Ieri a Torino si è svolto un corteo di protesta per i massacri perpetrati nella striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano. Anche nel capoluogo piemontese continua a farsi sentire una voce di sdegno e di protesta contro l’apartheid che lo stato sionista mantiene con il beneplacito della comunità internazionale, e gli attacchi a sangue freddo che la popolazione palestinese subisce in questi giorni dall’esercito israeliano.
Il corteo ha inoltre rilanciato la protesta contro la partenza del Giro d’Italia di quest’anno da Israele, e in particolare da Gerusalemme, città riconosciuta recentemente da Trump come capitale dello Stato di Israele in sfregio al popolo palestinese.
Partito da Porta Nuova, il corteo ha attraversato via Lagrange passando davanti alla Rinascente e al Museo Egizio fino ad arrivare, passando per un’affollatissima piazza Castello, davanti alla sede della Rai. Qui, dopo alcuni interventi, un numero della Gazzetta dello Sport è stato simbolicamente dato alle fiamme per denunciare la complicità della testata sponsor e co-organizzatrice dell’evento.
I partecipanti al corteo si sono poi riuniti in assemblea per programmare le prossime contestazioni al Giro d’Italia, di fatto complice di questo massacro a cielo aperto, nell’ambito della campagna CambiaGiro.
Con gli interventi delle realtà presenti tra cui BDS, Progetto Palestina, USB e Noi Restiamo, l’assemblea ha affrontato temi politici come l’internazionalismo dei popoli, e ha preso anche decisioni sulle prossime tappe che la campagna sta costruendo in città in vista delle mobilitazioni di maggio.
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