Tranne poche eccezioni – Contropiano compreso – i grandi media hanno scoperto la marcia antiabortista che ha sfilato ieri nel centro della capitale a cose fatte, giusto in tempo per mandare lunghi e dettagliati servizi su praticamente tutti i telegiornali. Della annunciata partecipazione alla marcia per la vita – giunta alla seconda edizione dopo quella assai meno riuscita dell’anno scorso a Desenzano – di alcuni esponenti del PD non se ne è saputo più nulla. Poco spazio è stato concesso alle femministe che sono andate in piazza, con striscioni, cartelli e volantini, a svelare l’ipocrisia di chi sfila per la vita che non esiste ancora – a favore di telecamera, naturalmente – ma è sempre in prima fila nel tentativo di rovinare quella di chi esiste veramente e lotta per rimanere vivo. Donne in particolare. Vi forniamo di seguito una interessante rassegna stampa, tra cronaca e commento.
“Marcia per la vita”, Alemanno in prima fila al corteo antiabortista
di Ambra Murè – Paese Sera
Una donna che abortisce non è meglio di Riina. “Parliamo tanto male della mafia, ma i mafiosi che fanno? Anche loro uccidono chi gli dà fastidio”. Tra un “Ave Maria” e un “Padre Nostro”, questo è un pensiero, tra i tanti, raccolto alla Marcia per la vita. Nel giorno della festa della mamma, i pro life sono accorsi a migliaia a Roma. Dal Colosseo a Castel Sant’Angelo l’hanno ripetuto forte e chiaro: “L’aborto non è un diritto. È un delitto”. Ergo: le donne che interrompono la gravidanza sono delle assassine. Nella migliore delle ipotesi delle “vittime di Satana”, come azzarda un signore vicentino che ha appena finito di leggere l’ultimo best seller dell’esorcista Padre Amorth.
“Abortire la 194” è l’unico obiettivo. Da perseguire senza cedimenti. “Perché – come spiega Pierluigi del Centro culturale Lepanto – le Leggi dello Stato non sempre sono conformi ai principi naturali”. E chi non è d’accordo, rivela sicuro un simpatizzante di Militia Christi, “evidentemente non ha idea di cosa si tratta”. Ecco di cosa di tratta: una croce bianca, macchiata di sangue, “il sangue dei 5 milioni di innocenti uccisi con la complicità dello Stato”. “È per mio figlio che sono qui”, spiega Mariapia. I “deliri delle femministe” le fanno orrore, perché “non è certo abortendo che una donna si autodetermina”. La suora accanto a lei approva e benedice cotanta prova di rettitudine con un sorriso complice. Tra le tante “vittime di Stato”, una ragazza ricorda anche Eluana Englaro: sul suo cartello, in diverse lingue, ha scritto che Eluana voleva e doveva vivere.
Tutto si svolge come da programma. Il serpentone si snoda lungo il centro della città santa del cattolicesimo. Tra la folla si scorgono le bandiere di Militia Christi e Forza Nuova. Magdi Allam, Maurizio Gasparri (Pdl) e Paola Binetti (ex Pd, ora Udc). E poi, in prima fila con la fascia tricolore, il sindaco della Capitale Gianni Alemanno, accompagnato dalla sua delegata per le Pari Opportunità Lavinia Mennuni. Non hanno avuto dunque alcun effetto le polemiche dei giorni precedenti. Nessuna rettifica. Nessun passo indietro. Alemanno è andato diritto per la sua strada: più degli attacchi dell’opposizione, più dell’indignazione delle femministe, più degli appelli della Cgil (“il Campidoglio ritiri il patrocinio”), in lui è risuonato il richiamo della vita: “questa manifestazione, che è nata dal basso, senza alcuna sponsorizzazione politica, è veramente l’espressione di una domanda di vita. Noi siamo per i valori della vita. E a tutti quelli che si sono risentiti diciamo: cercate almeno di applicare tutta la legge 194, anche le parti legate alla prevenzione, che invece troppo facilmente viene dimenticata”.
