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Valerio vive!

La storia è molto conosciuta. E’ stata mantenuta in vita da una madre inarrestabile, dai suoi compagni di vita e di lotta, da un movimento ondivago che troppo spesso dimentica i propri caduti, anche quelli più innocenti. Lasciandoli morire una seconda volta e per sempre, davvero.

Chiunque abbia attraversato un movimento di lotta vero sa che quell’afflato collettivo, per quanto temporaneo nell’intensità più alta, è uno spirito vivo e vero. In quel momento si è disposti a molto, e a perdere molto, perché si sta e si vive solo collettivamente. Da solo, lo sappiamo, ognuno di noi vale poco. Stare nel cuore di tanti altri è il modo di continuare a vivere qualsiasi cosa ci accada. E può accadere. All’improvviso anche in tempi di pace relativa. Come a Carlo, o a Dax.

Quelli di Valerio non erano tempi di pace. Quanti oggi provano a riscriverne la storia politica per inserirlo in molto più banale contesto all’acqua di rose,  sfiorano l’ignominia. Pensiamo a Sel di Roma, per esempio: “Era tra i protagonisti di quella straordinaria stagione politica che era riuscita in un’impresa assai complicata, quella di costruire l’unità di diversi settori sociali, per la conquista dei bisogni, del pane e delle ‘rose’. Non si trattava certo di un movimento animato da ribellismo giovanilistico, né espressione violenta di una insofferenza populista. La diffusione delle lotte faceva paura, la ribellione concretizzava quello che nel decennio precedente, dal 1968 in poi, era stato seminato”.

Valerio è morto combattendo, da solo e a mani nude contro tre fascisti armati. In casa sua. Questa è la semplice verità dei fatti.

E il fascismo Valerio l’aveva combattutto in concreto, con i volantini e le foto, la raccolta di notizie e le botte. Era finito in carcere, a 18 anni, per questo. “Stralciare” questa parte della sua identità sarebbe un’infamia, un fargli violenza facendo finta di ricordarlo.

Un libro, lo scorso anno, ha fatto riaprire le indagini. Che ora sembrano di nuovo ferme, addirittura dopo una riuscita “prova del Dna” sugli occhiali persi da uno degli assassini. E la storia delle indagini, su questo o altri omicidi ai danni dei compagni, meriterebbe uno studio a parte. Ragioni di classe, certamente, per i tanti insabbiamenti. Ragioni politiche, ma anche di casta. Come quel giudice Alibrandi piantato da Andreotti nel cuore della Procuradi Roma per curare gli interessi del regime democristiano. E che, trovandosi in una posizione di potere, lo usava tutto e di più per coprire le imprese dei nascenti Nar. Tra cui suo figlio.

Ecco, in questa Italia di guerra e violenza ha vissuto Valerio. Scegliendo da che parte stare e prendendo con infinita serietà il proprio posto nel conflitto.

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Valerio vive, la rivolta continua

Mercoledì, 22 Febbraio 2012 dalle ore 16.00

ore 16.00, in via Monte Bianco, un fiore per Valerio Verbano

ore 17.00, corteo cittadino, con partenza da via Monte Bianco
ore 22.00 Reggae Against Fascism – Dipartimento di Igiene Città Universitaria La Sapienza

Organizza: I compagni e le compagne di Valerio

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