USAFRICOM, il comando delle forze armate Usa per l’Africa, ha annunciato la creazione di una forza speciale dei marines che darà la caccia in Maghreb e in Somalia alle organizzazioni islamiche radicali filo-al Qaeda. La neo-costituita Special Purpose Marine Air Ground Task Force 12 si è insediata da poco meno di una settimana nella stazione aeronavale di Sigonella dopo un lungo training in South Carolina e Virginia.
“La task force avrà come compiti prioritari l’intelligence e l’addestramento dei militari dei paesi africani che combattono i gruppi terroristici o svolgono attività di peacekeeping in Somalia”, ha dichiarato il maggiore Dave Winnacker, responsabile del gruppo di pronto intervento dei marines. “La SPMAGTF-12 include componenti navali, terrestri ed aeree caratterizzate da notevole flessibilità. Saranno inviati in Africa piccolo gruppi alla volta, della dimensione di un plotone, per missioni che potranno durare da cinque giorni a cinque settimane”.
Secondo USAFRICOM, la forza di pronto intervento dei marines dovrebbe operare perlomeno per la durata di un anno, sette mesi dei quali direttamente nei teatri di guerra del continente e il resto a Sigonella per addestramenti pre e post-interventi. La Special Purpose Marine Air Ground Task Force 12 è composta attualmente da 125 uomini ma – stando al comando Usa per le operazioni navali in Africa (Napoli) – potrebbe crescere entro due anni a 364 unità. SPMAGTF-12 opererà congiuntamente con un’unità dei marines e degli incursori Seal, la Naval Special Warfare Unit-10, attivata nei mesi scorsi a Stoccarda con il fine di eseguire veri e propri blitz contro obiettivi “nemici” in Africa settentrionale ed orientale utilizzando unità navali, sottomarini ed aerei.
“Il piano d’inviare piccole formazioni militari per addestrare altre forze armate nella lotta contro i gruppi terroristici è in linea con la strategia antiterrorismo degli Stati Uniti d’America che ha il pregio di mantenere un basso profilo”, ha commentato Rick Nelson, ricercatore dell’ultraconservatore Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington. “Gli Usa si trovano sicuramente in una posizione particolarmente impegnativa in quanto devono bilanciare costantemente la loro presenza militare per ridurne il più possibile le potenziali conseguenze negative. Noi abbiamo appreso che un intervento in grande scala per combattere al-Qaeda non è sostenibile a lungo dal punto di vista economico o politico. Truppe numerose per addestrare in funzione antiterrorismo o il clamore per i successi degli assalti dei velivoli senza pilota potrebbero foraggiare la propaganda dei gruppi estremisti che vogliono dipingere gli Stati Uniti come ostili alle nazioni musulmane”.
I 125 marines della nuova task force si aggiungono agli uomini e ai mezzi da guerra distaccati a Sigonella dalla Nato e da paesi extra-Nato dopo lo scoppio delle ostilità contro la Libia. Nella base siciliana sono stati rischierati militari, intercettori, cacciabombardieri, aerei da riconoscimento e velivoli cisterna di Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Italia, Stati Uniti, Svezia e Turchia, più un paio di velivoli-spia “Awacs” dell’Alleanza Atlantica. Dalla prima settimana di luglio, inoltre, l’aeronautica militare francese ha trasferito in Sicilia cinque cacciabombardieri “Rafale” di stanza nella base di Solenzara, Corsica. I “Rafale” eseguono da quattro a otto missioni al giorno, utilizzando le bombe a guida laser GBU-12 “Paveway” e quelle SBU-38 “AASM”, ma è stato pure documentato l’uso di un certo numero di missili da crociera a lungo raggio “Scalp EG”.
