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“No a Berlusconi e no all’Europa delle banche, scendiamo di nuovo in lotta”

“Ancora una volta un governo impresentabile, con un Presidente del Consiglio ridicolo e squalificato, apre la via ai diktat della dittatura finanziaria” sostiene Giorgio Cremaschi. “Diciamo di no a Berlusconi.. Ma diciamo no con altrettanta forza alle misure che i due principali governi di destra europei, quello francese e quello tedesco, insieme al potere autoritario della finanza e delle banche, vogliono imporre in Italia, così come hanno fatto in Grecia. Diciamo no al taglio delle pensioni, nuova brutale aggressione ai diritti sociali del mondo del lavoro. Diciamo no ai licenziamenti ancor più facili, alla flessibilità selvaggia, alle privatizzazioni, che contraddicono, tra l’altro, la decisione democratica del referendum.

Bisogna di nuovo scendere in piazza e avere chiaro che tutti i movimenti di lotta, dai lavoratori ai cittadini indignati, agli studenti, ai movimenti ambientali, hanno oggi due avversari. Da un lato il governo in carica, dall’altro il governo unico delle banche e della finanza che ha commissariato il governo Berlusconi e che vuole imporre le sue decisioni al nostro paese. Non c’è alcuna unità nazionale accettabile per tagliare le pensioni e i diritti dei lavoratori.
Bisogna mettere in discussione la schiavitù del debito e chiarire che nessuno può pagare oggi i tassi di usura del debito pubblico per salvare le banche. Occorre una svolta radicale nelle scelte di politica economica e sociale e bisogna mettere in discussione i patti e le regole che hanno portato al disastro quest’Europa governata dalla finanza. Per questo in tutta Italia va rilanciata la lotta per la difesa del lavoro e dello stato sociale.
Bisogna dire di no alla schiavitù del debito.

“Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, mentre decidono di stanziare i primi 108 miliardi di euro per ricapitalizzare quelle stesse banche che hanno prodotto la crisi, ridono di Berlusconi e umiliano l’Italia in una giornata, quella di ieri 23 ottobre, che sarà ricordata come un’altra tappa della fine della sovranità del popolo italiano, sacrificato sull’altare dell’Europa delle banche e della finanza” afferma l’Usb in una nota diffusa oggi.

Tutto ciò ha ben poco a che vedere con la credibilità politica e personale di Berlusconi, ormai prossima allo zero, che ha aggravato una situazione le cui responsabilità non sono però esclusivamente di questo governo e di questa maggioranza.

Di fronte all’acuirsi della crisi e all’attacco indiscriminato allo stato sociale, alle condizioni dei lavoratori, ai loro salari, ai diritti ed ai livelli occupazionali, alle pensioni ed al patrimonio dello stato depauperato attraverso privatizzazioni e liberalizzazioni, la finanza internazionale, per bocca di Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel, indica perentoriamente per l’Italia la stessa ricetta che ha portato la Grecia alla bancarotta.

Nessuno si cura dei paradossi di questo paese, del fatto che il 10% degli italiani possiede un patrimonio pari ad oltre tre volte l’intero deficit statale, che in piena crisi i milionari in Italia sono 180.000 e nel 2009 sono aumentati del 10% rispetto all’anno precedente e che l’evasione fiscale si è fatta sistema economico e di consenso politico.

L’Unione Sindacale di Base è convinta che il governo Berlusconi abbia aggravato gli effetti della crisi in Italia e per questo se ne debba andare, ma soprattutto che i mercati mondiali e la grande speculazione abbiano ormai preso di mira l’Italia, come prima è accaduto alla Grecia, per perpetuare la ricerca continua e famelica di profitti.

Per fare questo si continuano a colpire i cittadini, i lavoratori, i precari, i disoccupati ed i pensionati con misure sempre più pesanti che stanno rendendo la vita sempre più inaccettabile per milioni di persone e che non avranno alcun effetto economico positivo se non quello – voluto – di far aumentare gli interessi sul debito italiano ed ingrossare così i profitti dei grandi gruppi economici e finanziari.

Dopo lo sciopero del 6 settembre e la manifestazione del 15 ottobre USB continua le mobilitazioni contro il pagamento del debito e per non far ricadere ulteriormente la crisi sulle fasce della popolazione che già subiscono pesantemente questa situazione: il tempo di altre azioni di lotta sindacale è ormai arrivato.

“Cari Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ridete pure di Berlusconi e fate di lui ciò che volete, ma noi non vogliamo continuare a far ridere i vostri banchieri” conclude categorica l’Usb.

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