Qualche metro dietro di lui, il coordinatore regionale di Forza Nuova, Gianguido Saletnich, difende la scelta del primo cittadino: “una persona non dovrebbe mai nascondere le proprie idee, anche se riveste ruoli istituzionali”. Lui è ovviamente soddisfatto che il Comune di Roma abbia deciso di appoggiare apertamente questa marcia. Anche se “Alemanno non brilla certo per coerenza. Quando ne ha avuto l’opportunità, non mi risulta che abbia mai fatto nulla di concreto contro l’aborto”. Mica come Forza Nuova, che “ha inserito la difesa della vita nel primo punto del nostro manifesto”.
L’organizzazione in compenso è perfetta. Bandiere, cartelloni, microfoni e megafoni. Un efficiente servizio d’ordine. E decine di ragazze lungo le ali del corteo per raccogliere donazioni a sostegno della vita. Ma non è tutto oro quello che luccica. “Anti-abortiste? Macché, noi siamo pagate per stare qui”, rivelano a Paese Sera due studentesse fuorisede, reclutate alla causa pro life tramite il portale InfoJobs. “Abbiamo visto questo annuncio. Sapevamo solo che si trattava di un lavoretto nel settore no profit. Abbiamo mandato il nostro curriculum e siamo state immediatamente contattate”. Eccole quindi qui, un po’ svogliate sotto il sole cocente, a reggere una scatola di cartone quasi vuota: “Noi non siamo molto motivate, ma ci sono ragazze che stanno raccogliendo un mucchio di soldi. Ho visto io stessa un signore donare 50 euro”. Mentre a loro, a fine mattinata, resteranno solo 37 euro. E un’esperienza da raccontare agli amici.
Ancora sull’affitto delle ‘attiviste antiabortiste’, sempre di Ambra Murè.
Non c’erano solo gli anti-abortisti alla marcia per la vita. Mischiati in mezzo a loro, come rivelato da Paese Sera, anche giovanissimi “fundraiser”. O “dialogatori”, come vengono elegantemente chiamati nel settore del no profit i ragazzi reclutati al solo scopo di raccogliere fondi. Anche le cause più nobili, si sa, hanno bisogno di un sostegno economico. E dal sacro al profano il passo è breve, specialmente se hai vent’anni e cerchi un modo per arrotondare la “paghetta” mensile che ti passano i tuoi. “Abbiamo visto questo annuncio su InfoJobs – hanno raccontato due studentesse fuori sede incontrate a via dei Fori imperiali – Sapevamo solo che si trattava di un lavoretto nel settore no profit. Abbiamo mandato il nostro curriculum e siamo state immediatamente contattate”. Quattro ore in piedi sotto un sole cocente per “37 euro”.
È stato pubblicato il 4 maggio, ma si trova ancora on line, inserito sul portale più frequentato dai disoccupati italiani: InfoJobs. Eccolo l’annuncio col quale sono state reclutate le due ragazze (e, presumibilmente, non solo loro): “La filiale di Roma Anagnina dell’agenzia per il lavoro Orienta spa cerca, per associazione cattolica no profit, dialogatori per raccolta fondi da effettuare in occasione della marcia per la vita che si svolgerà nella mattina (orientativamente 9-13) del giorno 13-05-2012, che partirà da Colosseo per arrivare a Castel Sant’Angelo”. Un lavoretto semplice, ma comunque non adatto a tutti. Si richiedono infatti: “interesse per le tematiche umanitarie e no- profit, spiccate capacità comunicative, predisposizione al rapporto con il pubblico e al lavoro in team, determinazione e puntualità”. Il tutto per “35-40 euro netti”. “Ah, ecco – ironizza qualcuno su Twitter – la marcia era contro la disoccupazione giovanile”.
