da Repubblica
Quattro ore di guerriglia in Valsusa. L’assedio notturno dei No Tav al cantiere è iniziato verso le dieci e mezzo di sera. Prima poche decine di manifestanti che dalla parte della Val Clarea, sotto il viadotto dell’autostrada A32, hanno dato fuoco ai boschi in più punti. I roghi sono stati spenti grazie all’intervento dei vigili del fuoco. Pochi minuti ed è seguita una fitta sassaiola accompagnata dal lancio di petardi e qualche bomba carta. E ancora, i puntatori laser per accecare poliziotti, carabinieri, finanzieri, alpini e guardie forestali. Le forze dell’ordine hanno risposto lanciando fumogeni e utilizzando gli idranti. Si sono poi aperti altri due fronti di battaglia: dalla centrale Enel e dall’area archeologica della Ramats. Il primo più pacifico, dove i manifestanti si sono limitati a slogan e colpi contro i cancelli, più movimentato il secondo, anche lì, con il lancio di sassi, bombe carta e grossi petardi. I manifestanti, per lo più anarchici ed esponenti dei centri sociali hanno tagliato un pezzo di un cancelletto secondario, all’altezza del ponte tibetano sul fiume Dora, utilizzando una fiamma ossidrica. Un danno subito riparato dagli operai delle ditte appaltatrici.
A mano a mano che passavano le ore i numeri aumentavano: secondo la Digos nei boschi che costeggiano il cantiere della Tav si sono radunate circa 600 persone, ma solo una minoranza – una trentina quelli che possono essere definiti black bloc – ha dato vita all’assedio violento. Senza però mai arrivare a ridosso delle recinzioni. Intorno alle tre di notte i manifestanti hanno desistito e un po’ alla volta sono scomparsi nei boschi per tornare all’area del campeggio No Tav. Durante le quattro ore di assedio, i sassi sono arrivati anche sull’autostrada: per ragioni di sicurezza la A32 è rimasta chiusa dalle 22.30 di ieri sera fino a questa mattina.
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