Non è stata banale la relazione di Paolo Ferrero, all’apertura del Congresso nazionale del PRC in corso a Napoli. Il segretario di Rifondazione ha tentato di ridisegnare l’impianto analitico del suo partito alla luce delle modificazioni intervenute con il varo del governo Monti e all’indomani del ciclone finanziario che da questa estate sta scuotendo l’Europa e le sue diversificate istituzioni.
Ascoltando il lungo intervento di Ferrero, alla Mostra d’Oltremare di Napoli, abbiamo avuto la percezione che il segretario del PRC operasse una sorta di rimodulazione del documento congressuale presentato nei mesi scorsi il quale – alla verifica dei fatti – specie nei capitoli attinenti la proposta politica di fase si è rivelato fuori tema e/o completamente inadeguato.
A tale proposito riteniamo che non si tratti, unicamente, di evidenziare che la caduta del governo Berlusconi rende completamente superata tutta la costruzione del presunto/fantomatico fronte democratico.
Si tratta invece, secondo noi, di prendere atto che la crisi economica e politica in corso mostra, con maggiore chiarezza del passato, i caratteri del ritardo strutturale della borghesia italiana nel gorgo della competizione globale internazionale e nei processi di costruzione dell’Unione Europea.
Da tale presa d’atto consegue la necessità, per una soggettività comunista attiva, di delineare una proposta politica coerentemente alternativa non solo alle “destre” ma al complesso dei poteri forti del capitale che – come la vicenda del governo Monti dimostra – trovano alimento anche in parti consistenti di quelle forze ed interessi sociali suscettibili di coinvolgimento in immaginifici fronti democratici.
Da questo punto di vista, le parole di Paolo Ferrero sono state inequivocabili circa la netta contrarietà al governo Monti e l’urgenza di definire, fin dal prossimo varo dei primi provvedimenti in materia di risanamento dei conti, una diffusa mobilitazione sociale prevedendo la costruzione di uno Sciopero Generale e di una Manifestazione nazionale contro il governo.
Questo positivo passaggio politico è stato accompagnato da una lucida demistificazione teorica e culturale dei principali dispositivi filosofici e culturali attinenti alcune categorie (…la sacralità del mercato, l’inevitabilità del dominio..) che, come conseguenza di una politica collaborazionista di disarmo ideologico e politico dei ceti subalterni – ascrivibile non solo al berlusconismo, ma anche ad una sinistra senza più anima di classe – sembrano divenute normale senso comune anche nel mondo del lavoro e nella sinistra.
E’ stata questa la parte della relazione che ci è sembrata più intrigante anche perché allude, concretamente, alla prospettiva dell’attualizzazione del comunismo e della battaglia per la trasformazione radicale della società. Un fronte di lotta vivo su cui – come Rete dei Comunisti – tentiamo, da anni, di fornire un contributo analitico di qualità incardinato, però, ad una funzione espansiva di lotta e di organizzazione nei movimenti sociali e nel conflitto metropolitano.
Certo – alla fine della relazione – ci domandavamo se le sedimentazioni istituzionalistiche, le abitudini al sottogoverno, al sottopotere e se una logica di piccolo cabotaggio verso il politicismo ancora molto presenti nel corpo del Prc potranno convivere con alcune delle prospettive interessanti esposte da Ferrero in questo inizio di Congresso.
Non azzardiamo previsioni su questo versante, specie dopo la disastrosa parabola del bertinottismo, ma – come è nostra attitudine – ci confronteremo, senza spocchia alcuna e con un atteggiamento unitario, con i compagni del PRC nelle prossime mobilitazioni auspicando che, a fronte dell’oggettiva accelerazione della fase politica, in Italia e non solo, prevarranno, finalmente, la disponibilità alla lotta e ad un più saldo profilo autonomo ed indipendente.
* delegato della Rete dei Comunisti al congresso del Prc
sull’apertura del congresso del Prc vedi anche:
https://www.contropiano.org/it/news-politica/item/5155-oggi-si-apre-il-congresso-del-prc
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Rosario Cercola – tesserato PRC – delegato sindacale USB – Napoli
Condivido la larga parte dell’intervento. La necessità di aprire una fase nuova “a sinistra” impone attenzione a tutte le elaborazioni teoriche e a tutte le proproste pratiche. “Senza spocchia” per dirla con Michele Franco. Senza pretese da primi della classe e senza velleitarismi egemonici. Per stare a quest’ultimo punto rammento a tutti noi che Lenin quando lanciò la famosa parola d’ordine «Tutto il potere ai Soviet» non si preoccupò di verificare se i bolscevichi fossero o meno maggioranza in quegli organismi. Anzi, essi erano quasi ovunque in minoranza. A testimonianza della maturità e dell’acume politici nell’aver intuito il potenziale enorme della spontaneità delle masse rivoluzionarie russe che andavano costrunedo gli orgami del proprio potere politico.