Roma, ieri marcia anti-abortista contro legge 194 (dal sito dell’Uaar)
Si è svolta ieri mattina a Roma la manifestazione, animata da integralisti cattolici ed estrema destra, contro l’aborto. Una ‘marcia per la vita’ col patrocinio del Comune che punta esplicitamente all’abolizione della legge 194, con un attacco diretto ai diritti fondamentali delle donne. Presenti migliaia di persone, tra cui diversi prelati e religiosi, sacerdoti e suore, nonché scout e medici obiettori. Si segnalano anche alcuni buddhisti ed evangelici. Nell’armamentario dei manifestanti, cose come una sobria croce con feti di plastica attaccati, manifesti con Gesù e la Madonna e in cui si afferma che la vita “inizia col concepimento”, uno striscione che definisce la legge 194 “sterminio di Stato”.
Anche diversi politici e parlamentari, tra cui in prima fila il sindaco di Roma Gianni Alemanno (Pdl) con tanto di fascia tricolore. Presenti l’eurodeputato Magdi Cristiano Allam, i senatori Stefano De Lillo e Maurizio Gasparri, gli onorevoli Paola Binetti e Sandro Oliveri. Alla fine Maria Pia Garavaglia (Pd) ha preferito dare forfaitdopo aver annunciato l’adesione, per la presenza di movimenti come Forza Nuova e Militia Christi.
Tra gli slogan scanditi, in molte occasioni le donne che scelgono l’interruzione di gravidanza e che sostengono il diritto all’autodeterminazione venivano etichettate come “assassine”. Il sindaco Alemanno ha glissato così: “Queste sono affermazioni che appartengono agli organizzatori, io sono qui soltanto a dire che noi siamo per i valori della vita”. Si segnalano comunque proteste di gruppi di femministe e attivisti laici, che dal giorno precedente hanno diffuso volantini ed esposto cartelli. Quando il corteo è arrivato domenica all’altezza di Castel Sant’Angelo, vicino al Vaticano, ha incontrato una contro-manifestazione. E gli anti-abortisti hanno risposto agli slogan col solito epiteto di “assassini”.
Un corteo, quello di ieri, preoccupante espressione di un clima pesante che punta a criminalizzare le donne e a limitarne gli spazi di libertà. Con il rinnovato slancio degli anti-abortisti e la convergenza di forze politiche, associazioni integraliste e gerarchie religiose. E dove manca un adeguato e organizzato argine laico. Proprio in questi anni gli obiettori hanno ormai ottenuto il controllo quasi totale degli ospedali e l’efficacia della legge 194 viene quindi svuotata, tagliando i fondi ai consultori. O, come sta accadendo proprio nel Lazio, si prospetta una legge promossa dalla consigliera cattolica Olimpia Tarzia che di fatto apre i consultori agli attivisti pro-life (o meglio, no-choice).
A questo punto, il disegno degli anti-abortisti è quasi compiuto e l’Italia rischia di tornare indietro di almeno trent’anni. Dopo il recente sostegno bipartisan alla mozione che sostiene l’obiezione di coscienza dei medici, manca solo una proposta – magari avanzata dal partito di Alemanno che tanto si dice a favore della vita – per la definitiva abolizione della legge sull’interruzione di gravidanza.
Legge che rimane, nonostante la martellante propaganda clericale, una conquista e che ha permesso di diminuire nettamente gli aborti. La relazione annuale al Parlamento sull’applicazione della 194 conferma infatti il trend del calo. E di come invece aumentino in quelle situazioni di marginalizzazione sociale e scarsa consapevolezza, specie tra le donne immigrate.
Integralismo cattolico e neofascisti in marcia su Roma
di Maria Mantello (MicroMega 14 maggio 2012)
Sono calati su Roma il giorno della festa della mamma, per riportare le donne al ruolo di donna fattrice, facendo così di una funzione fisiologica straordinaria, l’essere madre, un burqa mentale di ancilla Domini nell’accettazione della vita “dono indisponibile di Dio”, come proclama il programma di questa manifestazione promossa dal cattolicissimo “movimento per la vita”.
