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Alcoa. Molto fumo, ma l’arrosto si va spegnendo

Uno spiraglio sottile, ma le celle si spengono
 

Francesco Piccioni
Nelle vicende più terribili c’è sempre almeno un attimo di quiete, in cui sembra che le cose si possano sistemare. Ma se non stati ben attento quell’attimo è traditore: ti ritrovi improvvisamente con la tragedia già avvenuta e non più recuperabile.
Ieri per l’Alcoa è stata una giornata così. Il ministero dello sviluppo, nella persona del sottosegretario Claudio De Vincenti, ha spiegato ai sindacati il contenuto dei colloqui con Glencore, la multinazionale svizzera che ha mostrato un tiepido interesse per subentrare alla multinazionale uscente – la statunitense Alcoa, appunto – nello stabilimento di Portovesme.
Il rappresentante degli svizzeri aveva esposto la posizione della società: prima di avanzare un’offerta articolata, Glencore voleva avere «certezze» in tema di infrastrutture e prezzo dell’energia (la lavorazione dell’alluminio avviene in forni elettrici, dagli alti consumi). Sul primo punto ha provveduto il diretto interessato, presidente della Regione Sardegna, il pidiellino Ugo Cappellacci. Sul nodo energia ha invece risposto il governo, che ha assicurato il mantenimento per tre anni della «super-interrompibilità» già concessa alla Alcoa. Manca ancora il nulla osta da parte della Ue, che risponderà soltanto il 3 ottobre; ma il governo s’è detto «sicuro» che non ci saranno problemi. Dopo i tre anni, è stato garantito una combinazione di due strumenti contrattuali che non rientrano nella sfera dei controlli europei: interrompibilità semplice e interconnector.
Fuori dalle complicazioni tecniche, significa che per altri «sei anni più sei» – al di là delle oscillazioni di prezzo dipendenti dalle situazioni di mercato internazionale – il costo dell’energia elettrica dovrebbe restare entro i 34-35 euro per Megawattore. Come già avveniva con gli americani.
Tutto a posto, dunque? I delegati, come Bruno Usai, e i dirigenti Fiom, come Laura Spezia, non nascondono di essere comunque «preoccupati».
Le cose che non sono dette sui comunicati ufficiali del governo sono molte. Intanto, che il rappresentante di Glencore al tavolo è semplicemente l’amministratore delegato della filiale locale (la Portovesme srl). Il quale ha chiesto una settimana di tempo per conferire con il board centrale, nel cantone di Zu. Non è affatto detto, insomma, che la casa-madre tiri fuori un’offerta da qui a giorni. anche perché, tra le condizioni poste, l’energia elettrica avrebbe dovuto costare soltanto 25 euro per Mw. Si accontenteranno?
La Fiom chiede perciò di spostare la trattativa a palazzo Chigi per dare una svegliata a tutti. Perché intanto, nello smelter di Portovesme, l’Alcoa continua a far spegnere le celle di fusione; che significa ridurre la produttività futura dell’impianto. «Il rischio è che tutto sembri risolto, ci si tranquillizza, ma intanto – a novembre – la fabbrica viene chiusa e non riapre più».

da “il manifesto”

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