A poche ore dalla sentenza beffa sulla Diaz è iniziata questa mattina alle 9,30 l’udienza preliminare di quello che si annuncia come un vero e proprio maxiprocesso. Si perché ad essere giudicati nelle aule del tribunale di Torino sono 46 attivisti e manifestanti imputati per la resistenza e le proteste contro l’alta velocità in Val di Susa. Fatti risalenti ad un anno fa, preciso preciso, e che hanno portato in questi mesi ad una serie di detenzioni, ordinanze restrittive e denunce contro diversi settori del movimento No Tav.
Il processo iniziato oggi rappresenta una vetrina senza precedenti, per le autorità che sostengono la lucrosa grande opera, per fornire all’opinione pubblica un’immagine diretta dell’equazione ‘no tav uguale violenza e pericolo’ che finora non ha granché attecchito nell’opinione pubblica italiana nonostante le massicce campagne mediatiche e politiche. Intanto però questa mattina l’udienza nell’aula 2 si è tenuta a porte chiuse, anche se la massiccia presenza di imputati, avvocati ed altri addetti ha abbondantemente debordato al di fuori del palazzo di giustizia.
Nel corso della mattinata sessanta appartenenti alle cosiddette forze dell’ordine, i sindacati di polizia Sap, Siap Ugl, Siulp, Cobar Gdf Piemonte, oltre alla “Italcoge”, una delle aziende che si occupava dei lavori al cantiere e a Ltf, la società mista italo-francese incaricata della realizzazione della linea Torino-Lione, hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile contro gli imputati.
«Punteremo al proscioglimento generale – hanno annunciato invece i legali degli accusati. – Se ci rinvieranno a giudizio ci sarà un grande processo pubblico in cui avremo modo di chiarire le nostre ragioni. Al momento solo un imputato potrebbe optare per l’abbreviato in camera di consiglio e altri due sembrano intenzionati a patteggiare».
A dimostrare la solidarietà dell’intera Val Susa e dell’intero movimento No Tav ai 46
accusati di violenza e lesione a pubblico ufficiale e danneggiamento per gli scontri avvenuti durante le manifestazioni a Chiomonte dell’estate del 2011 sono arrivati centinaia di manifestanti da Torino e da altre località del Piemonte, compresi due pullman dalla Valle. Nonostante la blindatura del tribunale e delle vie adiacenti ad un certo punto il presidio si è trasformato in un blocco dell’ingresso del palazzo di giustizia e anche di un tratto di corso Vittorio Emanuele II, di Via Falcone e dei binari del tram.
Il blocco è andato avanti per quasi quattro ore – tanto è durata l’udienza poi rimandata al prossimo 10 di luglio – tra sventolio di bandiere ed esposizione di striscioni. E tanti slogan, come “Via le truppe dalla Val Susa” e ”Libertà per i No Tav”. Per circa mezzora poi alcuni manifestanti hanno anche battuto con chiavi e altri oggetti contro le cancellate del Tribunale, riproducendo le proteste periodiche contro le reti del fortino-cantiere di Chiomonte.
Intorno alle 13,30 poi i militanti hanno cominciato a smontato i banchetti, a piegare gli striscioni e le bandiere e si sono allontanati. Ci son stati anche dei momenti di tensione quando un gruppo di manifestanti ha tentato di avvicinarsi ad alcuni No Tav ancora in carcere: per evitare il contatto i Celerini hanno spintonato le persone che premevano per salutare gli attivisti detenuti sul retro del Tribunale. Al termine del presidio la Polizia ha pure identificato e poi notificato un foglio di via a una ragazza.
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