Il discorso con cui Mario Monti ha illustrato il suo programma di governo, nell’aula del Senato, è stato come ovvio un capolavoro di genericità. La Borsa di Milano chiude comunque in negativo: -1,43%.
Disegnato con cura per non dispiacere troppo a nessuno dei presenti. Ma non reticente. In mancanza di un articolato con punti specifici, dettagliati in modo inequivocabile, proveremo ad analizzare il suo ragionamento seguendo la sintesi fattane dal sole 24 Ore. Come giornale di Confindustria, crediamo, dovrebbe aver inteso bene e meglio di altri cosa c’è di concreto sotto la ragnatela delle parole
Intanto, il testo completo del resoconto del Senato
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Monti, tre pilastri: rigore, crescita, equità. «Così interverremo su Ici, pensioni, lavoro»
Rigore di bilancio, crescita ed equità: sono questi i tre pilastri di azione del governo Monti, come ha spiegato il premier parlando al Senato. «Desidero ringraziare il presidente Napolitano anche per il costante sostegno ai miei sforzi per comporre un governo che potesse soddisfare le richieste delle forze politiche e dare risposte efficaci alle sfide che il Paese ha davanti a sé», aveva esordito poco prima, con a destra il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e a sinistra il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata.
Redazione. I professori sanno usare le parole forse meglio dei pubblicitari di Publitalia. Ma tenere insieme “rigore, crescita ed equità” è impresa degna di passare alla storia. Le prime due sono in genere in contraddizione esplicita, a meno che non ci si trovi “naturalmente” in un periodo di grande sviluppo economico (tipo il “boom” dei primi anni ’60 o la Cina degli ultimi 20 anni); quando fare “rigore” sui conti è relativamente facile, ma non frequentissimo. Pure, la scommessa di questo o di qualsiasi altro governo europeo – in ambiente capitalistico – sarà per i prossimi anni esattamente questa: tagliare la spesa pubblica e allo stesso tempo “stimolare la crescita”. Mission impossible, lo diciamo prima, e accettiamo scommesse. L'”equità”, invece, è concetto sfuggente, quando si parla di economia; e soprattutto quando ci sono in ballo “sacrifici”. Togliere 100 euro a chi ne guadagna 1.000 non potrà mai equivalere a toglierne 2.000 a chi ha un milione. E l’aria che tira, per ora, sembra proprio questa..
E anche se nel suo governo non ci sono esponenti del Parlamento, Monti sottolinea che «il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di governo. Al Parlamento vanno riconosciute dignità, credibilità, autorevolezza. Da parte mia vi sarà sempre chiara difesa del ruolo delle Camere quali protagoniste del pubblico dibattito». «Il Governo riconosce di essere nato per risolvere una situazione di seria emergenza. È un governo di impegno nazionale».
Red. Anche qui, primo virgolettato è in contraddizione col secondo. Questo è un governo a sovranità zero. Il “rispetto per il Parlamento” è poco più di un omaggio formale, dovuto ameno mentre si chiede – si pretende – che votino la fiducia.
I tecnici per rilanciare il rapporto fra cittadini e politica
«Un tecnico non viene ad asserire la sua priorità tecnica sulla politica, al contrario, spero che il mio governo e io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire con rispetto e umiltà a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica», ha aggiunto Monti. «L’Europa sta vivendo i giorni più difficili dal secondo dopoguerra», dice citando i padri del progetto europeo, soprattutto De Gasperi.
Red. Qui invece c’è verità. La “tecnica” è al servizio di una “politica”. Soltanto che questa politica non è determinata dalla mediazione “dal basso”, in Parlamento, tra classi sociali e partiti che le rappresentano; ma “ordinata” dall’empireo della finanza globale, delle istituzioni economiche sovranazionali, dall’Unione europea. il riferimento a De Gasperi, in questo quadro, è assolutamente pertinente. Non solo o non tanto per la straripante presenza cattolica nella squadra dei ministri, quanto per lo “scudo” reale che anche De Gasperi poteva vantare: l’Europa in ricostruzione e gli Stati Uniti. Cambia il “nemico” da tenere sotto schiaffo: invece del proletariato guidato dal Pci – purtroppo per Super-Mario – gli tocca un “blocco sociale” in decomposizione, fetente e avido, ma assolutamente privo di “senso di responsabilità nazionale”.
