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Teme i No Tav, Caselli rinuncia a presentare il suo libro

Per timore di possibili contestazioni da parte del movimento No Tav, la casa editrice Melampo editore ha annunciato all’ultimo momento che «le presentazioni del libro “Assalto alla Giustizia” con il procuratore Gian Carlo Caselli in programma oggi sono state annullate. Erano due gli appuntamenti in programma: alle 18 alla libreria Feltrinelli Duomo di Milano e alle 21 a Cormano. «La decisione – si legge nella nota di Melampo – è stata dettata, a tutela di tutti, dalla consapevolezza che si sarebbe potuto mettere facilmente in seria difficoltà sia il luogo dove le presentazioni si sarebbero svolte, sia il pubblico e i relatori». Tra i relatori era prevista la partecipazione del sostituto procuratore della Repubblica di Milano Armando Spataro e del presidente onorario dell’associazione ‘Libera’ Nando dalla Chiesa (che forse farebbe meglio a scegliersi interlocutori meno invisi). L’associazione Libera in un comunicato prende le difese del procuratore di Torino, artefice della maxi-inchiesta che ha portato alla maxiretata contro decine di attivisti no Tav, in tutta Italia, dello scorso 26 di gennaio, molti dei quali ancora in carcere. «Nel corso dei giorni precedenti – rende noto l’associazione Libera in un comunicato – si sono moltiplicati i segnali di insofferenza e di contestazione all’indirizzo del procuratore di Torino come presunta risposta agli arresti di alcuni componenti del movimento No Tav. Ovviamente non possiamo entrare nel merito dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria e, pur rispettando la legittimità della critica, di ogni critica, condanniamo fermamente le modalità antidemocratiche che ultimamente hanno assunto le condotte di contestazione dell’operato del procuratore Caselli». 

Non erano annunciati momenti specifici di contestazione nei confronti dei due appuntamenti annullati dalla casa editrice. Su vari siti di movimento e sui social network però, alcuni attivisti No Tav avevano fatto appello a dimostrare al procuratore l’opposizione alla criminalizzazione di chi è schierato contro l’alta velocità in Val di Susa. «A Milano – scrive ad esempio su Indymedia un post anonimo – sarà presente Giancarlo Caselli, il magistrato direttamente responsabile degli arresti dei nostri compagni e amici No Tav. Andiamo ad esprimergli il nostro punto di vista a proposito di ‘assalti’ e di ‘giustizia’». 
Proprio oggi il movimento No Tav ha ribadito l’importanza della manifestazione nazionale che si svolgerà sabato 25 febbraio, con l’adesione anche dei sindaci della Comunità Montana Valli di Susa e Sangone. Un corteo «pacifico» e «a volto scoperto» ha detto Sandro Plano, presidente della Comunità. Il corteo, che partirà dalla stazione di Bussoleno alle 14, si prevede molto partecipato dopo le riuscite manifestazioni che il movimento No Tav sta realizzando non solo in Piemonte ma anche in altre città e regioni a supporto della liberazione degli attivisti arrestati a fine gennaio. Alberto Perino, uno dei portavoce del movimento, ha assicurato: “saremo tantissimi”.

Intanto sono state diffuse oggi le pretestuose valutazioni che hanno portato il tribunale del riesame a confermare la carcerazione per Luca Cientanni, 38 anni, e Giorgio Rossetto, 50 anni, due degli attivisti del movimento No Tav arrestati per ordine della procura di Torino lo scorso 26 gennaio. Secondo i magistrati i due avrebbero «una spiccata propensione a trasgredire comandi normativamente imposti e le prescrizioni dell’autorità, con serio pericolo che i medesimi, ove sottoposti a regime coercitivo di minor rigore, violino gli obblighi e le prescrizioni ad esso inerenti e adottino iniziative di natura francamente sediziosa, della stessa natura di quelle che hanno presieduto alla perpetrazione delle condotte delittuose per cui si procede». Lo scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza che aveva negato un alleggerimento del provvedimento cautelare disposto dal gip Federica Bompieri che invece aveva concesso gli arresti domiciliari a Federico Guido, 49 anni, e Zeno Rocca, 21 anni. Secondo il Tribunale del riesame, il carcere, per Cientanni e Rossetto, è «il minimo presidio idoneo a fronteggiare le consistenti e impellenti esigenze cautelari» dovute non solo alle «condotte delittuose» e ai «profili di pericolosità» dei due indagati, ma soprattutto alla «refrattarietà mostrata da entrambi rispetto alle pregresse esperienze giudiziarie in cui risultano entrambi essere stati coinvolti anche in epoca recente».

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