Sulle dinamiche di tale giornata di mobilitazione e rinviamo a quanto scritto su Contropiano nei giorni scorsi.
Vogliamo richiamare, ora, l’attenzione sulle modalità con cui si sta configurando la già prevista azione repressiva della Questura e della Procura della Repubblica.
Tutta la gestione mediatica effettuata – a Napoli come altrove – della mattinata di proteste è stata infarcita dai soliti luoghi comuni tendenti ad assimilare tale tipo di manifestazione ad una presunta dimensione ideologica e propagandistica e non invece alle immanenti e pesanti condizioni di vita in cui vengono fatte precipitare le persone che impattano, a vario modo, con questi criminali dispositivi di autentica grassazione ed usura.
Inoltre – come se non bastasse – i media, tranne qualche rara eccezione, hanno strumentalmente accostato la protesta napoletana ad alcuni episodi avvenuti di notte ed in forma anonima i quali – come è politicamente evidente – non hanno nulla da spartire con la dimensione di massa, pubblica e conflittuale di cui è portatrice l’iniziativa di mobilitazione napoletana di venerdì 11.
Stona, quindi, il teorema accusatorio che la Questura napoletana sta montando, in queste ore, e su cui sarebbe sbagliato tacere, o peggio sottovalutare, anche in vista dell’oggettivo aggravamento di tutti i fattori di crisi economica i quali produrranno, inevitabilmente, un aumento dell’indignazione sociale e della rabbia in tutti i segmenti della società.
PIOVONO PIETRE
L’operato dell’ apparato statuale non si sta limitando alla semplice persecuzione giudiziaria o alla consuetudine delle teste fracassate sotto i colpi dei manganelli ma sta costruendo una soglia penale e processuale più avanzata con l’esplicito e dichiarato obiettivo di schiacciare qualsivoglia espressione organizzata del dissenso e del conflitto sociale.
Ancora una volta – come testimoniano gli articoli de “la Repubblica, de “il Mattino” e le dichiarazioni di Questore e Prefetto – la trama accusatoria prevede l’esistenza di una regiaocculta delle proteste che quotidianamente attraversano l’area metropolitana partenopea.
Una regia composta da vecchi militanti del sindacalismo di base (…chi scrive ricorda che anche il Questore di Napoli è un vecchio poliziotto che agisce da decenni a Napoli..), militanti di alcuni centri sociali, collettivi studenteschi ed aderenti ai movimenti dei senza lavoro organizzati.
Questo sodalizio criminale (per usare l’abituale lessico questurino mutuato acriticamente dai nostrani pennivendoli della carta stampata) sarebbe in funzione per far artatamente lievitare l’insorgenza sociale approfittando delle conseguenze della crisi allo scopo di “minare le misure per la crescita varate dal governo Monti”.
A questo proposito, da circa due anni, è stato istituito, presso la Procura della Repubblica, uno speciale pool di giudici i quali sono impegnati nella costruzione di un teorema accusatorio che vorrebbe dimostrare l’esistenza di questa Spectre, in salsa napoletana, del conflitto metropolitano. Una forma di conduzione delle indagini e di costruzione del processo penale anche attraverso una anomala forma di avocazione presso i loro uffici di competenza di tutte le inchieste riguardanti i reati ascrivibili alle lotte sociali.
Tutta la produzione di questo pool (diretto dal Magistrato Giovanni Melillo) si è materializzata in richieste di assegnazione di misure di sorveglianza speciale per alcuni attivisti sociali e in tentativi, spesso alcuni smaccatamente volgari, di richiedere al Tribunale in sede di giudizio varie forme di aggravanti verso operai, disoccupati e compagni vari incocciati nelle centinaia di inchieste aperte dalla Procura partenopea.
Non è un caso, quindi, che anche nell’attuale snodo politico e sociale rappresentato dall’iniziativa contro Equitalia, la quale – come è noto anche alle istituzioni ed alla Questura – non è stata una forma estemporanea del conflitto ma si articolerà, già a partire nei prossimi giorni, in una vera e propria campagna di massa contro questo iniquo e differenziante sistema di tassazione e di rastrellamento della ricchezza sociale, si sia messo in moto il refrain repressivo con tutto il corollario di questioni autoritarie ed antidemocratiche.
LIBERTA’ DI LOTTA E DI ORGANIZZAZIONE.
A tale proposito sono veramente ridicole le dichiarazioni della Ministra degli Interni la quale dichiara la possibilità di utilizzare l’esercito per difendere le sedi di Equitalia. Non senza sfiorare il ridicolo questa grigia vestale dello stato dovrebbe sapere che anche chi – come noi – contesta Equitalia non dimentica che la questione fiscale, al pari di tutto l’arco delle contraddizioni sociali, è una questione di classe.
Ci battiamo perché paghi non a mai pagato. Ci battiamo per far pagare le tasse al capitale, ai grandi affaristi e agli speculatori.
Vogliamo sia colpito chi distrae enormi ricchezze a scapito dei lavoratori i quali, invece, subiscono la tassazione alla fonte dei loro salari e stipendi oltre alle variegate forme di tassazione indiretta a cui sono coattivamente sottoposti.
Lottiamo, infine, affinché si cambi per davvero contro ogni operazione trasformistica.
Ci interessa chiudere Equitalia ma non ci accontenteremo della sua nominalistica cancellazione se dovesse essere artatamente sostituita da una qualsivoglia azienda e/o ente la quale, magari riducendo di solo qualche punto il tasso d’interesse praticato, si muovesse nel solco della stessa linea di condotta di Equitalia, dell’Agenzia delle Entrate e di tutta l’attuale organizzazione su cui regge la vigente ed odiosa impalcatura fiscale.
Il nostro orizzonte programmatico possibile è quello di respingere ogni attacco ai già miseri salari e stipendi e di non pagare il costo di un debito che non abbiamo provocato.
Vogliamo difendere le nostre prime case, dopo che ci avete costrette all’acquisto attraverso il combinato disposto mutuo/banche, perché avete negato fitti decenti e avete preferito far arricchire la rendita immobiliare e speculativa. Vogliamo, infine, una sanatoria, per i redditi bassi, per tutte le imposte pregresse non pagate e che gravano come una mannaia sul nostro futuro e sulle nostre vite.
Anche per questo lanciamo un allarme democratico contro ogni tentativo di reprimere e delegittimare la nostra protesta la quale resta il migliore antidoto civile contro ogni deriva disperata e per impedire ogni tragica soluzione individualistica.
Nel contempo, però, invitiamo alla difesa politica e legale di tutti gli attivisti colpiti dalla repressione preservando – in tutta la società – la libertà di lotta e di organizzazione la quale, mai come ora, in questo scorcio dell’agenda politica italiana, è seriamente in pericolo dall’ incidere della portata dell’offensiva dei poteri forti, del padronato e del governo.
*Rete dei Comunisti
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