Dobbiamo restare al centro dell’Europa
«La gestione della crisi ha sofferto della mancanza di governance. Solo se eviteremo che qualcuno ci consideri l’anello debole dell’Europa potremo ricominciare a contribuire all’elaborazione delle riforme europee. Altrimenti ci ritroveremo soci di un progetto ideato da Paesi che hanno a cuore anche i loro interessi nazionali, fra i quali non c’è necessariamente un’Italia forte». «Le prossime settimane, pertanto, saranno cruciali. Non vediamo i vincoli europei come un’imposizione – ha proseguito Monti – Non c’è un “loro” e un “noi”: l’Europa siamo noi».
Red. Lo scenario è disegnato con precisione. professorale, stavamo per scrivere. La posta in gioco è chiara: o “si rientra” nel circuito decisionale europeo facendo leva sui “vincoli” disegnati nei trattati (peraltro in procinto di essere cambiati già dal Consiglio europeo del prossimo dicembre), oppure “subiremo” le scelte inevitabilmente più “nazionalistiche”, ovvero senza che gli interessi italiani vengano tenuti in conto – che altri stati prenderanno congiuntamente nei nostri confronti. Per amore e ambizione, dunque, o per forza e con molto più dolore.
Il lavoro del nostro governo fornirà gli strumenti ai governi che verranno dopo di noi
In seguito, Monti è entrato più in dettaglio nei punti chiave del suo programma, lasciando comunque ai singoli ministri, una volta ottenuta la fiducia, l’esposizione delle linee di intervento nelle commissioni. Innanzitutto, vista l’importanza delle autonomie speciali, Monti ha dichiarato di aver assunto le competenze agli Affari Regionali. E qui uno dei primi obiettivi è «usare al meglio i fondi strutturali europei».
Un governo che però non pretende di dare soluzioni a tutti i problemi dell’Italia, ma solo di «impostare il lavoro per i governi che verranno dopo di noi», suddividendo i provvedimenti fra strumenti per uscire dall’emergenza e strumenti per l’ammodernamento del Paese.
Red. La Lega Nord deve morire, la sua stagione va chiusa come una follia durata anche troppo in un paese senza centro e senza regole. Chiaro anche il segui. “prepariamo la strada a chi verrà dopo di noi”. Chiunque sia, perché i “vincoli economici e comunitari saranno – dopo questa “ristrutturazione” – assolutamente cogenti e inestirpabili. Se non con rivoluzioni o disastri…
Costi della politica e Ici, lavoreremo a misure aggiuntive rispetto a quelle del governo Berlusconi
Daremo «piena attuazione alle misure» varate questa estate, completandole con le misure contenute nella lettera inviata in Europa e «valuteremo ulteriori correttivi», ha spiegato Monti, partendo dal sistema pensionistico, giudicato «non equo, caratterizzato da disparità e privilegi», la lotta all’evasione fiscale, la reintroduzione dell’Ici. Tra le riforme chiave quelle del lavoro, a proposito della quale il neo presidente del Consiglio ha precisato che non toccherà i contratti in essere. E sul fronte del taglio dei costi della politica, a fronte dei sacrifici necessari per tutti gli italiani, «saranno ineludibili interventi per contenere i costi delle cariche elettive», che dovranno contribuire a questo sforzo usando il criterio della «sobrietà. Ci si dovrà allineare alle best practices europee». Monti ha annunciato che provvederà anche ad una spending review del fondo unico della presidenza del Consiglio.
Red. E’ qui il cuore di tenebra del programma. Tutto quel che hanno fatto Berlusconi, ma soprattutto Sacconi, verrà “conservato e sviluppato”. Ossia aggravato. Le pensioni saranno toccate ancora una volta, e la nomina di Elsa Fornero indica la direzione: aumento dell’età pensionabile in tempi brevi, estensione a tutti del “metodo retributivo” per il calcolo dell’assegno pensionistico (eliminando così la quota residua di quanti nel 1996, al tempo della “riforma Dini”, avevano già 18 anni di contributi), che ovviamente ne abbasserà l’importo. Per dare l’impressione dell'”equità” verranno ridotti “costi della politica”, a partire dalle provincie (con legge ordinaria, ha sottolineato, il che significa ridurne il numero; per eliminarle tutte occorre una legge e una maggioranza costituzionale).
