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L’assillo di Repubblica: perfezionare l’invasione

Implacabile, il partito di Repubblica – il gruppo editoriale L’Espresso-DeBenedetti – piazza il suo progetto come “sentimento del paese”. Lo fa ricorrendo (proprio come Berlusconi) a dei sondaggi fatti in casa, tramite i fedeli analisti di Ipr.

Il problema politico è chiaro: come rendere “stabile” l’assetto realizzato con un micro-golpe istituzionale?

La situazione attuale, per i grandi gruppi nazionali e multinazionali, è invidiabile. Hanno un “loro” governo, sostanzialmente privo di opposizione parlamentare e legittimato dal “consenso dei sondaggi” (in realtà; della grande stampa padronale) ad agire in qualsiasi modo per soffocare l’opposizione sociale. Comprensibile dunque che si pongano l’obiettivo di perpetuare questo “momento magico”, rendendolo “istituzionale”. E chi se ne frega se l’idea messa in campo – il “partito dei tecnici” – è un ossimoro da matita blu.

L’operazione è fetida, ma da non sottovalutare. E a poco serve ricordare che – saremmo tentati di dire “per fortuna” – tutte le “grandi pensate” di Repubblica sul piano politico si siano poi rivelate sempre delle castronerie senza storia (ricordiamo, in piccola parte, il lungo elenco di “colpi di fulmine”: Craxi, De Mita, Mario Segni, Rutelli… l’unico degno di valutazione seria resta Romano Prodi). Questo gruppo politico-editoriale ha dapprima svuotato il campo delle idee in area “democratica”, riducendo “ i valori” a un insieme confuso e arido di precetti legalitari, che poteva passare per liberal solo perché prendeva di mira il peggiore di tutti: Berlusconi.

Ora l’obiettivo è esposto con quasi suicida chiarezza: realizzare un nuovo assetto politico fondato sull’assenza di problemi “politici” (vengono tutti ridotti a “semplici” problemi tecnici) e su base plebiscitaria. Idee, visioni e programmi, zero. Quelli verranno dalla troika, sola interprete autorizzata delle necessità “tecnoche” del capitalismo presente. Si tratta di perfezionare “l’invasione” iniziata cone il paracadutaggio di Monti a palazzo Chigi.

Voglia di un partito dei tecnici
boom di consensi e più gente al voto

Secondo la rilevazione di Ipr Marketing per Repubblica.it la nuova aggregazione affiancherebbe il Pd al 22%, rubando voti a Bersani, al Pdl, al Terzo Polo e anche a Di Pietro. In crescita anche la gente che andrebbe a votare

di MATTEO TONELLI

ROMA -Auspicio, timore o illusione che sia, la suggestione che da un governo tecnico si passi ad un partito dei tecnici è sul tavolo della politica. Non a caso oltre per le cose fatte oggi, di Monti e di alcuni suoi ministri, si parla per quello che potrebbero fare domani. Ovvero dopo il 2013, a legislatura ultimata. Monti, però, è stato chiaro: “La mia esperienza politica finirà allora”. Una chiusura che non ha impedito che le voci intorno ad un ipotetico attivismo politicio di alcuni suoi ministri, Passera e Riccardi in primis, si siano rincorse. E puntualmente smentite dai diretti interessati. Adesso, un sondaggio realizzato da Ipr Marketin per Repubblica.it, fotografa il grande successo che avrebbe un cosidetto “partito dei tecnici”. Una simile aggregazione, infatti, raccoglierebbe il 22 per cento dei consensi. Provocando un vero e proprio terremoto elettorale. A farne le spese sarebbe i due maggiori partiti italiani che sostengono l’esecutivo Monti: Pd e Pdl.

Il partito di Bersani, che attualmente i sondaggi danno saldamente in testa ai consensi, vedrebbe un calo del 6% e dovrebbe dividere la prima piazza proprio con il “partito dei tecnici”. Vanno male le cose anche per il Pdl,m che perderebbe 5 punti e arriverebbe al 17%. Segno meno anche per il Terzo Polo. L’Udc scenderebbe dall’8 al 4%, Fli dal3,5% al 2%, l’Api praticamente sparirebbe. Ma il segno meno riguarderebbe praticamente tutti. Anche chi, come l’Idv, di questo governo è oppositore. Di Pietro e i suoi, infatti, si ritroverebbero dal 7 al 5%, mentre Sel di Nichi Vendola resterebbe saldamente ancorea al 7%.

L’altro aspetto che colpisce riguarda la mobilitazione elettorale. In tempi di sfiducia verso i partiti e di disaffezione elettorale, il semplice ingresso sulla scena dei tecnici avrebbe l’effeto di riportare al voto tanta gente: stando al sondaggio, infatti, gli indecisi e coloro i quali dichiarano di non votare passerebbero dal 47 al 33%.

Fino a qui i dati. Ben più complicata è l’analisi politica di un fenomeno di cui si fa fatica a scorgere i confini. Anzitutto perché un partito “tecnico” che si presenta alle elezioni diventa immediatamente politico. Con, vista la disaffezione verso i partiti, immediate ricadute di appeal sul grado di consenso. Poi perché un agire “tecnico” appare funzionale in un momento di emergenza come quello attuale, con i partiti piazzati quasi ai margini. Una condizione che appare improbabile possa realizzarsi in condizioni di “normalità” politica ed economica. E allora chissà che non accada che qualche singolo “tecnico” tenti l’avventura politica.

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