L’attacco è diretto all’autodeterminazione delle donne. Alla legge 194/1978 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza. Ma non solo, perché quell’indisponibilità della vita-dono-divino (idea rispettabilissima, se chi crede in essa non pretende che sia legge di Stato) è un affondo contro il diritto umano ad essere padroni ciascuno della propria vita.
Contro questo diritto, i pro-vita hanno marciato su Roma. Per riportare, come dichiarano nel programma, la “società smarrita” all’Ordine cattolico e invitando “alla mobilitazione i cattolici e gli uomini di buona volontà”.
Davvero una bella compagnia di uomini di buona volontà, che secondo il miglior integralismo cattolico la croce la vogliano gettare sugli altri, invece di prenderla solo su di sé (e se lo vogliono) come pur insegna la dottrina a cui dicono d’ispirarsi.
Scontate le sigle che si rifanno a Cristo, all’Immacolata, ai Santi. Interessanti (o forse interessate?) quelle dei camici bianchi cattolici (medici, infermieri, psicologi, psichiatri), che la croce la gettano sulle donne col boicottaggio della 194 negli ospedali pubblici. Non mancano neppure i farmacisti cattolici, a cui il papa nell’ottobre del 2007 si era rivolto direttamente perché diventassero una sorta di persuasori da banco per dissuadere il cliente dall’acquisto degli anticoncezionali. «Il farmacista – recitava l’appello di Benedetto XVI – deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità perché la vita umana sia difesa dal concepimento alla morte naturale».
Non ebbe gli effetti auspicati, anche perché non è scontato il nesso tra carrierismo farmaceutico e fede cattolica, al contrario di quanto purtroppo sembra accadere per i medici obiettori, che per altro, come ogni tanto si scopre dalla cronaca nera, accade che gli aborti li pratichino nelle segrete e costose stanze di centri privati.
Ma quello che conta è la buona volontà nella bella compagnia integralista di questa marcia su cui aleggiano esaltazioni sacrificali, come quella proposta dall’associazione Catholic.net che l’8 maggio lanciava lo spirito della marcia con questo eccellente esempio di coppia pro-vita: «Chiara e Enrico, una coppia di sposi romani, hanno testimoniato stamani a Benedetto XVI cosa significa appartenere alla generazione Wojtyła. Sono cresciuti in parrocchia e con una spiritualità francescana. Hanno scelto di dare la vita a due bambini nonostante le analisi prenatali avessero diagnosticato malattie incurabili. Così hanno accolto Maria, affetta da anencefalia, e l’hanno accompagnata nei suoi trenta minuti di vita. Con lo stesso spirito di fede hanno accolto anche Davide, privo delle gambe e con malformazioni viscerali, standogli accanto nelle poche ore della sua esistenza terrena».
Una bella compagnia della buona volontà in marcia all’insegna dell’obbedienza e dell’osservanza nel miglior spirito tridentino. Ecco allora spiccare l’adesione dei Legionari di Cristo… E che importa se proprio tanto buon esempio nella cura della vita di giovani e giovanissimi non sembrerebbero darla per via di quegli abusi sessuali che non paiono esaurirsi nel fondatore, il fu Marcial Maciel!
Una compagnia di volenterosi a cui non manca l’adesione della Fondazione Lepanto, che sogna il ritorno alla teocratica ed ha nostalgia dell’ultimo papa re Pio IX. Il papa del Sillabo e delle condanne a morte di chi della vita aveva un’idea difforme dalla sua … e per giunta – come Monti e Tognetti – voleva pure Roma annessa all’Italia!
Volenterosi tra cui inquietano le sigle di Militia Christi e di Forza Nuova che certo non spiccano per spirito democratico. Ma forse questa marcia più che di vita odora di aspersorio clerico-fascista.
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