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“Riforme”. Ammortizzatori per ora intoccabili

L’unica cosa, certa, per ora, è che l’idea di Elsa fornero – abolire tutte le forme di cassa integrazione tranne quella ordinaria (per le crisi temporanee) per sostituirle con un’indennità di disoccupazione per cui però non ci sono soldi: «La riforma degli ammortizzatori sociali la faremo con i soldi che abbiamo», avrebbe detto il ministro al tavolo di consultazione –  sarà rinviata a fine 2013. Lo chiedeva del resto soprattutto Confindustria, che ha in mano un quadro realistico del numero delle imprese che stanno andando in crisi (vera o simulata, è tutto da stabilire caso per caso). Ossia al prossimo governo, dopo le elezioni politiche della primavera dello stesso anno. Interessante sapere che il prossimo governo (senza ovviamente sapere chi vincerà le elezioni e potrà formarlo) ha già un punto fermo di programma: la riforma degli ammortizzatori sociali.

Intanto sono stati fissati i prossimi appuntamenti. Giovedì prossimo e poi giovedì 1° marzo, con al centro il tema della flessibilità. In “entrata” o in uscita” (ossia l’art. 18)? Non è detto.
Intanto viene diramata una “nuova idea” del governo: una sorta di «assicurazione» contro la disoccupazione involontaria. Di fatto lavoratori e imprese (come ora per la cassa integrazione ordinaria e straordinaria) dovranno “contribuire” contro il rischio di perdita del posto di lavoro. Dovrà essere rafforzato così, ha spiegato il ministro Fornero, il sussidio di disoccupazione. Tradotto: se lo volete, pagatevelo.
Persino la disponibilissima Camusso è stata costretta ad eccepire: «Quello delle risorse – secondo quanto riferito – è un problema essenziale. Se vogliamo costruire un sistema di ammortizzatori sociali universale servono risorse».

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