Ieri una manifestazione al consolato greco di Milano. Oggi pomeriggio c’è stata una prima manifestazione di protesta davanti all’ambasciata greca a Roma, in Via Mercadante, angolo Via Rossini.
Il comitato italiano della Freedom Flotilla ha rilasciato in serata ils eguetente comunicato urgente.
Il Mediterraneo non è proprietà di Israele
La nave Statunitense “Audacity of Hope” ha deciso di tenere fede al proprio nome ed è salpata, per essere bloccata dopo un quarto d’ora di navigazione dalle autorità portuali greche che hanno intimato agli attivisti di tornare in porto ad Atene minacciando l’equipaggio ed i passeggeri con le armi. Stesso tentativo e stesso esito per la nave canadese Taharir. Intanto una nota del Ministero per la sicurezza interna greco mostra tutta la subalternità del governo di Papandreou alle politiche israeliane, dichiarando che la Grecia vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza. Nel mare greco, in queste ore, si sta giocando un vero e proprio braccio di ferro tra i sostenitori del diritto internazionale e quelli del diritto di Israele, diritti che come è dimostrato sin dalla nascita dello Stato di Israele non fanno che confliggere. Come ignora Gianni Letta che risponde alla sollecitazione della Freedom Flotilla Italia con un comunicato dove dice che non è in grado di garantire la sicurezza degli italiani diretti a Gaza “…trattandosi di iniziative in violazione della vigente normativa israeliana”. “Non immaginavamo che tutto il Mediterraneo fosse proprietà di Israele” hanno commentato dalla FF2 gli attivisti internazionali determinati a portare a termine la missione, non solo umanitaria, ma soprattutto politica di fare approdare le navi a Gaza. L’obiettivo è quello di rompere un assedio che si protrae da troppo tempo ai danni di una popolazione che subisce una punizione collettiva, laddove sono proprio il diritto internazionale, le convenzioni e i trattati, nati per salvaguardare le popolazioni oppresse, ad affermare che tutto questo oltre a essere inumano, è fuorilegge.
MOBILITIAMOCI PER FARE PRESSIONE SUL GOVERNO GRECO
Freedom Flotilla Italia indice un nuovo presidio davanti all’Ambasciata greca in Via Mercadante a Roma
Lunedì 4 luglio alle 17,00 e invita alla mobilitazione in tutta Italia
Invitiamo tutte e tutti a scrivere all’ambasciata di Grecia in Italia, all’indirizzo gremroma@tin.it, a telefonare al n. 06-8537551 e ad inviare fax al n. 06-8415927.
Per adesioni: roma@freedomflotilla.it
Contatti: 333/5601759 – 338/1521278
Il prolungamento pretestuoso del sequesto delle navi nei porti greci è – secondo la Freedom Flotilla italiana – un tentativo di logorare gli attivisti che espone le barche ai continui tentativi di sabotaggio degli agenti israeliani. “Chiediamo al governo greco di respingere i ricatti israeliani e di non ostacolare la partenza della Freedom Flotilla 2” denunciano gli attivisti che dall’Italia seguono passo passo le vicende delle navi ancora bloccate in Grecia.
“Si sta facendo ricorso a diversi strumenti per impedire la partenza della Freedom Flotilla 2: dai sabotaggi sulle imbarcazioni alle ripetute ispezioni delle navi, e soprattutto alle pressioni di Israele sul governo greco». La denuncia arriva da Germano Monti, uno dei portavoce dei Comitato Freedom Flotilla Italia. Delle 10 imbarcazioni che compongono la spedizione formata da 2 cargo con tonnellate di aiuti e 8 navi passeggeri, fa anche parte la nave italiana “Stefano Chiarini” al momento ferma in Grecia, e in attesa di partire. L’imbarcazione italiana ospiterà più di 50 passeggeri di tutte le nazionalità, fra cui Vauro Senesi e il fotografo Tano D’Amico, oltre a un gruppo di giornalisti osservatori inviati da alcune testate nazionali come “Corriere della Sera” e il Fatto quotidiano. Sulla ‘Stefano Chiarinì – ricorda il coordinamento italiano – è stata issata anche una bandiera dei ‘No Tav’. Tra coloro che salperanno sulla ‘Stefano Chiarinì, dodici persone sono di nazionalità italiana e numerosi sono i cittadini «svizzeri, malesi e tedeschi», alcuni dei quali erano stati assegnati alla nave turca Mavi Marmara che nei giorni scorsi ha però rinunciato al viaggio a Gaza per problemi tecnici. “Quello che ci preoccupa di più – sottolinea Mila Pernice, un’altra rappresentante del Comitato – sono proprio le pressioni sul primo ministro greco affinchè ritardi o impedisca la partenza delle navi ancorate in Grecia”. Dal Comitato è partita anche una richiesta di protezione rivolta al governo italiano. «È arrivata una risposta da parte dello staff del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che ha semplicemente detto che le Autorità italiane non ci possono proteggere, invitandoci a non andare a Gaza. Al che – prosegue il Comitato- abbiamo ribadito la nostra posizione: il governo chieda a Israele di non sparare e di rispettare il diritto internazionale».
Le autorità israeliane intanto stanno cercando di giocare tutte le loro carte: dal sabotaggio delle navi (almeno due sono state danneggiate) e quello dei “buoni e dei cattivi” tra gli attivisti a bordo delle navi. Secondo il giornale israelianoYediot Ahronot fra gli organizzatori della Flottiglia si distinguono due approcci: quello dei pacifisti occidentali, che ripudiano qualsiasi ricorso alla violenza e consigliano di pazientare qualche giorno per terminare la riparazione di due battelli asseritamente sabotati; e dall’altra parte quello degli attivisti islamici che insistono per salpare al più presto e che non escludono – secondo Yediot Ahronot – di ingaggiare un aspro confronto con le forze israeliane. Da parte sua il quotidiano della destra nazionalista Makor Rishon ammette che in Israele vengono monitorati da vicino, 24 ore su 24, i blog e i messaggi Twitter scritti dai membri della Flottiglia. In questo modo gli israeliani cercano di farsi un’idea precisa degli umori a bordo delle imbarcazioni anche se – precisa il giornale – gli addetti al monitoraggio comprendono che fra questi messaggi potrebbero essere inseriti volontariamente anche elementi di disinformazione.
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