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Un favore a Silvio? Renzi smentisce confermando

L’odor di truffa è stato talmente forte che persino il suo giornale personale, Repubblica, ha dovuto gridare allo scandalo. Leggendo e compulsando il linguaggio involuto dei decreti legge, infatti, gli esperti hanno scoperto nel decreto attuativo della delega fiscale la presenza di un articolo (il 19 bis) che – in appena quattro righe – prevede l’esclusione della punibilità “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato”.

Inevitabilmente ci si è dovuti chiedere quale fosse mai l’identikit dei destinatari di una simile concessione. Forse i pensionati che sbagliano i calcoli su detrazioni e deduzioni nel 730? No, perché un errore su piccole cifre come queste supera quasi sempre il 3%  “del reddito imponibile dichiarato” (peraltro non occultabile, come può capitare agli imprenditori). Forse ai lavoratori precari e ai “licenziandi” della pubblica amministrazione? Nemmeno, per lo stesso motivo. Chi ha un reddito basso e sbaglia la dichiarazione va oltre quel limite con molta facilità.

Quindi la norma è stata pensata per quanti hanno redditi elevati o elevatissimi. Ma chi sarà mai quel riccastro che evade – e viene pure beccato – per un importo al di sotto del 3%? In Italia un solo nome balza subito alla mente (anche se gli evasori sono certamente molti di più e per importi spesso inauditi): Silvio Berlusconi. Proprio lui, infatti, ha subito una condanna definitiva, con il processo Mediaset, per evasione fiscale. La cifra evasa e accertata è stata del 2% inferiore al dovuto. Quindi – in linea teorica, perché la stratificazione legislativa in materia è infinita – il Caimano avrebbe potuto avvalersi di questo codicillo facendo cancellare la condanna “detentiva” (ormai quasi scontata, anche se in modalità da ridere) dal proprio certificato penale. Risultato? Avrebbe potuto ritornare giudiziariamente “vergine” e quindi “candidabile” alle prossime elezioni, perché con la condanna sarebbe sparita anche l’incandidabilità per cinque anni comminata in sentenza tra le “pene accessorie”.

Preso in flagrante, Renzi ha reagito mediaticamente con un’arrampicata sugli specchi degna di Dynamo. Ha negato di saperne niente, non ha indicato un responsabile per l’introduzione del codicillo “ad personam” (non dovrebbe essere difficile individuarlo: chi ha steso il testo e lo ha controfirmato, da qualche parte, c’è scritto), e si è precipitato a dire che il testo sarà ridiscusso in un altro consiglio dei ministri.

Tutto a posto? Niente affatto. Nell’intervista che le tv Mediaset (!) gli hanno immediatamente fatto non ha affatto detto che la norma verrà cancellata. Anzi, ha promesso che verrà ripresentata dopo l’elezione del presidente della Repubblica. Per la precisione citiamo dall’Ansa: “Ci fermiamo, non c’è inciucio. Se qualcuno immagina che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c’è problema: ci fermiamo. La norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l’elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone”.

E’ chiaro? Prima si elegge il nuovo presidente, insieme a Berlusconi, come previsto dal “patto del Nazareno” (anche se Renzi nega ne faccia parte, mentre i berlusconiani dicono di sì), e poi si manderà di nuovo il testo all’esame dell’aula. Nessuna cancellazione. Solo un rinvio. Il risultato vero – l’eliminazione della condanna e dunque la candidabilità di Berlusconi prima dei quattro anni residui di pena accessoria – sarà raggiunto comunque. Perché, evidentemente, fa parte integrante dello scambio che viene negato.

Sottolineiamo il fatto perché ci sembra un esempio clamoroso della tecnica retorica renziana, tutta incentrata sul generare nel pubblico l’impressione del “cambiamento” quando invece si restaurano poteri centenari. E’ stato così anche con il jobs act – accuratamente ricoperto di chiacchiere sul “dare diritti a chi non li ha” – che ha eliminato quaranta anni di riconoscimento dei diritti dei lavoratori. La frasetta con cui sia Renzi che i suoi ministri occultano sistematicamente il merito dei provvedimenti che prendono è stata ripetuta ossessivamente anche in questa occasione: “Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all’interesse di tutti i cittadini”. Purché stiano al di sotto del 3%…

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1 Commento


  • walter

    chi mi aiuta a capire in che modo l’elezione del nuovo presidente della repubblica (sicuramente tema oggetto del patto con il bandito di arcore) potrebbe cambiare il significato e l’effetto pro domo sua (dello stesso bandito di arcore) di un codicillo che anch’esso ha tutta l’aria di far parte del patto con il bandito di arcore? io nn riesco a vederne nessuno, salvo prendere tempo – la pena scade fra circa quattro anni e nn sono previste elezioni a breve, per cui mese più, mese meno… – e tranqullizzare lo stesso bandito.
    a meno che… ma certo! “amici silvio, finiscila di dire chi vuoi sul colle. se fai salire colui che deve salire la tua condanna svanirà come d’accordo, altrimenti…”
    si, si, così acquista un senso logico.

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