A seguito del superaffollamento degli alloggi di Sigonella, a partire dello scorso mese di giugno il Comando della marina militare Usa in Europa (EUCOM) ha avviato la ristrutturazione delle caserme nell’area NAS II della base, installando pure un vasto accampamento con tende attrezzate ad ospitare sino a 800 militari della coalizione di Unified Protector. Autorizzata dal governo italiano dopo la richiesta del comandante della VI Flotta, Harry Harris, e dell’ambasciatore Usa in Italia David Thorne, la struttura è stata realizzata da uno special team di 60 uomini provenienti dalla 3rd US Air Force di Ramstein (Germania), dal Naval Mobile Construction Battalion NMCB-74 di Rota, (Spagna) e dai Seabees US Navy di Sigonella. L’accampamento è stato intitolato all’ufficiale dei marines Michael Murphy, morto nel 2005 in Afghanistan, ed è gestito da un gruppo di riservisti dello USAF 100th Civil Engineering Squadron e da alcuni ufficiali del 41° Stormo dell’aeronautica militare italiana. Nei piani del Pentagono dovrebbe restare in funzione perlomeno sino al dicembre 2011 – gennaio 2012.
La rilevanza strategica nelle operazioni di bombardamento in Libia del grande scalo aereo siciliano è stata ribadita in occasione della visita del ministro della difesa Ignazio La Russa, lo scorso 20 settembre, ai reparti italiani e stranieri rischierati nell’ambito di Unified Protector. “I mezzi delle nazioni presenti qui a Sigonella hanno compiuto 3.814 missioni, con un personale schierato di 1.078 unità, a cui va aggiunto il personale stabile americano e italiano per un totale di oltre 3.500 persone”, ha dichiarato il ministro. “Il ruolo della base è stato essenziale e decisivo. A Sigonella otto nazioni hanno potuto utilizzare i loro mezzi non solo con grande risparmio, ma anche con aumento di efficienza”. La Russa, in particolare, ha espresso apprezzamento per il “continuo supporto logistico ed operativo” del 41° Stormo che, grazie ai velivoli-pattugliatori Breguet 1150 “Atlantic”, “contrasta la minaccia subacquea e navale” e “assicura la ricerca e il soccorso in mare su tutta l’area del Mediterraneo”. Il ministro ha infine rivelato che nella base siciliana è stato pure trasferito un velivolo Alenia G.222VS dell’Aeronautica militare per le attività di guerra elettronica nei cieli libici.
La centralità di Sigonella nell’operazione Unified Protector è sancita tuttavia dai micidiali aerei senza pilota UAV “MQ-1 Predator” e “RQ-4 Global Hawk” schierati dal comando di US Air Force e i cui compiti d’identificazione, riconoscimento e bombardamento dei target sono stati determinanti per sconfiggere le forze fedeli a Gheddafi. “Circa 4.000 sortite della coalizione multinazionale sono state lanciate da Sigonella”, ha dichiarato il 7 ottobre Leon Panetta, segretario della difesa Usa, in occasione della sua visita alla base siciliana. “Le unità d’intelligence per le operazioni in Libia hanno elaborato i dati raccolti dai droni come i Predator che mi sono molto familiari da quando svolgevo il mio vecchio lavoro di direttore della CIA”, ha aggiunto. “Mentre Panetta parlava – annota il cronista di Stars and Stripes, il quotidiano delle forze armate statunitensi – i caccia decollavano e un Predator armato dell’aeronautica militare, con volo leggiadro, eseguiva un circolo in aria e poi proseguiva diritto. Dietro il segretario c’era uno dei tre sofisticati aerei spia senza pilota Global Hawk schierati a Sigonella, che hanno fornito l’osservazione su tutta la Libia da un’elevata altitudine”. Sono già tre dunque i falchi globali ospitati in Sicilia e presto ne arriveranno altri due di US Air Force, quattro-cinque di US Navy e quelli di ultima generazione della Nato.
“La missione militare in Libia sta volgendo al termine”, ha annunciato il comandante di USAFRICOM, Carter Ham. “Quando la Nato deciderà di ritirarsi sarà necessario trasferire, senza soluzione di continuità, il controllo delle operazioni aeree e marittime al comando di Africom. Perlomeno inizialmente, una parte della copertura della sorveglianza militare dovrà restare attiva. Ci saranno alcune missioni che bisognerà sostenere per qualche tempo, non fosse altro per assicurare al governo provvisorio la sicurezza delle frontiere sino a quando non sarà in grado di farlo da solo”. Il generale Ham non ha dubbi: il controllo della regione, la “ricerca dei nascondigli di armi” e la “prevenzione del trasferimento di materiale bellico” dalla Libia ai paesi confinanti, dovranno essere garantiti ancora dagli aerei senza pilota schierati a Sigonella.
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