La riforma del lavoro, dal fisco agli ammortizzatori sociali
«Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono eccessivamente tutelati ed altri privi di tutele e assicurazioni». Pertanto, dice Monti, va ridotto il peso fiscale del lavoro e modificare i rapporti di lavoro, «ma senza toccare quelli già in essere». Si lavorerà anche «sulla riforma sistematica degli ammortizzatori sociali», perché «siamo in crisi, ma non metteremo i lavoratori in angoscia». La pressione fiscale, invece, va aumentata su consumi e proprietà.
Red. I contratti di lavoro privilegiati saranno quelli aziendali, dunque. L’art. 18 sarà eliminato, in qualche forma soft, ma tale da consentire alle aziende di licenziare individui sgraditi (sindacalisti conflittuali, portatori di handicap, “inidonei” per stress da lavoro, ecc). La riduzione del “dualismo” nel mercato del lavoro significa – nel linguaggio di Ichino & co. – licenziabilità per chi ha un contratto a tempo indeterminato e riduzione delle forme (e della durata) di contratto precario. Con una riforma degli ammortizzatori sociali che possa coprire per breve tempo – e con pochi soldi – entrambe le figure.
Il capitolo fisco: lotta all’evasione per abbattere le aliquote
«La lotta all’evasione fiscale e all’illegalità non serviranno solo per aumentare il gettito ma anche per abbattere le aliquote. Una lotta vera servirà per ridurre in maniera incisiva il peso per i contribuenti», ha detto Monti, per il quale «coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva finanziata da una crescita del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico».
Per combattere l’evasione, pertanto, si farà particolare «attenzione alle ricchezza accumulata e non solo ai redditi prodotti». Su questo fronte bisognerà «abbassare la soglia del contante e favorire l’uso della moneta elettronica».
Red. La riforma fiscale, invece, è delineata solo per principi: meno prelievo in busta paga (anche come contributi previdenziali?) e meno tasse per le imprese, più tasse sui consumi e le proprietà (a partire da quella immobiliare, definita “un’anomalia”;; quindi un accenno poco velato alla patrimoniale). Detta così, impossibile fare previsioni. Questi principi informano le politiche fiscali di tutta Europa, con distribuzione dei carichi – tra lavoro, imprese, consumi – assai diversi da paese a paese. La lotta all’evasione, invece, se finalmente condotta in modo “militare”, potrebbe dare gettiti inaspettati. E’ uno dei capitoli più temuti dal blocco sociale berlusconiano, quindi quello degli “evasori” sarà uno degli scogli su cui – in parlamento – rischia di sbattere il “governo degli invasori”.
I giovani e le donne priorità del governo
Donne e giovani sono «due risorse sprecate» per la crescita del Paese, secondo il presidente del consiglio, per il quale è fondamentale «assicurare dapprima l’inserimento e quindi la permanenza delle donne nel mondo lavorativo» anche con misure precise. È necessario affrontare questioni come la «condivisione della responsabilità della maternità o della paternità» e «studiare una tassazione preferenziale per le donne». Per quanto riguarda i giovani, ha rimarcato Monti, «bisogna investire sui talenti ed eliminare i vincoli che non ne valorizzano le capacità individuali, e impediscono di sfruttare le proprie possibilità, indipendentemente dalla situazione di partenza». Monti ha posto anche grande enfasi sulla «mobilità sociale e geografica» in ambito italiano ed europeo.
Red. Qui in generico raggiunge livelli tali da non consentire commenti.
Il nostro successo dipenderà da un ristabilito dialogo sulle scelte di fondo
Una «risposta forte e decisa per la crescita, il pareggio di bilancio, l’equa distribuzione dei sacrifici». Mario Monti sa che questo è il suo compito, sul quale riesce anche a scherzare: «Il tentativo è difficilissimo, sennò ho il sospetto che non mi troverei qui oggi…». Aggiunge il premier nel suo intervento in Senato: «I margini di successo sono tanto più ridotti dopo tanti anni di scontro nella politica nazionale», ma «se sapremo cogliere questa opportunità, ristabilendo un dialogo su scelte di fondo, potremo riscattare il Paese e ristabilire la fiducia nelle sue istituzioni».
Red. Chiusura invece chiarissima. Serve “coesione” sul piano sociale, quindi “responsabilità” da parte dei sindacati. E “condivisione” da parte della melma parlamentare che deve votarlo. La quale andrà convinta che ormai la storia ha operato una svolta: dal bipartitismo al partito unico. Se c’è un solo dio, insomma, perché mai dovrebbero esistere due interpretazioni?
