Un forte schieramento di polizia, carabinieri, Digos e guardie del corpo dei politici e generali invitati proteggeva ieri la Conferenza «Italia e Afghanistan: dieci anni di impegno politico e militare 2001-2011» , organizzata dagli allievi della Scuola superiore S. Anna, istituzione specializzata per il lavoro di ricerca e sviluppo del “peacekeeping”, termine soft coniato per nascondere le contemporanee tecniche di aggressione militare colonialista dell’Occidente contro governi e popoli poco propensi a essere indiscriminatamente sfruttati.
Il presidio, promosso dal Coordinamento No Hub e da “studenti e studentesse contro la guerra”, ha portato in Piazza Martiri della Libertà quella parte della città intenzionata a strappare il velo di silenzio intorno alle attività di un’istituzione che contribuisce, ben di più delle basi militari, alla militarizzazione dei nostri territori.
I numeri del presidio sono stati dignitosi, anche se si riscontra – nella piazza pisana così come nel resto del paese – un livello di mobilitazione molto al di sotto delle esigenze che la situazione imporrebbe, per i costi umani ed economici dell’intervento italiano nei vari fronti di guerra, in Afghanistan come in Libia.
La mobilitazione pisana ha comunque colto nel segno, scatenando le ire e le preoccupazioni degli allievi della scuola S. Anna, i quali alcuni giorni prima della conferenza hanno preso contatto telefonicamente con un rappresentante del Coordinamento no hub, per evidenziare il “danno” arrecato al buon nome della scuola dalla nostra mobilitazione, ma anche per fare ai pacifisti una proposta: In perfetto stile “peacekeeper”, i giovani allievi avevano spalancato le porte della conferenza al Coordinamento, con un’apertura mozzafiato: sessanta secondi per una domanda prima del coffe break che concludeva la pima parte del loro convegno…! Ovviamente la delegazione invitata doveva essere di modeste dimensioni: uno,massimo due rappresentanti, in attesa di poter formulare la sospirata domanda al termine delle prolusioni dei due ex Ministri della Difesa Martino e Parisi, dei generali e dell’ex ambasciatore italiano in Afghanistan.
I rappresentanti del No Hub hanno così potuto dimostrare “sul campo” che le tattiche del “peacekeeping” si possono battere. La “generosa” proposta dei giovani yuppies delle guerre “giuste” è stata rinviata al mittente.
Le idee di studenti e militanti no war sulla celebrazione di dieci anni di massacri in Afghanistan sono risuonate chiare e forti dai megafoni delle trombe piazzate su una macchina posteggiata di fronte alla sede del S.Anna.
L’asimmetria tra mezzi tecnici era evidente, ma sicuramente i “signori della guerra” seduti nelle comode poltrone della sala conferenze all’interno del S.Anna hanno sentito risuonare, anche nella piazza pisana, l’eco di una sconfitta che nessuna celebrazione può nascondere.
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