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Bologna. Tecniche di sfratto di un assessorato “finto sociale”

Ci sarebbe da sorridere se non fosse che l’Assessorato al Sociale di Bologna, nella persona di Amelia Frascaroli, gioca come il gatto con il topo con la vita di decine di abitanti della struttura “Residenza Irnerio”.
Sottili sono le forme adottate dall’assessore, ex dirigente Caritas in quota Sel, per gettare in mezzo una strada gente disagiata colpita dalla crisi, nonché dallo sfruttamento lavorativo ed abitativo.
Oggi al loro curriculum possono aggiungere lo sfruttamento da parte “Statale”.

Veniamo ai fatti.
Da anni la Residenza Irnerio presenta enormi problemi strutturali, nel tempo peggiorati a causa della mancanza di manutenzione. Impianti elettrici mal funzionanti, assenza di acqua calda e riscaldamento, infiltrazioni e muffa, sanitari in pessimo stato, materassi pluridecennali, cucine rotte e controsoffitti che crollano.
Ogni inquilino, per questo servizio “da stamberga ” che condivide con altre quattro o cinque persone per camera, deve pagare 196 euro al mese.
Di fronte a questi problemi gli inquilini hanno a suo tempo ottenuto un incontro con il Comune, quando Anna Maria Cancellieri ricopriva l’incarico di Commissario Prefettizio. Nel settembre 2011, con la nuova giunta, l’assessore Frascaroli promise un incontro con gli abitanti e che la struttura sarebbe tornata alla piena funzionalità. Nessuna delle due promesse ha avuto seguito.
Nel frattempo, con l’aggravarsi della crisi economica, molti inquilini non riescono più a pagare l’affitto.
Nonostante il tentativo di confronto, dopo mesi di denuncia e richieste di incontri da parte degli inquillini della Residenza attraverso l’AS.I.A /USB e USB Migranti Bologna, anche per spiegare le situazioni di morosità, il Comune è rimasto silente e intanto ha preparato le lettere di sgombero.
Da sottolineare che il Comune, l’ASP Poveri Vergognosi e il consorzio Indaco sono inadempienti, visto che da anni non viene fornito il servizio  dovuto per contratto. Sono stati stanziati dei fondi senza che venissero poi effettuate le manutenzioni per ripristinare l’abitabilità dello stabile. Quale fine abbiano fatto i soldi stanziati dei cittadini rimane un mistero tutto “italiano”.
Il 18 settembre finalmente l’incontro con i rappresentati degli abitanti, AS.I.A/USB, USB Migranti Bologna e l’assessore Frascaroli, l’ASP poveri Vergognosi e il dipartimento dei Servizi Sociali.
Succo dell’incontro: la residenza Irnerio chiuderà, lasciando più di 60 persone senza soluzioni. In particolare, a 44 persone cui è arrivata la decadenza per morosità, verrà detto di trovarsi ”autonoma sistemazione”. Si tratta di persone con bassi redditi, alcuni con malattie, che difficilmente riusciranno ad accedere al “mercato” della casa.
Di fronte alla propria inadempienza contrattuale il Comune tenta di scaricare la “colpa” della situazione che si è creata sugli inquilini che non pagano.
Il portavoce di AS.I.A /USB, Federico Orlandini, dichiara amaramente che: ” Invece di confrontarsi con la nostra organizzazione e con gli abitanti della residenza su possibili soluzioni e sulle problematiche, l’Assessore ha preso la decisione di sfrattare. Ricordiamo che da più di un anno chiedevamo un incontro per parlare delle condizioni dello stabile, degli affitti troppo alti rispetto ai redditi, della possibilità che fossero direttamente gli inquilini a recuperare lo stabile. L’incontro ci è stato concesso quando le lettere di sfratto erano già state firmate”.
“L’assessore – ha proseguito Orlandini – ha tentato di descrivere lo sgombero come una questione di ‘equità’ e ‘responsabilizzazione’, dicendo che ci sono tante emergenze da risolvere e che nella residenza Irnerio potranno entrare altre persone in futuro. Siamo sinceramente stanchi di questa litania sull’emergenza, in cui vengono proposte operazioni a somma zero, secondo cui per dare soluzioni a 60 persone, se ne devono sfrattare altre 60. E’ questa l’equità di cui parlano. Inoltre, se c’erano le risorse per rimettere lo stabile in condizione, potevano essere utilizzate prima, con gli inquilini ancora dentro. Per quanto riguarda la ‘responsabilizzazione’, chiediamo all’assessore come si può pagare un affitto quando si guadagnano dai 300 ai 600 euro al mese (alcuni inquilini hanno buste paga di 260 euro al mese)”. L’Asia propone una soluzione contro il “muro di gomma” che Frascaroli mette in campo: “Non abbiamo nessuna intenzione di essere complici nell’’accompagnamento all’uscita’; vorrebbe dire un peggioramento delle condizioni di vita delle persone, ci opporremo all’opera di criminalizzazione degli inquilini che il Comune ha tentato di portare avanti. Proponiamo pubblicamente che gli inquilini non vengano sfrattati e che sia data loro la possibilità di costituirsi in associazione per recuperare lo stabile e continuare ad abitarci, andando ad eseguire i lavori che in questi anni il Comune, l’ASP e le Cooperative non hanno fatto. Questa proposta nei prossimi giorni la presenteremo al Comune, sapendo che  sarà una strada difficile perché le decisioni sulla pelle degli inquilini sono state già prese”.
Siamo sicuri che con “biglietti da visita sociali” come questi, l’assesore di Sel (rinominato “Sfratti, Equità e Libertà di cacciare la gente per strada”) farà fare passi da gigante alla formazione vendoliana, alle prossime elezioni.

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