Le elezioni, a seconda del momento, potrebbero mettere la parola fine al cosiddetto governo tecnico già in autunno, oppure a primavera del prossimo anno. Dipende da chi prevarrà nei partiti che lo sostengono, e da come evolverà – o involverà – la situazione economica italiana ed internazionale. Fatto sta che alle elezioni politiche mancano comunque parecchi mesi. Ma questo non impedisce ai partiti, ai giornali e ad alcuni talk show televisivi di commissariare sondaggi a go go. I sondaggi, lo scriviamo spesso, vanno presi con le molle. Però indicano delle tendenze a volte interessanti.
Come quello reso noto ieri dall’Istituto SWG. Che ad esempio mette insieme i partiti che sostengono il governo Monti: tutti assieme PDL, PD, UDC e altri cespugli del cosiddetto Terzo Polo totalizzano appena il 50,5% delle intenzioni di voto, in calo netto rispetto a sondaggi analoghi pubblicati nei mesi scorsi. Prima che il governo dei banchieri e dei professori rivelasse appieno il suo volto brutale.
Disaggregando il dato, l’SWG attribuisce solo il 23,2% al Partito di Bersani, ridimensionando quello che rimane per ora l’unica forza politica di carattere nazionale e con consistente radicamento elettorale e sociale. Al PDL il sondaggio dà il 15,4%, qualcosa in più che in altre rilevazioni ma comunque una catastrofe, uno smottamento. All’UDC di Casini un mediocre 6,7%, alla Lista Pannella – e si perché anche i radicali, che fanno gli gnorri, sostengono il governo dei banchieri – l,6%, al partito di Fini un magro 3,1%.
Ai partiti dell’opposizione parlamentare secondo l’SWG gli italiani darebbero il 6,1% all’Italia dei Valori e il 4,9% alla Lega. Segno che la fiducia degli elettori non si concentra neanche su chi fa opposizione al governo nell’aula di Montecitorio. Insieme appena l’11%.
Poi viene l’interessante capitolo dei partiti non rappresentati attualmente in Parlamento. Interessanti non fosse altro che per il fatto che insieme sommano il 38,5% delle intenzioni di voto, rendendo più che esplicita la mancanza di rappresentanza delle istituzioni elettive e il furto di democrazia e di partecipazione che le varie leggi elettorali hanno realizzato in questi ultimi anni.
Spicca un dato che, per quanto probabilmente trainato dalle campagne mediatiche ostili o ammiccanti delle ultime settimane, rimane comunque incontestabile, l’ascesa del Movimento 5 stelle. Il non-partito di Grillo prenderebbe addirittura il 20,2%, diventando la seconda forza elettorale del paese a un passo dal PD e capace da solo di portare in Parlamento una consistente pattuglia di eletti. A sinistra i risultati sono discreti, ma non eccezionali: 6,1% per SEL, 3,4% per la Federazione della Sinistra (ammesso che vada da sola, gli inchini di Diliberto a Bersani sono indicativi…). A La Destra andrebbe invece il 3,1%, risultato senza infamia e senza lode.
Questi sono gli umori degli italiani, per ora. Tenendo conto che il sondaggio chiarisce che il 24% degli interpellati si è dichiarato ‘indeciso’ mentre il 18,3% ha dichiarato che non voterebbe, oppure inserirebbe nell’urna una scheda nulla o bianca…
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