continuava a fronteggiare carabinieri e poliziotti sulla strada statale, altri attivisti e abitanti hanno aggirato il blocco e passando per i campi hanno raggiunto l’autostrada bloccando la circolazione per alcune ore e sparando dei fuochi artificiali.
A quel punto le forze di sicurezza, colte di sorpresa, sono intervenute duramente contro il blocco con il lancio di lacrimogeni e inseguendo i manifestanti per i campi. Il presidio si è disperso ma poi si è ricompattato formando un corteo che è tornato a Bussoleno. Tre attivisti che sono rimasti tagliati fuori sono stati però fermati dalla polizia e in seguito denunciati per resistenza aggravata, danneggiamento aggravato, interruzione di pubblico servizio e accensioni pericolose.
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