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Genova. La primavera mai iniziata di Marco Doria

La candidatura e la successiva elezione a Sindaco di Marco Doria è stata trattata da tutti i giornali come un ulteriore esempio di quella primavera dei sindaci che ha portato alla guida di grandi città uomini di sinistra, spesso in alleanza con il PD (Pisapia a Milano, Zedda a Cagliari), altre volte in coalizioni alternative (De Magistris a Napoli). Giudizio condiviso anche dalla Federazione della Sinistra, che di quella stagione ha tentato di farsi paladina giudicandola un esempio da seguire anche a livello nazionale. Dopo alcuni mesi di governi municipali occorrerà fare qualche bilancio. Da genovese proverò a farlo relativamente alla mia città.

Marco Doria è stato eletto al secondo turno di una tornata elettorale in cui si è toccato il massimo dell’astensionismo cittadino; considerando la percentuale del consenso e moltiplicandola per l’affluenza al ballottaggio, Doria ha ottenuto il mandato da meno del 30% dei votanti. Tutto questo in una città dove storicamente più del 50% degli aventi diritto esprime voti per gli eredi della sinistra storica. Già questo dato ci offre più di una riflessione; se consideriamo anche il numero dei votanti che ha espresso preferenze per il Movimento di Beppe Grillo si capisce come lo spazio per una politica di centrosinistra a Genova abbia subito una notevole contrazione. Vista l’assoluta inconsistenza della destra (divisa tra l’indipendente Musso e il super cattolico Vinai) per pochissimi voti il candidato grillino Putti (in passato molto vicino alla sinistra e attivista sul territorio contro le grandi opere) non è riuscito ad accedere al secondo turno dove probabilmente avrebbe avuto grosse possibilità di emergere.

La candidatura Doria è stata lanciata alle primarie da un nutrito gruppo tra intellettuali, personaggi della cosiddetta società civile e soprattutto ha goduto dall’appoggio militante di Don Andrea Gallo che, più di ogni altro, si è speso in campagna elettorale a suo sostegno. Questi endorsement hanno creato nella fase iniziale del dibattito elettorale un grande entusiasmo in parte legato anche all’indipendenza del candidato. Marco Doria è figlio di Giorgio Doria erede di una delle più importanti famiglie nobiliari genovesi. Nel 1953 il padre fece scandalo allorchè entrò nel PCI sollevando le ire della famiglia. Politicamente vicino a SEL (ma non iscritto) Marco Doria si forma nella FGCI per poi frequentare dopo lo scioglimento del PCI ambienti vicini a Rifondazione per poi defilarsi nel suo ruolo di docente universitario. Ma il vero miracolo sta nell’appoggio che il nuovo sindaco trova tra i dipendenti pubblici che vedono in lui la promessa di un cambiamento nella politica fin lì seguita dalle precedenti giunte di centrosinistra. Ad esempio è molto forte l’appoggio a Doria proveniente dagli autisti del servizio pubblico di trasporto. L’AMT soffre di un buco di bilancio dovuto principalmente a precedenti parziali privatizzazioni, poi fallite miseramente.

La campagna politica di Doria incontra difficoltà. Le questioni dirimenti paiono soprattutto legate al tema della logistica e delle infrastrutture. Da anni si dibatte sulla Gronda (un tratto di autostrada in teoria concepita per alleggerire il traffico cittadino), osteggiata soprattutto nella zona del Ponente genovese da numerosi cittadini e associazioni ambientaliste. L’inutilità e la dannosità dell’opera sono evidentissime e il futuro sindaco sembra esprimere perplessità molto simili ai cittadini. Più complicata la questione del Terzo Valico (tratto ferroviario per merci dal Porto verso il basso Piemonte). Qui il sindaco assume già in campagna elettorale una posizione più sfumata, condizionata anche dall’atteggiamento delle parti sindacali che, pur non entrando direttamente nel dibattito, ne appoggiano la realizzazione. In realtà i comitati contro la TAV genovese e i militanti della sinìstra cittadina smontano pezzo per pezzo tutta l’impalcatura che sta dietro il Terzo Valico. Si pone l’accento sui rischi ambientali, sulla protervia dei costruttori, sui costi spropositati e sulla reale necessità dell’opera. Gruppi di cittadini e militanti assedieranno per settimane in pieno agosto la Valpolcevera e il basso Piemonte per impedire gli espropri dei terreni e delle case.

Incurante di ciò il nuovo sindaco comincia la sua avventura politica confermando l’impegno per la realizzazione del Terzo Valico bloccando così il tentativo di una maggioranza trasversale in consiglio comunale che ne proponeva la moratoria (i voti sommati di Fds, Sel, Movimento 5 stelle e Lista Doria sono in teoria la maggioranza del consiglio). Annuncia la privatizzazione del servizio di trasporto nonostante l’occupazione del consiglio comunale da parte dei dipendenti dell’azienda al grido di “Doria Pinocchio, ci hai tradito”. L’ultimo passo è relativo ad una delibera di maggioranza riguardante la Gronda che il PD impone al sindaco. Ai consiglieri della Lista Doria non rimane che adeguarsi, mentre il sindaco dichiara ai giornali di essere personalmente contrario ma di dover rispettare i giudizi della sua maggioranza. Il PD (per alcuni lo sconfitto delle primarie…) continua a farla da padrone, rappresentando in maniera militare gli interessi dei costruttori e di alcune burocrazie sindacali. Alla sinistra non resta che l’ennesima delusione politica, mentre il 5 stelle la fa da padrone e si avvia ad aumentare i consensi.

Una settimana prima delle primarie il segretario Prc Ferrero disse in una intervista a Genova di considerare le primarie come una televendita di pentole. Ci furono polemiche furibonde culminate in un anatema di Don Gallo. Dopo la vittoria delle primarie di Doria, tutte i pur minimi tentativi di creare una alleanza a sinistra (un appello per “Un sindaco dei lavoratori” riscosse inizialmente un buon sostegno tra molti lavoratori) furono abbandonati. Anche la sinistra radicale si adeguò all’opinione comune o provò semplici operazioni di testimonianza senza successo (candidati di Sinistra Popolare e Pcl raccoglieranno le briciole). Oggi appare evidente che forse l’intervista di Ferrero aveva qualcosa di vero. Ovviamente le parole, quando poi vengono puntualmente smentite dai fatti, non servono a niente.

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