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Galapagos
Sicuramente una riforma fiscale è necessaria. Non a caso il presidente del consiglio ha parlato della necessità di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro dipendente e sulle imprese, aumentandola, invece, sui consumi e sugli immobili. Insomma, tassando di più il momento della spesa (probabilmente più pesantemente per i beni di lusso) e i beni immobili che sfuggono più difficilmente all’occhio del fisco. Alleggerire la pressione fiscale sui «produttori» può, nel breve periodo portare a un aumento della competitività per le imprese e, cosa più importante, può alleggerire le tensioni sindacali (di fatto l’aumento dei salari arriverebbe dallo stato) e essere la premessa per «riforme» del mercato del lavoro. Insomma, in linea di massima. potrebbe essere un provvedimento non negativo. Ma veniamo alle risorse. Su questo punto, le cose si complicano e Monti si è dovuto arrampicare sugli specchi per non contrariare l’azionista di maggioranza parlamentare – Berlusconi – che non vuole che il governo reintroduca l’Ici abolita totalmente sulle prime case appena arrivato al governo nel 2008. Anche se c’è da dire che quell’Ici, nella tassazione voluta da Prodi, veniva pagata solo dal 20% dei proprietari, ma solo quelli con case di lusso.
Ma Monti – almeno interpretando le sue parole – sembra pronto a varare una patrimoniale sugli immobili, anche se la parola «patrimoniale» nel suo intervento non è stata mai pronunciata. Ha tuttavia sostenuto che la tassazione sugli immobili in Italia è una anomalia rispetto all’Europa. Anomalia, in quanto straodinariamente bassa sia per le aliquote, ma anche sul valore (la rendita catastale che in generale è di circa il 70% inferiore al valore di mercato) sulle quali viene calcolata l’Ici e l’Irpef. Una soluzione, quindi, – ma Monti non l’ha spiegata – potrebbe essere trovata aumentando di un 30-40 per cento le rendite catastali che in ogni caso rimarrebbero inferiori del 50% del valore di mercato. Basterebbe questa rivalutazione per far affluire, dall’Ici sulle seconde, case parecchi miliardi di euro. Evidente, però che in questo modo ogni casa pagherebbe la sua imposta. La proposta alternativa sarebbe quella di una patrimoniale, anche non pesante che però colpisca tutte insieme le varie case possedute da una singola persona. In questo caso, anche la prima casa potrebbe rientrare nel patrimonio tassato. Monti, invece, non ha neppure accennato alla possibilità di una patrimoniale che colpisca oltre ai beni immobili, anche i mobili.
E non ha neppure parlato di «ricchezza». O meglio, ha detto unicamente che c’è la necessità di un «monitoraggio» della ricchezza. E questo perché dietro grandi ricchezze ci potrebbe essere evasione fiscale. Già ora il fisco può verificare se i dati sulle denunce dei redditi sono compatibili con la ricchezza posseduta, ma i risultati non sono eclatanti. E, a proposito di lotta all’evasione fiscale, l’unico provvedimento accennato è di dare una stretta sulla tracciabilità dei pagamenti, allargando l’uso della moneta elettronica. Visco l’aveva fatto, ma nel 2008 il duo Berlsconi-Tremonti cambiò le regole con grande gioia degli evasori. Ma questo Monti non l’ha detto.
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Le schede di approfondimento de Il Sole 24 Ore
Pensioni_contributivo_e_anzianit_tra_le_linee_guida.doc12 KB18/11/2011, 07:28
Per_le_liberalizzazioni_una_ricetta_in_cinque_punti.doc11.5 KB18/11/2011, 07:29
Fisco_pi_tasse_su_consumi_e_patrimoni_meno_su_lavoratori_e_imprese.doc13.5 KB18/11/2011, 07:30
Federalismo_torner_lIci.doc12.5 KB18/11/2011, 07:30
Infrastrutture_incentivare_i_capitali_privati.doc12.5 KB18/11/2011, 07:31
Scuola_e_universit_test_Invalsi_e_interventi_mirati.doc12 KB18/11/2011, 07:31
Professioni_riordino_attuando_la_legge_di_stabilit.doc12.5 KB18/11/2011, 07:32
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